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Caso Borsellino, Crocetta si difende all'Ars

intercettazione choc rosario crocetta si difende all’ars

All'interno le reazioni - Renzi: «Governi o a casa» - VIDEO

Di Redazione |

PALERMO – All’Assemblea regionale siciliana il presidente Rosario Crocetta è intervenuto in aula davanti i parlamentari per rispondere alle accuse piovutegli addosso dopo le intercettazioni pubblicate da L’Espresso e la frase choc del suo medico Matteo Tutino su Lucia Borsellino. L’aula è gremita di parlamentari e di giornalisti. Crocetta ha già annunciato la volontà di chiedere dieci milioni di risarcimento all’Espresso sostenendo che l’intercettazione per la quale è finito nella bufera in realtà non esiste anche in ragione delle smentute delle Procure di Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta.

Crocetta ha messo subito le cose in chiaro e anche se lo aveva più volte ribadito negli ultimi giorni, lo ha confermato in aula: «Mi rifiuto di offrire le mie carni a famelici carnefici. Non posso dimettermi, tutti sanno che quella intercettazione non c’è». Crocetta ha aggiunto: «Non mi dimetto perché non sono un irresponsabile, non lascio migliaia di lavoratori senza salario; non mi dimetto perché sono garante dello Statuto di Giuseppe Alessi e Salvatore Aldisio», due protagonisti dell’autonomia regionale.

 «Ho vissuto i momenti più difficili della mia vita. Sono stati giorni di dolore e di pianto dove sapevo di poter essere visto come complice di un attentato alla famiglia Borsellino. Nell’immaginario collettivo il metodo Crocetta ha cominciato a superare il metodo Boffo. In questi giorni è come se avessi rivisto un film diverse volte proiettato: l’attacco al presidente della Regione era rivolto a tutto il popolo siciliano. Ho vissuto per giorni come un lebbroso in pieno Medioevo, vergognandomi di affacciarmi alla finestra», ha detto ancora il presidente all’Assemblea regionale siciliana.

«Ho deciso di riprendermi il diritto alla parola perché il mio silenzio veniva percepito come un’ammissione di colpa – ha aggiunto -. Io sono certo che tutto questo passerà alla storia come una storia infame. Di poteri occulti che attaccano la democrazia. L’opportunismo mediatico sembra oggi prevalere rispetto alla cautela istituzionale che contraddistingueva la politica di un tempo. I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi. Rivendicare l’autonomia della politica significa dare certezze ai cittadini, e tutti quanti noi abbiamo il dovere politico e morale di riaffermare il diritto di esercitare il nostro mandato. A tutti è evidente che quella intercettazione non c’è. Io non sono interessato a poltrone o incarichi futuri. La deriva populista di chi mi chiede di andare al voto e dimettermi per me è irricevibile perché frutto di un interesse personale. Non posso che respingere lo sciacallaggio, per tutelare non me stesso ma tutti voi».  

Parlando dei sospetti sul suo cosiddetto “cerchio magico”, Crocetta ha detto che «i manager sono stati selezionati da esperti istituzionali. Le nomine definitive sono state frutto di criteri molto rigidi e con rigidi limiti alla nostra possibilità discrezionale, anche se per legge quegli incarichi sarebbero fiduciari e avremmo potuto nominare chi volevamo. Non l’abbiamo fatto. Nè io nè la Borsellino abbiamo avuto alcuna sollecitazione. Qui ci accusano esattamente del contrario, e nonostante Sampieri fosse valutato come il primo nella lista, non è stato scelto solo per un avviso di garanzia».

Parlando del rapporto col primario Matteto Tutino, il governatore ha raccontanto: «Io Tutino lo vedevo ogni due settimane solo nel suo studio medico e a casa mia dove erano sempre presenti gli uomini della mia scorta e le telecamere di sorveglianza. A casa mia c’è un sistema di videosorveglianza collegato alle questure di Gela, Palermo e Messina. Scopro da indignati giornali che il cerchio magico della sanità sarebbe costituito in Sicilia dal mio medico personale e da un suo amico. Ai tempi di Cuffaro il cerchio era costituito dalla mafia che dettava le tariffe delle convenzioni. Io non voglio crocifiggere nessuno, ma la vicenda della clinica di Bagheria parla da sola. Cuffaro è stato accusato di ben altro».

Rivolgendosi ai deputati dell’Assemblea regionale, il governatore della Sicilia Rosario Crocetta dice: «Vi invito a completare le riforme, poi voi e solo voi, senza diktat romani o di forze parallele, deciderete se mettere fine alla legislatura». Crocetta ha aggiunto: «Vi invito a condividere l’idea di completare l’avvio imminente della programmazione europea e poi insieme valuterete. Soltanto questo Parlamento potrà decidere la fine anticipata della legislatura, non altri. Un uomo delle istituzioni ha il dovere di combattere fino in fondo in difese dell’onore delle medesime». 

«Il Parlamento – ha proseguito – può decidere in qualsiasi momento di staccare la spina, ma se lo facesse in questo momento potrebbe rendersi complice di un’azione di sciacallaggio che non la storia, ma la realtà, ha dimostrato che è basata sul nulla, motivata da ragioni oscure che prima o poi verranno fuori».

Per il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, dietro agli attacchi contro di lui c’è «il vero cerchio magico – ha detto davanti all’Assemblea regionale – quello degli affari che a volte collude con la massoneria e con la mafia che non è più stragista ma intarsiata nella cose della Regione». Per Crocetta «Cosa nostra sa sapientemente orchestrare i giochi che contano utilizzando, in molti casi senza la consapevolezza degli utilizzati, tutti gli strumenti”. “In una testimonianza resa nell’aprile del 2014 presso il Tribunale di Firenze da parte di un collaboratore di giustizia – ha detto il governatore – quel collaboratore dichiarò che esisteva un progetto per eliminare Crocetta che è un condannato a morte. Quella sentenza di morte non può essere revocata perché emanata fin dal 2005 quando Crocetta licenziò la moglie del boss Emmanuello. Non può essere revocata perché chi l’ha emessa è morto nel dicembre del 2008, quando il boss morì in un conflitto a fuoco con la polizia e quando i familiari del boss scrissero che il mandante della morte di Daniele Emmanuello era il sindaco Crocetta». «Lo stesso collaboratore dice – ha aggiunto – che ‘nei confronti di Crocetta bisognava attuare una campagna denigratoria e quando non avrebbe più avuto incarichi istituzionali, e sarebbe stato senza scorta, lo si doveva uccidere nel corso di un finto incidente, in modo tale che non morisse da eroe antimafia».

Le reazioni dei partiti

Il Pd all’Assemblea regionale siciliana accoglie l’appello del governatore Rosario Crocetta, che ha chiesto di separare la questione dell’intercettazione smentita dalla Procura di Palermo dalle questioni politiche, e di «valutare i due anni e mezzo di legislatura in un momento successivo». «Oggi si è chiuso il primo tempo – ha detto il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici – Non ho più dubbi su quell’ intercettazione, sono finiti quando il procuratore di Palermo l’ha smentita. Proviamo a rimarginare la ferita, che so bene sarà difficile rimarginare. Ora affrontiamo il secondo tempo, quello delle valutazioni politiche e degli errori commessi per capire se ci siano le condizioni per invertire la rotta, se dobbiamo andare avanti o no». 

Il coordinatore dell’Ncd in Sicilia, Francesco Cascio, ha chiesto al governatore della Sicilia Rosario Crocetta di convocare, insieme al presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone, i partiti per concordare l’exit strategy “in modo da andare a votare in primavera”. 

Il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars boccia il discorso del presidente: «Una manfrina che poteva anche risparmiaci. Un discorso inutile, quanto prevedibile. Era chiarissimo infatti che Crocetta non avrebbe mollato la presa, lui assieme al Pd, che di questa farsa è attore principale». «Questa legislatura – dicono i deputati Cinquestelle – è clinicamente morta, ma nessuno vuole togliere la spina per paura delle elezioni e per conservare la pesante e comoda busta paga. Crocetta non è venuto a dirci nulla di utile né che non immaginassimo. Poteva restarsene a Tusa o qualsiasi altra parte della terra, non sarebbe cambiato nulla. Non riesce a capire che ormai ha fatto il suo tempo, i siciliani non lo vogliono più come presidente».

«Crocetta – continuano i deputati M5S – è ormai un uomo solo, abbia un sussulto di orgoglio, si svincoli dalla morsa del Pd che rischia di trascinare a fondo la Sicilia, si dimetta prima che siano di siciliani e e non la politica a dimissionarlo».

Il capogruppo dell’Udc all’Ars Mimmo Turano intervenendo in aula ha invece detto che «L’Udc non legherà mai la sorte di questa giunta al teatro dell’assurdo che è andato in scena in questi giorni. Per noi vale la regola aurea delle democrazie per cui un governo va giudicato esclusivamente per quello che ha fatto e non ha fatto. Ad oggi di questo governo possiamo dire solamente che, nonostante il nostro impegno, non possiamo dirci soddisfatti dei risultati ottenuti: troppe sono ancora le cose da fare, tante quelle non fatte». «Per noi però – ha spiegato Turano – sulla bilancia pesano di più le cose da fare che quelle non fatte. Pesano di più perché sentiamo la responsabilità di non abbandonare la Sicilia e i siciliani al caos economico e sociale, perché crediamo che in questo momento storico la classe politica siciliana abbia il dovere di dare delle risposte concrete».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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