Roma – Il Tribunale di Messina, a quanto si apprende, ha rinviato alla Corte Costituzionale l’Italicum, facendo propri 6 dei 13 motivi di incostituzionalità proposti
dai ricorrenti. I ricorsi erano stati presentati in più tribunali italiani. Tra i motivi centrali del rinvio ci sono il premio di maggioranza e la soglia minima.
Nell’ordine i dubbi di costituzionalità riguardano: il “vulnus al principio di rappresentanza territoriale”; il “vulnus al principio di rappresentanza democratico”, la “mancanza di soglia minima per accedere al ballottaggio”; la “impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati”, le “irragionevoli soglie di accesso al Senato residuate dal Porcellum”; la “irragionevole applicazione della nuova normativa limitata solo alla Camera dei Deputati, a Costituzione invariata”, e non al Senato.
«Non mi stupisce. Siamo in Italia. Dove una legge prima di diventare vigente è già mandata alla Consulta».Ha dichiarato in proposito il ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Io – rileva il ministro – considero le leggi elettorali come modi per contare i voti che però vanno effettivamente presi». Mentre il presidente della Consulta, Paolo Grossi si pronuncia sui tempi in cui la Corte Costituzionale affronterà la questione di legittimità sull’Italicum sollevata dal Tribunale messinese. «Prevedo un tempo ragionevolmente breve – ha detto – per arrivare a qualcosa di definito».