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L'ASSESSORE ALL'ECONOMIA

Intervista a Marco Falcone: «In Sicilia in arrivo una barca di soldi per lo sviluppo di questa terra»

L'esponente del governo Schifani: «Conti della Regione in sicurezza e nessun peso sul futuro»

Di Mario Barresi |

Assessore Falcone, il governo regionale ha dovuto ridimensionare il suo ambizioso calendario: niente approvazione di bilancio e finanziaria entro l’anno, come annunciato. Vi siete piegati al destino inesorabile dell’esercizio provvisorio.

«Non la vedo così tragica. Io resto convinto che quest’anno si poteva evitare di ricorrere all’esercizio provvisorio, votando con una procedura d’emergenza una legge di stabilità snella ed efficace e un bilancio molto chiaro, nonostante i 700 milioni congelati.. L’idea era quella di incardinare i ddl in Ars entro fine anno e poi arrivare all’approvazione, in regime di gestione provvisoria, entro massimo il 19 gennaio».

Ma evidentemente i tempi non saranno più questi…

«Sì, ci stavo arrivando. La nostra, nonostante avessimo il conforto dei principali gruppi della maggioranza, era un’ipotesi di lavoro che s’è deciso di accantonare come forma di disponibilità e di volontà di consolidare buone prassi, evitando la benché minima forzatura. Poco male: in ogni caso siamo riusciti a definire il perimetro temporale dei lavori e le leggi economico-finanziarie saranno approvate entro la fine di gennaio».

Ha vinto lo spirito corporativo trasversale dell’Ars: senza le pantagrueliche nottate di emendamenti selvaggi, né le trattative su ogni leggina “ad deputatum”, viene meno il 70 per cento del lavoro annuale dei figli d’Ercole…

«Non sarà più così. La legge di stabilità regionale sarà aperta, nelle sedi opportune e nei tempi che ci siamo dati, a tutti i contributi e agli arricchimenti, nell’ambito di un dibattito legittimo. Ma da quest’anno non sarà più una legge omnibus: la linea del governo regionale è che si possano votare delle norme di settore. Col contributo di tutti».

Torniamo alla manovra regionale.  Ne circola una versione con una decina di articoli. Resisterà davvero così com’è?

«Potranno aggiungersi due-tre altri articoli. Ma l’impianto deve restare quello predisposto in giunta: una norma con una posta superiore al 2022, che, in nome dell’emergenza Covid, fu una delle finanziarie più espansive dell’ultimo decennio».

Nell’ultima finanziaria, però, ci furono delle misure, legate alla crisi post-pandemia, che potremmo definire “fantasma”. Soprattutto per quelle imprese siciliane che non hanno visto un centesimo di quanto promesso sulla carta…

«Non è proprio così, perché alla fine i soldi, nonostante qualche intoppo, si sono spesi quasi tutti. Ma la invito a notare la differenza sostanziale: quelle stanziate per il Covid erano risorse riprogrammate dopo un complicato lavoro di disimpegno. Le misure di questa nuova legge di stabilità sono finanziate con fondi della nuova programmazione, sono soldi freschi…».

Per fare cosa?

«Per alcuni interventi a cui il presidente Schifani tiene molto. Mi limito a un paio di esempi. Il primo è relativo ai 300 milioni con cui contiamo di creare almeno 10mila nuovi posti di lavoro, grazie al contributo di 30mila euro in tre anni a ogni impresa che assume. L’altro intervento qualificante, espressamente richiesto dal governatore, riguarda una risposta concreta al più grande rischio per la Sicilia: perdere i fondi del Pnrr. Con 200 milioni a disposizione di Comuni, ex Province ed altri enti pubblici regionali, si potrà finalmente avere una progettazione efficace e competitiva per concorrere ai bandi e per avere un “parco progetti” per altri Programmi. E poi la legge di stabilità si contraddistingue per la chiarezza: stabiliamo sin da subito il costo di 248 milioni per i forestali con la precisa copertura, i Comuni sanno quali sono le assegnazioni finanziarie e le risorse per gli investimenti a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione. Insomma: nessuna improvvisazione, molte più certezze».

Parla di «certezze» perché sa che da Roma arriverà il via libera al “Salva-Sicilia” che vi toglie un bel po’ di impicci… 

«Parlo così perché c’è stato un lavoro di preparazione attento e un gioco di squadra. Il presidente Schifani è stato una sentinella, oltre che il prestigioso rappresentante della Sicilia sui tavoli nazionali. Così è nato il contributo di 200 milioni del ministro Giorgetti, così speriamo che si chiuda il cerchio sulla spalmatura del disavanzo».

Quell’emendamento non è una sfida aperta alla Corte dei conti?

«No, assolutamente. È il pieno soddisfacimento di una richiesta: l’autorizzazione alla spalmatura decennale arriverà con una legge del parlamento. Guardi, lo scenario è chiaro: grazie all’impegno del nostro presidente e alla disponibilità del governo nazionale, metteremo in sicurezza i conti della Regione, risolvendo una questione che ci avrebbe penalizzato oggi per poi esplodere in modo più pesante nel 2025, senza più pesare sulle future generazioni. E poi, con le risorse della nuova programmazione Ue e dei fondi nazionali, avremo a disposizione una barca di soldi. Da utilizzare per lo sviluppo della nostra terra».

La barca, però, potrebbe prendere acqua a causa degli scontri nella maggioranza. A partire dalla faida in Forza Italia…

«Il clima è molto positivo. Incontrerò tutti i capigruppo, compresi quelli delle opposizioni, prima della fine dell’anno. Nel centrodestra c’è piena sinergia d’intenti. E anche nel mio partito confido sempre che si possano trovare le ragioni dell’unità. Siamo tutti di Forza Italia, che è una forza di governo e il partito del presidente Schifani. Talvolta si sono alzati i toni, anche in modo esagerato. Ma urlare non significa rompere il partito…».

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