Governo M5s-Pd, prima il programma! Ma è già totoministri: rebus Mef-Viminale

Di Michele Esposito / 29 Agosto 2019

ROMA – Prima il programma, poi la squadra, avvertono Giuseppe Conte il M5S e il Pd. Ma tra i corridoi dei palazzi romani è partito già il totoministri.

I fari sono puntati su Economia e Viminale. Al Mef in pole ci sono personalità tecniche: da Salvatore Rossi (ex direttore generale Bankitalia) a Daniele Franco (ex Ragioniere generale) e Lucrezia Reichlin, con la variabile politica di Roberto Gualtieri. Il nome per il Viminale dipende, più di tutti gli altri, dal nodo vicepremier. Se il Pd otterrà la carica a Palazzo Chigi dovrebbe finire Dario Franceschini e in quel caso, all’Interno potrebbe arrivare un tecnico alla Franco Gabrielli o alla Mario Morcone. Nel caso in cui Conte scelga di non indicare dei vicepremier, al Viminale potrebbe finire un nome «forte» come quello di Andrea Orlando, profilo adatto anche per dare una netta discontinuità rispetto a Salvini sull’immigrazione.

Difficile che Franceschini entri nel governo se non da vicepremier, mentre Marco Minniti più che per il Viminale sembra in corsa per la Difesa. Tra i renziani (sostenitori della mozione Martina alle primarie) che entrerebbero nel Conte-2 in pole ci sono Lorenzo Guerini (ipotesi Affari Regionali), Ettore Rosato o Teresa Bellanova. Tra gli «ultra-renziani» circola il nome di Anna Ascani per Beni Culturali. In corsa anche Maurizio Martina, direzione Agricoltura o Mise, casella verso la quale guarda anche Paola De Micheli. Paolo Gentiloni, infine, resta un nome collocabile agli Esteri o come commissario Ue.

Molto dipenderà anche dalla collocazione di Di Maio. Se il leader M5S non sarà vicepremier potrebbe tornare a chiedere un ministero pesante (Viminale o Farnesina) o «accontentarsi» del Lavoro o della Difesa. Il M5S punta a confermare nel governo Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede alla Giustizia, la «promozione» di Stefano Patuanelli, con possibile destinazione Mit, è quasi scontata. Così come lo è l’ingresso nel governo di Vincenzo Spadafora, magari come sottosegretario alla presidenza di Consiglio. Meno chiaro il destino dell’altro capogruppo Francesco D’Uva, in bilico tra ministro e viceministro. Guardando al «Nodo rosa» ha qualche chance, tra gli ortodossi, Marta Grande. Quella di Nicola Morra all’istruzione, per ora, è solo una voce che circola mentre l’Ambiente potrebbe finire a Leu (con Rossella Muroni) anche se è forte il pressing M5S.

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