Nuova giornata al cardiopalma per il Movimento 5 Stelle che assiste, inerme, ad una guerra di nervi e di posizione tra Beppe e «Giuseppi» che ruota ormai intorno ad una certezza: la scissione ormai è un dato di fatto. Il fondatore e garante si difende da chi l’accusa di essere il "padre-padrone" del Movimento ma non ha dubbi: l’esperienza Conte è chiusa definitvamente, ora si torna su Rousseau e si vota il direttorio che comporrà la leadership collegiale decisa dagli Stati Generali del Movimento. E anche di corsa: «in 24 ore». Poi mette in guardia chi si mette di mezzo alla sua volontà, come il reggente Vito Crimi. Ma anche l’ex candidato leader non pare volersi fare di lato: il suo progetto politico non rimarrà «nel cassetto per la contrarietà di una persona sola» annuncia.
Ma la divisione delle strade lascia i parlamentari nel caos più totale. «Stiamo uniti se possiamo e se poi qualcuno vuol fare una scelta diversa la farà in tutta coscienza» dice Grillo che ha messo in conto la nascita di nuovi gruppi parlamentari contiani. Più difficile invece la strada per la rifondazione del Movimento con il vecchio armamentario. Grillo ha infatti intimato il «reggente» Vito Crimi ad «autorizzare, entro e non oltre le prossime 24 ore» Rousseau ad avviare le procedure per il trattamento dei dati necessari a fare le votazioni. In caso contrario «sarai ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al MoVimento «. Grillo e Casaleggio sanno di avere dalla loro la delibera del Garante della Privacy che li autorizza e anche lo Statuto del Movimento. Ma non hanno messo in conto la reazione durissima di Vito Crimi. Il quale minaccia le dimissioni dal Comitato di Garanzia ed anche la sua permanenza nello stesso movimento. E come lui anche gli altri componenti del comitato, Giancarlo Cancelleri e Roberta Lombardi, minacciano di fare lo stesso.
E se Rousseau è ormai sulla rampa di lancio per predisporsi alla nuova votazione, in Parlamento si susseguono assemblee, alla Camera e in Senato per cercare di trovare una quadra. Perchè ormai pare ovvio che si andrà alla conta. Chi sta con Conte e chi sta con Grillo. Con un occhio a quello che faranno i dirigenti più in vista del Movimento. «Smentiamo i retroscena, le fantasiose ricostruzioni e le presunte prese di posizione del ministro Di Maio che rimbalzano su agenzie e giornali in queste ore» mette le mani avanti Luigi Di Maio. «Io ho agito come dovevo agire: con il mio cuore, con la mia anima e con la mia intelligenza. Non sono il padre-padrone del M5s, sono il suo papà» dice Grillo che prova ad abbassare il tono dello scontro con il suo ormai rivale: lo Statuto di Conte "metteva al centro solo lui" e «io ho solo chiesto la garanzia di avere la struttura del garante identica allo statuto che c'è ora. Non ho chiesto altro» torna a ribadire il fondatore. "Ho sempre rispettato e continuerò a rispettare Beppe Grillo ma non dica falsità sul mio conto» gli ribatte a stretto giro l’ex candidato leader che sfida Grillo sul terreno della trasparenza: "ho agito sempre in trasparenza. Sono pronto a pubblicare lo scambio di mail che ho avuto con Grillo se lui mi autorizza». «C'è tanto sostegno dei cittadini: ho lavorato per 4 mesi. Ho aspettato Grillo in piena trasparenza. Il progetto politico non rimane nel cassetto per la contrarietà di una persona sola».