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LA SENTENZA

La Consulta boccia il ricorso, il sindaco Pogliese rischia una nuova sospensione

La Corte Costituzione ha giudicato «non fondate le questioni di legittimità» sollevate dal Tribunale etneo. Il primo cittadino: «Mi rimetto al giudizio della magistratura»

Di Redazione |

Il sindaco di Catania Salvo Pogliese torna sulla graticola. Un nuovo rischio di sospensione incombe sul primo cittadino etneo dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato «non fondate le questioni di legittimità costituzionale» sollevate dal Tribunale di Catania che aveva posto il quesito alla Consulta in seguito alla condanna di Pogliese a 4 anni e 3 mesi in primo grado per peculato nel processo per le spese passe all'Ars.

Dopo la pronuncia della Consulta, adesso la questione torna a Catania con il Tribunale che dovrà  convocare le parti in udienza per decidere sull’applicabilità della Legge Severino. Pogliese è già rimasto sospeso per un periodo ma non per i 18 mesi previsti dalla legge Severino. Pogliese infatti era tornato al suo posto quando il Tribunale aveva sollevato l'eccezione di costituzionalità davanti alla Consulta perché il ricorso sospendeva l'interdizione.

Ma ora tutto cambia perché come scrive la Consulta «la sospensione in esame non ha natura sanzionatoria, ma è una misura cautelare diretta a evitare che coloro che sono stati condannati anche in via non definitiva per determinati reati gravi o comunque offensivi della pubblica amministrazione – come il peculato, per il quale è stato condannato il ricorrente nel giudizio principale – rivestano cariche elettive, mettendo così in pericolo il buon andamento dell’amministrazione stessa e la sua onorabilità.

Per la Corte Costituzionale la misura della sospensione è adeguata «in una logica che prescinde dalla concreta gravità del reato contestato e dalla pena irrogata, e che si incentra invece sulla finalità cautelare perseguita, che è quella di evitare che la permanenza dell’eletto nell’organo elettivo» pregiudichi il buon andamento della macchina amministrativa.

Non è ancora chiaro quindi se Pogliese dovrà concludere il periodo di sospensione previsto dalla legge Severino o se addirittura l'interdizione debba ripartire dall'inizio. Di certo c'è che la città si ritroverà a breve senza il suo primo cittadino in un momento in cui Catania versa in condizioni di degrado senza precedenti tra emergenza rifiuti, emergenza buche, povertà e traffico sempre più caotico. 

Secondo alcune interpretazioni Pogliese resterà in carica fino alla decisione del Tribunale civile di Catania che se dovesse arrivare dopo il 18 gennaio prossimo sarebbe inefficace perché avrebbe superato i termini della '"sanzione" che scadranno proprio quel giorno. Se dovesse arrivare prima la sospensione durerebbe fino al 18 gennaio 2022. Ma è meglio aspettare la decisione del Tribunale.

LA REAZIONE DI POGLIESE

«Apprendo e accolgo con serenità il pronunciamento della Corte Costituzionale che, di fatto, legittima quella parte della legge "Severino" che il Tribunale di Catania aveva chiesto di esaminare – ha detto Pogliese in una nota -. Anche stavolta per la sua concreta applicazione mi rimetto rispettosamente al giudizio della magistratura ordinaria, visto che fu proprio il Tribunale etneo, esattamente un anno addietro, a reintegrarmi nelle mie funzioni dopo la temporanea sospensione. Continuerò nel frattempo a lavorare svolgendo il ruolo di Sindaco per Catania e nell'interesse dei suoi Cittadini, incarico che con largo consenso sono stato chiamato a ricoprire.  Ritengo, tuttavia, doveroso evidenziare che sulla legge Severino pende già un referendum abrogativo, ritenuto ammissibile dalla Corte di Cassazione, e diversi disegni di legge di modifica sono stati presentati in Parlamento. 

Da ultimo quello del Pd, partito a cui fa riferimento il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che di recente è stato colpito da analogo sproporzionato provvedimento di sospensione, anch’egli a fronte di una sentenza di primo grado. 

Sono certo, nel merito, che la mia condotta limpida e trasparente verrà accertata in ogni sede giudiziaria; ho fatto, lo ribadisco, una scelta d'amore verso la mia città. 

Per questa ragione non sarà una legge profondamente ingiusta, come la ritengono illustri costituzionalisti ed esponenti di ogni parte politica, a farmi arretrare di un millimetro. 

Fino a quando sarò chiamato a farlo, rispetterò il mandato che mi è stato affidato dai Catanesi, con lo scrupolo e la coscienza di chi considera Catania la propria vita, la propria famiglia e, da Sindaco, la propria missione».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA