ROMA – Prima lo sblocco della trattativa per il governo giallorosso. Poi la frenata, dopo il ritorno alla carica di Luigi Di Maio per mantenere il ruolo di vicepremier che il Pd vorrebbe solo per un suo uomo. A caricare di tensione la partita si aggiunge la decisione dei 5 stelle di chiedere il gradimento della base al governo M5s-Pd tramite il voto online sulla piattaforma Rousseau. Solo dopo il conferimento dell’incarico a Conte. Tritolo puro che carica la notte di tensione. Non è ancora finita, dunque, e l’intesa non potrà che essere siglata solo all’ultimo momento, poco prima della salita al Quirinale delle delegazioni Pd e dei 5 stelle. Per questo da pochi minuti a Montecitorio è cominciato un nuovo incontro tra le delegazioni di M5S e Pd per limare ancora l’accordo su temi programmatici e nomi del nuovo governo giallo-rosso.
Sembra un estenuante gioco dell’oca. Luigi Di Maio non vuole rinunciare alla carica di vicepremier. E a questo punto «solo con l’ok degli iscritti il M5S supporterà il nuovo esecutivo», ha avvertito il leader alzando nuovamente la posta nella trattativa.
Così anche al Nazareno le posizioni si sono irrigidite. Il Pd non ha preso bene la decisione di Di Maio di portare l’accordo su Rousseau. Il capo politico M5S ha scelto di collocare la votazione dopo che il Colle avrà dato l’incarico al nuovo premier e prima che questi salga al Colle per portare i risultati delle sue consultazioni. Il voto, di fatto, sarà sul Conte bis e ciò, forse, aiuterà il Movimento a superare le proteste che, ancora in queste ore, arrivano dalla base per la possibile intesa giallorossa.
La decisione di mettere online l’intesa è stata a dir poco travagliata. E ha portato con sé un nodo: l’impossibilità di mettere il nuovo governo ai voti prima che Mattarella desse l’incarico a Conte, così come avvenne invece nel caso del contratto con la Lega (quando il voto su Rousseau avvenne il 18 maggio). Troppo poco il tempo a disposizione, per i vertici del Movimento, considerando anche che ciascuna votazione va annunciata almeno 24 ore prima del suo inizio. Così, dopo una riunione notturna con alcuni suoi fedelissimi a Palazzo Chigi (tra gli altri, i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva, Vincenzo Spadafora, e i ministri Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro) Di Maio ha opta di rivolgersi agli iscritti durante le consultazioni che potrebbe fare Giuseppe Conte: nel weekend, forse, «scenografia» temporale di tante altre votazioni online del M5S.
La scelta potrebbe servire a compattare una base disorientata dal possibile abbraccio al Pd. «Solo se il voto sarà positivo la proposta di progetto di governo sarà supportata dal MoVimento 5 Stelle. Il voto dovrebbe avvenire entro la prossima settimana. Gli iscritti al MoVimento 5 Stelle hanno e avranno sempre l’ultima parola», spiega Di Maio sul blog delle Stelle. Il Pd non è neppure citato. Sono citati, invece, i dieci punti portati dal M5S nel primo giro di consultazioni al Colle.
Conte entrerà ufficialmente in campo solo dopo aver avuto l’incarico dal presidente Mattarella, ma con la spada di Damocle della consultazione online e con una base M5S ancora in rivolta per l’abbraccio con i Dem. Per ora a condurre il difficile dialogo restano Di Maio e il segretario Pd Nicola Zingaretti. E il nodo era e rimane quello del vicepremier. Il Pd considera Conte come esponente 5S e vorrebbe un vicepremier unico, in quota Dem. Il M5S mira a ripetere lo schema giallo-verde: un premier-garante e due vice. Con una terza ipotesi: che alla fine le due parti convergano su un presidente del Consiglio e nessun vice.
Intanto, oggi al Colle continuano le consultazioni di Mattarella, con Leu e anche Civica Popolare che ieri hanno ribadito il loro sì al governo. Oggi toccherà ai big e, se la trattativa Pd-M5S si concluderà positivamente, nonostante i continui «stop and go», Mattarella incaricherà Conte tra mercoledì sera e giovedì, lasciandogli un certo margine per continuare a lavorare su programma e squadra di governo. Ma nelle prossime ore, per suggellare la schiarita Pd-M5S forse servirà un nuovo vertice tra Zingaretti e Di Maio. Del resto entrambi i leader devono ancora sciogliere gli ultimi dubbi personali e superare le pressioni interne.