Il SÌ al referendum a la vittoria del Pd in Toscana blindano il governo

Di Giampaolo Grassi / 21 Settembre 2020

ROMA – Pericolo scampato per il governo. I risultati che si stanno profilando in Puglia, con la conferma di Michele Emiliano, e soprattutto in Toscana, con l’elezione di Eugenio Giani, allontanano il pericolo di un contraccolpo sull’Esecutivo e sul Pd. E blindano la maggioranza. A puntellarla c’è poi l’esito del Referendum, con la solida vittoria del Sì. Per le Regionali, si va verso un 3 a 3, con il centrosinistra che mantiene anche la Campania di Vincenzo De Luca e perde le Marche, dove è in vantaggio Francesco Acquaroli (Fdi). Mentre il centrodestra si conferma alla guida della Liguria, con Giovanni Toti, e del Veneto, con il leghista Luca Zaia.

Hanno festeggiato il segretario Pd, Nicola Zingaretti, e il M5s, che si è intestato la riduzione del numero dei parlamentari. Per non perdere la prima fila, il ministro Luigi Di Maio ha rilanciato: «Ora si taglino anche gli stipendi e si faccia una legge elettorale proporzionale».

Nel centrodestra c’è stato meno entusiasmo. Specie in casa Lega. Matteo Salvini sperava di «rifarsi» della sconfitta in Emilia Romagna, conquistando la Toscana con la «sua» Susanna Ceccardi. Un ribaltone nella regione da sempre rossa lo avrebbe rafforzato anche nella leadership del centrodestra, «insidiata» da Giorgia Meloni, che può sbandierare la conquista delle Marche. «Da Nord a Sud – ha scritto la leader di FdI – Fratelli d’Italia è l’unico partito che cresce in tutte le regioni al voto».

Anche Salvini si è affidato a Facebook, per ricordare che «Lega e centrodestra saranno alla guida di 15 Regioni su 20». Poi ha rimarcato: «Non chiedo elezioni anticipate».

I numeri del voto danno indicazioni chiare. Al referendum il Sì sfiora il 70%. D’altronde era sponsorizzato anche da Lega e FdI. Però, nei partiti, le crepe erano molte. Stando all’analisi di Tecneitalia, nel centrosinistra il No avrebbe prevalso nell’elettorato del Pd col 55%, di Italia Viva (77%) e de La Sinistra (58%). Tra l’elettorato del centrodestra avrebbe prevalso il Sì (75% FdI, 76% FI, 78% Lega).

Per le Regionali, secondo le proiezioni il centrosinistra è davanti sia in Toscana, con Giani al 48% e la Ceccardi al 41%, sia in Puglia, dove Emiliano è oltre il 46% e Raffaele Fitto al 38%, e pure in Campania, con De Luca al 67% e Stefano Caldoro al 18%. Il centrodestra conquista le Marche, dove Acquaroli naviga sul 47% e Maurizio Mangialardi (Pd-Iv) sul 37%, e poi mantiene il Veneto, con Luca Zaia al 77% e Arturo Lorenzoni al 16%, e la Liguria, dove Giovanni Toti è al 54% e Ferruccio Sansa al 40%.

Alto il dato dell’affluenza, che sfora il 54% per il Referendum e si avvicina al 58% per le Regionali. «Gli italiani – è il commento di Palazzo Chigi – hanno offerto una grande testimonianza di partecipazione democratica. Gli italiani hanno dimostrato un forte attaccamento alla democrazia».

A voto ancora «caldo», Zingaretti «detta» la linea e «corteggia» Di Maio a distanza. Anche perché, probabilmente sulla vittoria dei candidati di centrosinistra in bilico ha pesato anche il voto disgiunto. «Se gli alleati ci avessero dato retta – ha fatto notare il segretario Pd – l’alleanza di governo avrebbe vinto quasi tutte le regioni italiane».

Un assist al ministro degli Esteri, che ne ha approfittato per una critica al modo con cui il M5s si è presentato al voto: «Potevano essere organizzate diversamente e anche per il Movimento, con un’altra strategia». D’altronde nel M5s si sta giocando la partita per la leadership. E, malgrado i reciproci riconoscimenti pubblici, fra il reggente Vito Crimi e il ministro degli Esteri, la corsa è aperta.

Il voto rafforza invece la segreteria di Zingaretti. Nei giorni scorsi, quando la Toscana era data in bilico, la poltrona del segretario non era apparsa particolarmente stabile. Un dato che non può dispiacere a Palazzo Chigi, con il premier Giuseppe Conte ufficialmente alle prese con il Recovery fund, ma che esce «indenne» dalla tornata elettorale. L’esito del voto allontana anche l’ipotesi di rimpasto: «Non cadiamo in questo tranello», ha detto il segretario dem. Sia Zingaretti sia Di Maio già parlano della nuova stagione di riforme, per una legge elettorale che si adegui al taglio dei parlamentari e per quell’architettura che servirà a sfruttare i miliardi in arrivo dall’Europa. Ma è il linguaggio di Zingaretti quello più deciso: «Sui decreti Salvini c’è un accordo e ora vanno assolutamente modificati».

Oltre che per le Regionali e il Referendum, in ballo c’erano anche due seggi al Senato, attribuiti con le suppletive: Luca De Carlo, di centrodestra, ha vinto quella veneta, mentre in Sardegna c’è un testa a testa fra il candidato di centrosinistra, Lorenzo Corda, e quello di centrodestra, Carlo Doria. 

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Redazione
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