Segretario Letta, è di qualche ora fa l’immagine di chiusura della campagna elettorale delle Regionali: lei a Palermo con Chinnici e Fava. E un convitato di pietra: Conte. Se ci fosse stato anche lui, su quel palco, sarebbe un’altra storia?
«Io purtroppo ho un’altra immagine che si è sovrapposta a quella bellissima del palco insieme a Caterina Chinnici e Claudio Fava: l’arresto di un candidato nelle liste che sostengono Schifani con accuse gravissime: scambio elettorale politico-mafioso. Sarà certamente la magistratura a chiarire le responsabilità, ma oggi la storia che abbiamo davanti è questa. Quanto a Conte le rispondo che lui e i 5S hanno tradito chi ha votato alle primarie rompendo un patto qui come in Parlamento. Ma dalle pagine del vostro giornale voglio lanciare un appello ai giovani e a tutti i siciliani: il 25 settembre scriviamo insieme un’altra storia».
Due arresti alla vigilia del voto, così come avvenuto alle Amministrative di Palermo, nel primo caso il centrodestra vinse lo stesso. Pensa che l’elettorato siciliano sia indifferente alla questione morale?
«La questione morale non è un particolare: è una questione prioritaria. E non riguarda solo la Sicilia. Riguarda il nostro Paese intero e tutti noi dobbiamo avere uno scatto d’orgoglio; pretendere trasparenza e legalità».
E non teme nemmeno un po’ la campagna “sudista” del leader del M5S, che negli ultimi giorni ha fatto un bagno di folla, anche in Sicilia, parlando al cuore del popolo del reddito, dicendo “cose di sinistra”?
«Mi faccia dire una cosa: chi oggi si propone come il Mélenchon made in Italy è lo stesso che governava con Salvini. Il reddito di cittadinanza è una misura che anche il Pd difende ma vuole rafforzare perché sul ricollocamento professionale non ha funzionato. Noi difendiamo il reddito ma proponiamo politiche per l’occupazione giovanile con contratti a tempo indeterminato defiscalizzando gli oneri per chi assume, prevediamo sostegno economico per gli affitti degli under 35 e un fondo per il mutuo prima casa sempre per loro. Abbiamo presentato la Carta di Taranto, pensata per il Sud e le isole con un piano che prevede una fiscalità ad hoc con il taglio del 30% dei contributi previdenziali. Intendiamo garantire che il 40% delle risorse del Pnrr destinate al Sud restino al Sud e vogliamo varare un piano nazionale contro le mafie perché non un euro vada alla criminalità e istituire un Fondo nazionale di contrasto agli svantaggi da insularità. Come vede non basta il reddito di cittadinanza per rispondere ai bisogni dei cittadini, ma una visione che vada oltre il 25 settembre».
Il meloniano La Russa, in un’ intervista al nostro giornale, ha detto che le piazze di Conte sono «la potenziale prova del voto di scambio». Ha torto?
«Ignazio La Russa fratello di Romano, assessore regionale della Lombardia, candidato alle elezioni, che insieme ad altri sodali ha alzato il braccio per il saluto romano? Non entro in queste polemiche. Dico solo che noi abbiamo un programma che non promette miracoli, ma interventi mirati che hanno coperture economiche».
In Sicilia si teme un doppio colpo di coda populista: dei grillini, ma soprattutto di De Luca. Entrambi, con linguaggi e temii diversi, sostengono che il vero “voto utile” contro il centrodestra sia a loro. Non ritiene che Chinnici possa rimanerne schiacciata?
«Caterina Chinnici è una donna delle istituzioni. Credo che la Sicilia corra un grande rischio: quello di perdere ogni rilevanza nazionale per colpa di una classe dirigente non all’altezza e per nulla autorevole. Per governare occorre studiare, non fare sceneggiate sui social. Riguardo ai cinque stelle, ho già risposto. Il vero voto utile è quello a Caterina Chinnici e al Pd. Necessario per quel cambiamento profondo di cui la Sicilia ha bisogno».
Che effetto le ha fatto essere immortalato, nel post dell’Ambasciata russa in preda a bulimia social, accanto agli «amici di Putin»?
«Sono le battute finali di uno zar alla disperazione. Penso, continuamente, invece, a chi in queste ore sta fuggendo dalla Russia, in macchina o in aereo, a chi viene arrestato perché protesta contro una guerra assurda. E penso ai morti e alla distruzione in Ucraina. Dall’inizio dell’invasione russa all’Ucraina la posizione del Pd è stata chiarissima: condanna durissima verso l’invasore. Le sanzioni imposte dall’Ue stanno dimostrando la loro efficacia e soltanto una Europa forte e unita può sconfiggere Putin. Provi a fare la stessa domanda a chi sta a destra ma anche nei 5s che continua ad avere atteggiamenti ambigui verso Putin».
Draghi s’è tirato fuori dallo scenario post-voto. Ma Calenda aveva già capitalizzato la delusione, soprattutto dei moderati del centrodestra, per la caduta del premier. Sono voti persi per il Pd?
«Calenda dice che non c’è differenza tra destra e sinistra e in genere chi afferma questo si sposta sempre a destra. È probabile che sottragga voti ai moderati di destra. Noi abbiamo un programma progressista, centrato sul lavoro, sull’energia pulita, sul potenziamento delle risorse dedicate alla scuola, ai giovani, alle politiche per l’occupazione femminile. Non siamo sovrapponibili. Aggiungo che Calenda e Renzi dall’inizio di questa campagna elettorale hanno tirato per la giacca Draghi tanto da spingerlo a chiarire che non pensa affatto a un secondo mandato. Hanno fatto come Totò e Peppino che vendevano la Fontana di Trevi ai turisti».
Se il Pd fosse il primo partito ma il centrodestra avesse i numeri per governare non sarebbe una beffarda vittoria di Pirro?
«Noi stiamo andando al voto con una legge elettorale che non lascia margini di manovra: vince la coalizione che ha più voti. In questi ultimi giorni di campagna elettorale Meloni, Berlusconi e Salvini stanno calando la maschera: vogliono cambiare la Costituzione da soli e strizzano l’occhio ai no vax. Agli italiani e alle italiane dico: attenzione, stiamo correndo un rischio serissimo, vogliono cambiare la Costituzione, imponendo una democrazia illiberale. Noi non lo permetteremo mai. Possiamo fermarli e il Pd è l’unico argine».
Dal 26 settembre ci sarà una doppia resa dei conti nel Pd a livello nazionale e regionale. Vi assumerete la responsabilità di un’eventuale sconfitta?
«Di quello che succederà il 26 ne riparleremo. Io mi sono sempre assunto le mie responsabilità, sono tornato a guidare il Pd perché è quello che mi ha chiesto la mia comunità. Non penso al mio destino personale perché il Pd non è un partito leaderistico, c’era prima di me e ci sarà dopo di me. Adesso pensiamo a vincere queste elezioni».
Twitter: @MarioBarresi