Vicepresidente Luca Sammartino, come ha vissuto i sei mesi e cocci di governo regionale?
«Ereditiamo una Sicilia dalle grandi criticità. Criticità amministrative: la macchina, intesa come voglia di lavorare verso lo stesso obiettivo. Criticità di personale, nonostante i tanti sforzi di dirigenti e funzionari, perché il blocco delle assunzioni imposto dall’accordo Stato-Regione, firmato dal precedente governo, ha tolto il fiato all’amministrazione. Criticità economiche: una Sicilia con iniziali difficoltà di spesa, ma soprattutto con incertezze nella programmazione dei fondi comunitari. Il presidente Schifani ha, sin da subito, iniziato a lavorare in stretta sinergia con il governo nazionale, per incassare l’accordo col ministro Giorgetti che oggi ci dà la credibilità per rivedere quell’accordo con lo Stato e la prospettiva di consegnare in tempo utile una Regione che possa ricominciare ad assumere, rivitalizzando l’azione amministrativa».
Vuole dire che senza la Lega la Regione a Roma non tocca palla?
«No, voglio dire che finalmente c’è un governatore con importanti rapporti personali e politici, che sta intervenendo sui pilastri della nostra Regione: conti, personale, autonomia differenziata. Ma anche infrastrutture. Schifani ha trovato in Matteo Salvini quello che lui stesso ha definito “il miglior ministro dei Trasporti che la Sicilia potesse avere”. Ed è così: ha messo l’infrastrutturazione della Sicilia come priorità del governo nazionale, a partire dal Ponte, con il raddoppio ferroviario e lo sblocco dei cantieri autostradali. Il dialogo fra il governatore e Salvini ha superato un gap del passato, quando non c’era la stessa autorevolezza da un lato né la stessa disponibilità dall’altro».
Il rapporto con Roma significa anche via libera all’autonomia differenziata. Sindacati e opposizioni in Sicilia sono scesi in piazza e altri governatori del Sud hanno alzato le barricate.
«La Regione è stata protagonista nei rapporti col ministro Calderoli, facendo passare la Sicilia come interlocutore privilegiato del Sud sulla modifica dell’autonomia differenziata. Un provvedimento giusto, per come oggi viene trattato dal governo nazionale , con la previsione dei Lep e il fondo perequativo, che serve a farci fare tante cose che in teoria già oggi dovremmo e potremmo fare, ma che non facciamo perché i soldi lo Stato non ce li dà. L’autonomia differenziata serve ad avere un diritto dei siciliani, riconosciuto da Statuto e Costituzione, per non dover più fare l’elemosina ma ottenere quello che ci spetta».
Ma la Regione si governa soprattutto a Palermo.
«Abbiamo trovato in ogni ramo dell’amministrazione tante buone intenzioni e tanti proclami, ma pochi fatti e pochissimi atti. E a Palermo viviamo sommersi dai problemi quotidiani».
Cosa intende? Si spieghi meglio…
«Le faccio un esempio di mia competenza: i sistemi irrigui e di servizio per gli agricoltori siciliani, il tema dei Consorzi di bonifica. Oltre a dover rimettere in sesto infrastrutture deteriorate da decenni di mancata manutenzione, ci sono decine di opere essenziali mai avviate e mai realizzate, diventate il primo punto della mia azione di governo, per sostenere la straordinaria vivacità delle nostre imprese. In sintesi: bisogna cambiare passo, liberandosi delle zavorre del passato».
Sammartino, ci stiamo girando attorno. Cosa vuole dire? Qual il punto?
«Il punto è che il governo Schifani ha ereditato una quotidianità dei problemi che ingolfa e affatica l’azione amministrativa. Un affaticamento legato a mancate scelte del passato, sulle quali come giunta stiamo intervenendo, gestendo le continue emergenze a cui stiamo provando a dare una soluzione definitiva. Per quello che ha già dimostrato di saper fare con la sua autorevolezza, con i suoi rapporti nazionali e con la sua visione della Sicilia, il presidente Schifani deve anche poter fare altro rispetto al tanto che già sta facendo. Deve anche potersi occupare dei grandi temi della nostra regione. Ovviamente, per consentire al presidente di svolgere questo ruolo politico di programmazione e di raccordo con il governo nazionale, nell’interesse della Sicilia, è necessario che noi tutti, assessori e Parlamento, si faccia la nostra parte lavorando con maggiore sinergia».
