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Il faccendiere Arata e la Regione, l’assessore Pierobon: «A disposizione dei pm»
PALERMO – «Sono a disposizione dei magistrati qualora volessero sentirmi». Così l’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon che non è indagato, ha risposto ai cronisti sui rapporti con il faccendiere Paolo Arata, arrestato per corruzione e accusato di essere vicino al re dell’eolico in odor di mafia Vito Nicastri (ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro), che emergono dalle carte dell’inchiesta della Procura di Palermo.
Pierobon difende il suo modo di operare e a chi gli ha chiesto se considera normale parlare al telefono o scambiare sms con imprenditori che presentano progetti alla Regione Sicilia ha risposto: «Devo ricevere e parlare con tutti, questo è il mio ruolo: io voglio costruire qualcosa in Sicilia e dare risposte».
Pierbon ha spiegato: «Nessuno mi ha detto chi era Arata, anche se qui, prima del mio arrivo, aveva via libera e frequentava gli uffici in maniera disinvolta. Trovo grave che nessuno mi abbia informato». Ma Pierobon ha voluto rimarcare che non conosceva nemmeno Nicastri: «Non sapevo neppure chi fosse. Nemmeno lontanamente. Con me qualsiasi notizia di reato non resta dentro l’assessorato e posso dimostrarlo».
Ricordando Arata, Pierobon l’ha definito «una zecca cavallina, insistente, mandava messaggi continui, ma io non gli rispondevo in maniera immediata, come un juke box. Non sono il cameriere di nessuno. Sono una persona gentile e, quindi, rispondevo in automatico “non ho tempo”, “chiama più tardi”». «Mi ha più volte intivato a cena – ha aggiunto -, dicevo “sì, sì” ma poi non sono mai andato. L’ultima volta che me lo ha chiesto ho detto una bugia, ho detto che mia moglie era malata».
«Da dove nasce questo Arata? Ci ho riflettuto molto – ha ricordato Pierobon – . Ho riguardato i whatsapp e gli sms e le poche mail che riguardavano questa persona. Ma la mia memoria mi riporta ai primi giorni del mese di maggio 2018, dove casualmente in portineria mi trovo dei funzionari del Dipartimento energia che mi presentano questa persona più anziana, Paolo Arata. Me lo presentano come responsabile del centro destra per l’energia e l’ambiente, ex parlamentare e professore universitario di ecologia. Trenta secondi, trentacinque forse, mi da il biglietto da visita e vado via. Questo è stato l’incontro, primo e unico con Arata».
Pierobon parlò di Arata con Musumeci: «Parlai della Solgesta col presidente Musumeci dicendogli che questa azienda sosteneva di avere difficoltà con la burocrazia, e ne parlai anche col collega Toto Cordaro: non sapevo chi fosse Arata, per me era un imprenditore. Solo dopo l’inchiesta ho capito. Se venissi a conoscenza che qualcuno sapeva ma non mi ha avvertito prenderei subito provvedimenti».
Alla domanda se il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè lo abbia chiamato per dirgli di parlare con Arata, Pierobon ha risposto: «Non lo ricordo, ma Micciché mi avrà chiamato una-due volte da quando sono assessore, non chiama mai».
In sostanza l’assessore ha spiegato di essersi interessato solo perché l’imprenditore lamentava problemi con la burocrazia per ottenere l’autorizzazione e la Via a progetti per la realizzazione di impianti, ma di non aver alcun interesse privato. E ha riferito di avere presentato Arata anche al collega assessore Gaetano Armao, «ma solo perché quando mi chiamò ero con Armao e allora gli dissi di raggiungermi lì: comunque Armao non lo conosceva».
Pierobon non rimpiange di essere venuto in Sicilia e di aver accettato l’incarico di assessore regionale all’Energia: «Ho conosciuto bella gente e qui ho trovato amici. Tornando indietro, però, non credo che accetterei l’incarico. D’altra parte, non avevo accettato neppure all’inizio, mi ero preso un mese e mezzo di tempo, poi il governatore mi ha convinto».
«Ora voglio portare in maniera ancora più decisa a conclusione l’iniziativa – ha detto ancora respigendo l’ipotesi di dimissioni -. Io nella mia vita sono uno operativo. Non cedo mai, assolutamente».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA