Politica
La controrivoluzione
Nelle stanze dei sindaci – capolinea delle istanze dettate dal vissuto quotidiano – non soffia il vento del nuovismo, quando con questo si alza pure il polverone dell’avventurismo.
Nuovismo e avventurismo. E trasformismo. Tra questi “ismi” c’è la “cifra politica” della tornata amministrativa, pur con le mille sfaccettature – comprese quelle clientelari – proprie di un’elezione locale e anche al netto delle alchimie politiche poco ripetibili in altri contesti.
Insomma, se devo confrontarmi sulla fognatura, se chiedo risposte sulla viabilità, mi affido a esperienze consolidate, a chi ha dimestichezza con la res publica. Così Orlando stravince a Palermo, andando al di là dei simboli di partito, facendosi partito egli stesso, sotto il simbolo di una progettualità capace di coinvolgere altre personalità, altri territori: l’Area vasta che si specchia col Distretto del Sud Est assemblato da Enzo Bianco. Un cliché che oggi si ripete a macchia di leopardo in tutta la Sicilia, da Misterbianco col “solito” Nino Di Guardo fino a Militello dove Giovanni Burtone, ex di tutte le aule parlamentari, decide di riavvolgere la propria storia politica. Non è un elemento inedito – il partito dei sindaci già un mondo fa portò in ministeri chiave lo stesso Bianco e Antonio Bassolino – ma torna con prepotenza in un quadro che appena pochi mesi fa aveva detto tutt’altro, consegnando la capitale all’ imbarazzante Virginia Raggi e cacciando da Torino un amministratore affidabile come Piero Fassino. Questo vento pare calare di forza, mettendo insieme gli errori di Raggi (e Appendino) in uno con le battute d’arresto dei populismi di mezza Europa e magari con le derive crocettiane. Rivoluzione e controrivoluzione praticamente nella stessa stagione politica.
E ora? Ora lo scenario cambia, lo spartito e le orchestre pure. Si vota per i Comuni ma si pensa alle Regionali, era stato unanimemente osservato alla vigilia del voto. Dunque, questi risultati peseranno sulle scelte dei candidati alla Presidenza e mineranno le certezze dei grillini, al di là dei proclami.
L’auspicio è che il dato di domenica faccia comprendere come “il progetto” debba essere anteposto a tutto, anche agli equilibrismi delle coalizioni. Se si vuole aprire le finestre a quest’altro vento e se si vuole recuperare l’attenzione dei giovani, quei neo maggiorenni che posti di fronte alla loro prima scheda elettorale fanno spallucce e vanno via. In fuga da tutto, anche dalla voglia di contribuire alla fondazione di un’altra Sicilia. La loro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA