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Il Carroccio e le Europee in Sicilia tra porte chiuse e porte spalancate

Di Mario Barresi |

CATANIA – Anche fare buon viso a cattivo gioco significa crescere, imparando dalle sconfitte.

E la faccia di Stefano Candiani è addirittura gioconda mentre esprime «grande soddisfazione» per i risultati della Lega nei comuni siciliani al voto. «Quando prendemmo il 5% a Pedara si fece festa per un mese, ora siamo forti e credibili ovunque, grazie al tuo lavoro», lo lusinga il suo braccio destro catanese, Fabio Cantarella. E ciò nonostante i due ballottaggi persi (Gela e Mazara) su due disputati.

E, accanto a quella del commissario regionale («hic manebimus optime, sine die, cioè fino a quando Matteo Salvini e il partito lo ritengono utile», dice seppellendo le voci di una sua destituzione), sono persino sorridenti i volti degli altri salviniani a Catania. E ciò nonostante le tossine accumulate alle Amministrative e le tensioni che restano nella campagna elettorale delle Europee. Per la quale Candiani ostenta ottimismo: «I sondaggi ci danno sotto il 20% nell’Isola? Non sarebbe male, ma penso che possiamo superarlo…».

Ma prima c’è da smaltire la delusione. Quasi impercettibile, nel volto orgoglioso di Oscar Aiello, candidato sconfitto a Caltanissetta e artefice, assieme al deputato Alessandro Pagano, del mancato “biscotto” nisseno con i grillini. Sì, perché è nei numeri che nel capoluogo i voti leghisti sono andati al cinquestelle poi eletto a furor di popolo, senza che avvenisse il contrario a Gela (60% di astensione al secondo turno), dove il leghista Giuseppe Spata è stato mollato dagli alleati-nemici. Ma non vi sentite presi in giro? Candiani lascia che risponda Aiello: «La colpa è del candidato di centrodestra, avremmo vinto al primo turno. Il ballottaggio? Noi siamo stati seri e leali. E ora io, da consigliere, sarò opposizione del sindaco grillino». Un fair play ammirevole. Che cela l’ira nei confronti dei «traditori» grillini, ma anche un diffuso malcontento (regionale e nazionale) sulle strategie dello stesso Pagano. Ex coordinatore siciliano assieme ad Angelo Attaguile (ora tornato in auge e candidato per Bruxelles) nell’era pre-Candiani. E sembra parlare proprio dei due proto-leghisti siculi, il commissario regionale, quando sussurra che «bisogna tenere a freno qualsiasi competizione o resa dei conti», pur ammettendo che «purtroppo non siamo alieni da protagonismi, anche esagerati, che ci danneggiano».

E il riferimento ad Attaguile emerge quando Matteo Francilia, sindaco di Furci e coordinatore messinese del Carroccio, ribadisce il no all’ingresso di Francantonio Genovese: «Chi pensa di salire sul carro del vincitore o di accreditarsi sostenendo un candidato alle Europee ha sbagliato tutto». Francilia, per inciso, sarebbe stato pure l’oggetto di una contesa fra Cantarella (a cui è molto vicino) e l’ex lombardiano Carmelo Lo Monte, potente deputato messinese della Lega, che avrebbe fatto pesare al suo amico Giancarlo Giorgetti l’eccessivo espansionismo del golden boy etneo sul suo territorio, convincendo il potente sottosegretario a spingere per l’esclusione di Cantarella in favore di Attaguile. Su Genovese, però, Candiani è ancor più esplicito: «È molto sgradito. Con il suo curriculum e la sua fedina penale lo lasciamo alla maleodorante Forza Italia di Miccichè, che governerà Gela col Pd». Ma, al di là dei proclami, i voti evocati da Luigi Genovese, «in nome dell’amicizia», Attaguile da quella famiglia li prenderà. Per questo l’establishment leghista aspetta al varco il candidato, sostenuto con forza anche dall’unico deputato regionale, Tony Rizzotto. Attaguile va come un treno e pesca anche nell’elettorato dei suoi vecchi amici della scuderia di Raffaele Lombardo. La Lega, per ora, tace e incassa. Ma, semmai non dovesse essere inghiottita la sua elezione, la resa dei conti è fissata al 27 maggio.

E sembra non riferirsi soltanto ai leghisti della vecchia guardia, Candiani, quando usa una metafora canoistica: «Oggi tutti i rematori vogano come vogliono, ma la rotta la dà chi tiene il timone». E cioè lui, di recente in freddo anche con Igor Gelarda, ex cinquestelle e suo vice palermitano, in corsa per Bruxelles. Mal digerita la fuga in avanti del candidato, che ha assoldato Silvio Alessi (ex presidente dell’Akragas, candidato sindaco dopo aver vinto le “strane primarie” a cui partecipò anche il Pd) come responsabile della sua campagna elettorale. Facendo passare il messaggio che Alessi sia già il referente agrigentino di Salvini. «Ci sono sfumature che andrebbero migliorate, anche nei comunicati stampa», sibila Candiani.

La prova plastica della nuova élite leghista è la scelta dei candidati da sostenere in Sicilia. Da via Bellerio l’indicazione è chiara: prima il “Capitano” capolista. E poi due donne: la palermitana Francesca Donato a ovest e la licatese Annalisa Tardino a centro-est. Quest’ultima “adottata”, in spregio all’odiato Attaguile, anche dallo stesso Cantarella e dal sindaco riconfermato di Motta, Anastasio Carrà, che in conferenza stampa esulta per «un risultato frutto del lavoro sul territorio».È la medesima indicazione di voto – Salvini più Tardino – che Candiani avrebbe dato anche a Salvo Pogliese, ecumenicamente disposto a sostenere Lega e Fratelli d’Italia in parti uguali, dopo l’uscita da Forza Italia. In attesa di un ingresso nel Carroccio? «È un profilo che ci piace», ammette Candiani annunciando un aiuto, «se i grillini non ci rallentano», al sindaco di Catania per il dissesto. Così come sono sempre aperte le porte per Nello Musumeci: «Il “debito di riconoscenza” di cui parla può non essere un assessore regionale alla Lega, ci basta incidere nella proposta politica», depista il viceré salviniano. Candiani, sui tormenti del governatore indeciso fra il centro sicilianista e l’opzione salviniana sostenuta da Ruggero Razza, è sibillino: «Per noi la monogamia è un valore aggiunto», dice ridacchiando.

Ma non c’è fretta per i «matrimoni d’amore» ben diversi dal «matrimonio d’interesse» con il M5S a Roma. «Siamo al mese di maggio, San Valentino è una stagione ormai passata, però sentirsi corteggiati non è mai una brutta cosa…», dice Candiani sul pressing di Silvio Berlusconi. Eppure, al di là del dato siciliano, dopo le Europee in casa leghista si preparano a «uno scenario completamente diverso». Sentono il vento in poppa, tutt’altro che una fugace brezza di primavera. «Un candidato governatore siciliano della Lega? Ci cominceremo a pensare…», ammette il senatore di Varese. Con in testa già una scadenza più ravvicinata. «Ci sarà da eleggere il sindaco di Palermo. E lì, dopo Orlando, sarà una vittoria facile». Sottinteso: per il nuovo centrodestra siciliano a trazione leghista.

Twitter: @MarioBarresi

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