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Il feeling Barbagallo-De Luca tra scossoni e mal di pancia: ecco qual è il vero piano

Il segretario dem di Messina minaccia l’addio, centrodestra scettico: «Resterà con noi». Il sindaco: «Ora i tempi li detto io»

Di Mario Barresi |

La granita di mandorla tostata è risultata trasversalmente più indigesta di una peperonata. In Sicilia tanto il centrosinistra (e soprattutto il Pd) quanto il centrodestra sembrano spiazzati dal dialogo fra Anthony Barbagallo e Cateno De Luca. Ma, più che l’incontro di sabato mattina a Pedara, è l’apertura di credito del segretario regionale del Pd al sindaco di Messina a fare discutere. Barbagallo a La Sicilia ha rivelato di aver chiesto a “Scateno” sei sia davvero «alternativo a Musumeci, Salvini e Meloni». E la risposta affermativa apre un nuovo scenario: «Su queste basi, che andranno verificate e approfondite con gli altri alleati, la scelta di De Luca può rappresentare un’autentica novità nella politica siciliana», scandisce il leader dem che conta di assoldarlo nel «fronte di liberazione della Sicilia da Musumeci». Quella del segretario «non è una fuga in avanti solitaria», assicurano nel partito.

Apriti cielo. «Se la mission del Pd è liberare la Sicilia da Musumeci per consegnarla a De Luca, ritengo che il partito possa fare anche a meno del mio modestissimo contributo», sbotta il segretario provinciale Nino Bartolotta, che attende «un chiarimento sulla vicenda», ritenendo che «i tanti militanti del Pd messinese, quotidianamente insultati e denigrati dal sindaco metropolitano, meritino rispetto e dignità».

Barbagallo nell’intervista precisava che «ovviamente al momento il Pd a Messina è e resta all’opposizione», e anche sabato sera sul palco di Nizza ha escluso ogni «accordo» con De Luca. In silenzio, ma tutt’altro che lieto della notizia, anche il gruppo del deputato Pietro Navarra. Ma i mal di pancia non sono soltanto nella città dello Stretto.

L’ex segretario regionale Fausto Raciti, ad esempio, non fa mistero di pensarla in un altro modo: «Noi e De Luca parliamo lingue molto diverse e non vorrei che fosse lui a usare il dialogo col Pd contro il nostro stesso partito che nella sua città gli fa opposizione. Comunque, ho un’altra idea di alternativa al populismo». E anche qualche altro big del partito, che ufficialmente tace, si sarebbe premurato di far arrivare al segretario Enrico Letta una dettagliata “rassegna stampa” sul flirt in corso.

Anche a sinistra, dove la mossa di Barbagallo viene interpretata come l’ennesimo boicottaggio della candidatura di Claudio Fava, non l’hanno presa bene. «La coerenza tra dichiarazioni e comportamenti in politica è un elemento decisivo», ammonisce Pippo Zappulla. Per il segretario regionale di Articolo1 il dialogo «oltre a gettare lo sconcerto nella base territoriale del Pd, impegnata in una determinata opposizione a De Luca, rischia di minare il rapporto tra i potenziali alleati e far confondere i siciliani».

Neppure nel centrodestra la gita di Scateno sotto il Vulcano è passata inosservata. Soprattutto fra chi continua a considerarlo una testa d’ariete contro il bis di Nello Musumeci. «Se lui si ricandida, io scendo in campo da solo», è la minaccia che Scateno ripete da mesi. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma i saggi smorfiano: «Vuole alzare il prezzo, non andrà mai col centrosinistra» rassicura qualcuno. Mettendo in dubbio la reale “alternatività” di De Luca alla destra senza pizzetto. E poi sibilano, «continua a scambiarsi messaggini frequenti» con Matteo Salvini, che lo stima e l’avrebbe voluto già da mesi nella Lega. Ma il rapporto fra i due, fanno notare voci informate di Palazzo Zanca, negli ultimi tempi si sarebbe raffreddato. «Cateno ha pure evitato di incontrarlo nella visita di due settimane fa Messina», certificano per dimostrare la presa di distanza dal Capitano. Mentre da Palazzo d’Orléans, a fronte di un apparente disinteresse sulla vicenda, arriva uno spiffero velenoso: «E questo che flirta con Pd e M5S dovrebbe essere il candidato alternativo del centrodestra aizzato da chi non rivuole Nello?». 

Retroscena

Ma cosa vuole fare davvero il diretto interessato? Interrompere il dialogo avviato (soprattutto con Gianfranco Miccichè e Raffaele Stancanelli, ma non soltanto con loro) in una coalizione per spostarsi nell’altra. «L’unica cosa che so è quello che non voglio fare: farmi tirare per la giacchetta dagli altri, perché i tempi li decido io», è il mantra ripetuto a chi l’ha sentito ieri. De Luca, stavolta, vuole sul serio dimettersi da sindaco, e lo farà a febbraio per far sì che a Messina si rivoti subito a giugno e non nel 2023. Avrebbe già un nome in tasca per la sua successione ed è pronto per quella che con i suoi definisce «la campagna elettorale che cambierà il volto della Sicilia».

Una maratona che si aprirà a inizio ottobre con l’assemblea del movimento Sicilia Vera, alla quale «non sarà invitato soltanto Barbagallo, ma tutti i leader regionali dei partiti e dei principali movimenti». Poi, dopo i giochi per il Quirinale, a marzo 2022 il fischio d’inizio per la doppia partita: a giugno Amministrative a Messina e a novembre le Regionali. Con “Scateno” candidato governatore al grido di «non so se vinco da solo, ma senza di me si perde».

Di certo ci sarà con Musumeci in campo, con una sete di vendetta (sorta quando lo scaricò fra gli impresentabili nella campagna elettorale del 2017) che si alimenta ogni volta che il governatore, alle domande sullo sfidante messinese, risponde con il solito «parliamo di cose serie!». Ma con quasi tutti gli altri big di centrodestra il rapporto è disteso. E «contiamo di riportarlo all’ovile», dicono i suoi amici. Che proveranno a convincerlo, mettendo sul piatto un posto di rilievo a Palermo prima e poi l’ipotesi di una candidatura nel 2027.

Sì, per “Scateno” la final destination resta sempre quella. È disposto ad aspettare cinque anni con un «presidente di transizione». Ma poi vuole farlo lui. Programmatore e individualista, naïf e studioso. E soprattutto ambizioso. Raccontano che Raffaele Lombardo, suo pigmalione e amico-nemico da sempre, all’alba della legislatura 2008 all’Ars, incrociando De Luca con la moglie in un hotel di Palermo, disse alla signora: «Suo marito è un fuoriclasse della politica. Ma ha un problema con l’ego. Se si iscrive all’Azione cattolica, dopo qualche giorno pensa già a come diventare Papa…».

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