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Il Piano rifiuti della Sicilia non convince Roma: ecco cos’è che non va

Di Giuseppe Bianca |

PALERMO – Una risposta ricca di osservazioni serrate, punto per punto, quella fatta pervenire dal ministero dell’Ambiente alla Regione e riguardante il piano di gestione dei rifiuti, lo strumento adottato dalla giunta di governo che ricopre una grande importanza strategica per la pianificazione del settore, oltre che un’intima connessione con il ddl di riforma che è pronto a sbarcare in Aula. A finire nel mirino e nella black-list di quello che tecnicamente, secondo il ministero non va, sono i contenuti e gli obiettivi del Piano con riferimento alla «definizione dei fabbisogni e la loro copertura, la valutazione della necessità di ulteriori infrastrutture per gli impianti di rifiuti e la capacità dei ma anche i criteri per l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nonché per l’individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti».

«Si rileva l’assoluta necessità di localizzare sul territorio dell’Isola almeno due o più impianti di incenerimento di capacità pari al relativo fabbisogno» è scritto nella relazione di 35 pagine che in pratica “boccia” il Piano di gestione dei rifiuti della Regione siciliana. Una necessità che, sottolineano da Roma, era già stata evidenziata dal precedente governo nazionale per lo smaltimento delle 685.099 tonnellate all’anno di rifiuti residui.

A essere contestato anche il fatto che il Piano avrebbe dovuto prevedere un «sistema sinergico di gestione dei rifiuti residui» in questa fase e non “entro i prossimi 7 anni”, argomento questo su cui si fa notare timidamente da Viale Campania che la maggiore o minore precisione dipende anche da alcune variabili tra cui la differenziata. Ma per il ministero le informazioni relative alla raccolta differenziata “appaiono generiche”, lasciando punti interrogativi sul percorso che la Regione intende attuare per raggiungere alti livelli di raccolta differenziata. Roma chiede un «deciso approfondimento documentale con particolare riferimento a metodi, modalità e strategie che porterebbero la Regione siciliana ad un incremento della raccolta differenziata, passando dall’attuale percentuale prossima al 20%, al previsto 65%, quale ipotesi di Piano, in soli tre anni». 

Il quadro dello stato della gestione dei rifiuti in Sicilia non viene ritenuto da Roma dettagliato. Non mancano anche le precisazioni sul lavoro completato dalla Regione quando si stigmatizza che occorre «la dovuta attenzione alla qualità dell’esposizione ed alla chiarezza degli argomenti trattati utilizzando definizioni tratte dalla letteratura di settore e dai riferimenti normativi» con «la frequente necessità di far ricorso a termini tecnici, devono essere elaborati in modo da essere comprensibili ai soggetti consultati».  E ancora si chiede che il Piano evidenzi «territorio per territorio la situazione attuale, le azioni specifiche che si intendono attuare per aumentare la percentuale di raccolta e l’analisi dei benefici ambientali, economici e sociali che si otterrebbero, comprendendo una valutazione dei costi-benefici e il confronto con altre possibili azioni». 

Un passaggio, nero su bianco, viene anche riservato a disposizioni che avrebbero dovuto regolare funzioni e responsabilità delle “AdA” e degli Ato, nuovi e vecchi enti di gestione e che invece nella valutazione degli uffici romani non fornisce soluzioni adeguate nello speciale momento della transizione, «nella suddetta fase il Prgr avrebbe potuto contenere indirizzi specifici per il funzionamento delle Srr e delle “AdA” in fase intermedia». Per le frazioni secche recuperabili inoltre non sarebbero definiti i sistemi di raccolta sul territorio divisi per Ato (provincia) e le percentuali di raccolta differenziata o l’indicazione della quantità raccolta per singolo Ato (provincia).

In una nota l’assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, oltre a precisare che «il ddl rifiuti viaggia spedito verso l’Ars» ha anche aggiunto che «per quanto riguarda il piano rifiuti stiamo approfondendo le consuete osservazioni del ministero dell’Ambiente pubblicate in questi giorni. Avevamo già avuto diverse interlocuzioni coi tecnici romani su alcuni passaggi che comunque non toccano l’impianto del piano. In commissione sono stati evidenziati altre osservazioni che interessano allegati del piano redatti dai tecnici del dipartimento».

Tutto da rifare per quanti riguarda il Piano allora o solo una sventagliata di errori da correggere? Molti di questi sembrano essere stati tratteggiati con la matita blu e non con quella rossa delle sviste lievi. Tuttavia da Viale Campania traspare una dose di contenuto ottimismo. Per quanto possano sembrare negative, e non c’è dubbio che lo siano, le osservazioni innescano comunque una procedura che richiederà opportuni approfondimenti da parte della Regione. Occorrerà poi integrare osservazioni e risposte nel Piano che strutturalmente dovrebbe comunque rimanere in piedi. Le osservazioni adesso andranno riunite per gruppi per tipologia e si procederà a formulare le risposte. Nel caso in cui l’approfondimento non comporti la modifica del documento questo non verrà toccato. Dove invece si aggiunge o si toglie qualcosa andrà modificato il testo del piano. Un lavoro che richiederà un grande impegno anche da parte degli uffici del dipartimento Acqua e rifiuti vissta la mole di contestazioni del ministero dell’Ambiente.

Contestazioni che subito acceso le opposizioni. «Il siluro di Roma sul fallimentare piano rifuti è la fine politica di Musumeci. In arrivo pure la bocciatura Europea, questo governo vada a casa» afferma in una il componente della Commissione Ambiente del M5s all’Ars, Giampiero Trizzino, che sul tema ha convocato una conferenza stampa, alle 15, nella sala stampa di Palazzo dei Normanni, a Palermo. Oltre a Trizzino saranno presenti gli altri deputati del gruppo M5s all’Assemblea regionale siciliana.

Legambiente invece contesta il “consiglio” del ministero sui termovalorizzatori. «Il ministero dell’Ambiente vuole almeno due inceneritori in Sicilia? E’ una vergogna. Blocchiamo subito questa scellerata ipotesi che vuole solo farci tornare indietro nel tempo» ha detto il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna, il quale comunque critiche anche il Piano regionale rutenuto «molto carente, una mera dichiarazione d’intenti, dove si elencano degli obiettivi da raggiungere ma non come potere attuarli». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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