ROMA – Il caso Gregoretti è al rush finale e il verdetto pare scontato: Matteo Salvini dovrebbe andare a processo per presunto sequestro dei migranti fermi per 4 giorni sulla nave militare, prima di sbarcare ad Augusta il 31 luglio scorso. Il Senato chiude la partita sulla richiesta di autorizzazione a procedere per l’ex ministro dell’Interno. L’aula si esprimerà oggi votando l’ordine del giorno che Forza Italia e Fratelli d’Italia presenteranno per “salvare” l’alleato dai giudici. Per passare però serve la maggioranza assoluta dei senatori, cioè 161 contrari al processo. Ma a Palazzo Madama il centrodestra si ferma a 139. Da qui l’esito che per molti è scontato sul sì al processo.
Del resto Salvini è pronto. Anzi, sfida la maggioranza: “Voteranno per mandarmi a processo ma non mi opporrò», sentenzia mentre attraversa i canali di Venezia in diretta Facebook. E nel pomeriggio in una riunione sofferta, insiste chiedendo ai ‘suoì di fare altrettanto in Aula. Ma i senatori leghisti probabilmente si asterranno o usciranno dall’emiciclo. Ancora una volta il ‘capitanò chiede ai suoi parlamentari di non sottrarlo al tribunale. Una conclusione che condiziona ora il round in Aula, nel senso che a quel punto, secondo il regolamento del Senato, l’assemblea dovrebbe limitarsi a prendere atto della decisione della Giunta, favorevole al processo. A meno che almeno 20 senatori, contrari a quel verdetto, non chiedano espressamente (ed è pronto un documento comune di FI e FdI) un nuovo voto. Una mossa in realtà destinata al flop perchè il centrodestra non avrebbe i numeri sufficienti.
Nei corridoi parlamentari corrono i sospetti su un possibile appoggio di Italia viva, in nome del garantismo. A smentirlo è Matteo Renzi: «Salvini ha chiesto di essere processato, lo accontenteremo», annuncia al Tg5. Ma precisa: «Secondo me ha sbagliato politicamente, anche se fatico a vedere un reato, ma lo decideranno i magistrati. Poi comunque Salvini andrà battuto politicamente». A meno di sorprese, all’ex vicepremier preme di più andare avanti, verso l’ignoto di un processo. E portarsi a casa comunque un voto certificato del Senato che, secondo alcuni, potrebbe essere utile nella strategia difensiva davanti a un eventuale giudice sulla Gregoretti. Erika Stefani, la relatrice della Lega, riepilogherà quanto avvenuto nella Giunta, come e perché si è arrivati a quel voto. Dopo la discussione, una volta presentato l’ordine del giorno, presumibilmente in tarda mattinata si apriranno le urne. Il voto è palese e potrà essere espresso fino a sera. Solo allora sarà annunciato l’esito.