Politica
Gli estremisti incendiano il voto, a Palermo alta tensione per il comizio del leader di Fn
La Palermo che attende il comizio di Roberto Fiore, candidato premier di Forza Nuova nella lista “Italia agli Italiani”, in programma sabato prossimo nel capoluogo siciliano, è una città che ha paura di farsi male con due mondi contrapposti che non vogliono arretrare né fare passi indietro.
Dopo i fatti di martedì sera qualcosa è cambiato. Rischia di esserci un prima e un dopo. Uno spartiacque pericoloso tra le ronde degli ultimi mesi e gli appostamenti sotto casa riservati agli estremisti di destra e ricambiati agli avversari di estrema sinistra e il passaggio dalle parole ai fatti.
Un timore che si esorcizza con difficoltà. Una bomba carta fatta esplodere a febbraio presso la sede di Forza Nuova a Palermo e un’altra presso la sede di Ursino, l’ex cuoco, oggi tatuatore che proprio nelle stessa zona in cui è stato aggredito svolge la sua attività i segnali della vigilia, prima dell’episodio dell’altra sera. Un conflitto non più latente di cui comincia a esserci traccia anche nei volantinaggi nelle scuole. Micro-aggressioni e fenomeni rimasti ai margini della cronaca. Un mondo a due facce, che riproduce gli schemi di un passato lontano tra estrema destra ed estrema sinistra che si pensava dovesse rimanere confinato nelle pagine del libri di scuola.
In occasione dell’anniversario della strage di Piazza Fontana a dicembre, prima ancora dei fatti di cronaca di Macerata, a Palermo un corteo da Piazza Massimo a Via Maqueda aveva visto sfilare 200 persone di “antifascismo militante”.
La sera prima dell’aggressione a Ursino un altro gruppo di una decina di persone aveva cercato lo scontro con un altro militante di Fn. A non scoraggiare il gruppo, nell’azione poi non riuscita, nemmeno la presenza nella zona di una caserma della polizia.
Una raffigurazione in piccolo, fatta di circostanze, ma anche di simboli e di linguaggi, degli anni di piombo. Un ragazzo, militante di Fn, picchiato nei pressi della Chiesa di San Domenico, nelle settimane scorse.
Nelle sere del sabato del centro storico palermitano si succedono spesso episodi ravvicinati e ripetuti. Su cui, negli ambienti di destra, per scelta culturale, cala il silenzio. Come per Casa Pound, al centro di scontri che sono rimasti in alcuni casi sotto traccia.
La logica della strada, che non vuole ribalte, ma si fa giustizia da sé potrebbe innescare una sub cultura di reazioni a catena, ancora più preoccupante in un contesto di questo tipo: «Non facciamo denunce, ce la discutiamo nelle strade», il commento secco che rimbalza dagli ambienti di destra.
Giorgio Martinico, 31 anni, portavoce dei Centri Sociali
Ieri la risposta dei Centri sociali di Palermo, nel corso di una conferenza stampa, è stata esplicita: «Non ci interessa conoscere gli esiti degli accertamenti in corso – dice Giorgio Martinico, 31 anni, portavoce dei Centri sociali, a margine di una conferenza stampa nella sede del Centro Anomalia – Il messaggio che vogliamo dare è che chiunque verrà tirato in ballo avrà il nostro sostegno. Abbiamo visto i fatti e abbiamo deciso da che parte stare e cioè dalla parte di chi rappresenta pezzi di antifascismo di questa città». Sull’episodio: «Ho visto il video e ho letto i media come voi. Non mi pare ci sia stata la violenza che ho letto. Venti giorni di prognosi? Io dopo aver giocato a calcetto ne ho avuti di più». Nessuna condanna dunque per la violenza con la quale Ursino è stato legato e picchiato: «Non diamo voce alla politica della violenza – precisa – stiamo solo supportando queste persone. Guardando i fatti ci sembra che si possano sminuire i toni con cui è stata raccontata questa vicenda». Un’aggressione che, per Martinico, il leader palermitano di Forza Nuova si «è andato a cercare». Perché «se tu per settimane porti avanti una campagna di odio e provocazione, ti racconti come il protettore di questa città, fai ronde notturne e campagne di sicurezza sugli autobus, ti devi aspettare quello che è successo perché è sul quel piano che hanno deciso di agire».
Forza Nuova, Audaces, Casa Pound, il mondo dell’estrema destra ha trovato la sua sede nella striscia di Palermo tra il Tribunale e via Dante. Ed è lì che l’antagonismo ha trovato la sua espressione diretta e senza filtri, martedì sera. E se il dibattito sui social finisce col dare una lettura che relativizza le sfumature quasi all’insegna del «chi ha cominciato per primo», una delle cose che la politica può fare è quella di bloccare sul nascere una pericolosa deriva di conflitto.
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