Lei parla di problemi ereditati dal passato, eppure Schifani ha già annunciato un “tagliando” al governo. Tradotto: un rimpasto, in cui sembra a rischio il leghista Turano…
«Quella del governo Schifani è una squadra scelta dai partiti assieme al presidente della Regione, che guida la macchina. Se è venuto il momento di un tagliando, in base ai risultati dell’azione amministrativa di ogni singolo assessore e di ciò che abbiamo prodotto in termini di azione di governo, siamo tutti chiamati a sottoporci a questo esame. Nessuno escluso».
Magari peserà la golden share di Fdi suI governo Schifani, spesso condizionato dagli input romani.
«Non è un presidente della Regione che si fa tirare la giacca. Alla fine sceglie sempre lui. FdI, ad oggi, è la prima forza nel governo nazionale e di rappresentanza elettorale nella nostra regione. Ha fatto le sue scelte e continuerà a farle, mi auguro in un contesto di armonia con la squadra di governo e la coalizione di Schifani».
La stessa “armonia” che ha costretto Sudano a ritirarsi dalla corsa a sindaco di Catania, piegandosi alla candidatura meloniana di Trantino…
«Il nostro segretario nazionale aveva scelto Valeria come candidata, in un contesto di autorevolezza, di grande entusiasmo e di assoluta conoscenza dei problemi della città e delle azioni amministrative necessarie per rilanciarla. FdI ha chiesto la città di Catania, si è trovata un’intesa sul tavolo nazionale del centrodestra, agevolata anche da Schifani. La Lega in questi anni ha fatto tante scelte in nome dell’unità del centrodestra che, anche a Catania, ha un forte significato per il nostro segretario nazionale e per tutto il partito».
Avrete ottenuto sostanziose compensazioni per questa rinuncia.
«Noi guardiamo avanti, alle liste di Prima l’Italia presentate in tanti Comuni al voto. Siamo molto fiduciosi di poter ottenere un risultato importante, per le capacità dei candidati, per il prezioso lavoro di raccordo del nostro nuovo commissario regionale, Annalisa Tardino, per la qualità dell’azione di governo della Lega a livello nazionale e regionale».
Per Salvini sarà un altro test….
«Matteo sta realizzando la vera politica del fare, creando una squadra attorno agli uomini del governo nazionale con amministratori regionali e locali. Il modello messo in campo da Salvini, è quello che consente a me e al collega Turano di lavorare per l’interesse dei siciliani, potendo contare sul costante supporto della squadra dei nostri ministri e dei gruppi parlamentari».
Che ne pensa della campagna acquisti di Forza Italia? Dopo Cancelleri è arrivata Chinnici, della quale lei nel Pd fu grande elettore. Spesso lei, Sammartino, è stato definito cambiacasacche. Ora sarà in ottima compagnia…
«Caterina l’abbiamo sostenuta per rispetto di una storia e per le grandi qualità umane e amministrative che ha. Mi fa piacere vedere che un alleato trainante, com’è Forza Italia in Sicilia, aggreghi anche personalità così autorevoli. Lo stesso sono certo avverrà anche nella Lega di Matteo Salvini».
Avete perso per strada l’Mpa. Lombardo accusa Salvini di non aver rispettato i patti. Lei e il leader autonomista non vi parlate più…
«Non ho mai fatto parte del suo movimento, però ho il ricordo che il suo penultimo approdo era la federazione con il partito di cui faccio parte. In politica non esiste ciò che lei dice, che non ci si parla, tant’è che siamo alleati nel governo regionale. Però ho avuto modo di osservare la sua attività politica e credo di poter affermare che questi ultimi anni lo abbiano cambiato: se in politica la leadership si esprime attraverso i comportamenti, gli ultimi di Lombardo nei confronti del nostro partito si commentano da soli».
Twitter: @MarioBarresi