Cancelleri: «Ecco perché Messinese
Giancarlo Cancelleri: «Ecco perché Messinese è stato espulso dal Movimento 5 Stelle»
Il deputato: «Un sindaco in meno, più coerenza e dignità»
«Meglio avere un sindaco in meno che perdere la coerenza e la dignità». È l’estremo saluto a Mimmo Messinese, primo cittadino di Gela, che ieri sera avrà forse già ricevuto la bolla di scomunica. Mittente: Beppe Grillo, garante politico dei 5 Stelle. Oggetto: espulsione dal movimento. «Molteplici incongruenze» fra i programmi (nazionale e locale) dei grillini e l’operato del sindaco, da mesi «sotto osservazione». Le principali? Mancata rinuncia al 30% dell’indennità, politica ambientale filo-Eni, scelte anti-grilline su acqua e rifiuti. «A Gela i cittadini hanno votato il movimento 5 stelle, non hanno votato Domenico Messinese», è la riflessione di fondo di Giancarlo Cancelleri, deputato regionale del M5S, «portavoce delle istanze» di Grillo e Gianroberto Casaleggio, che – durante una pausa dell’ultima seduta del 2015 all’Ars – ci spiega i motivi di una scelta che «oggi può essere interpretata come un fallimento, ma che domani ci ripagherà con una vittoria più grande».
DOMENICO MESSINESE: SULL’ENI DI MAIO E CANCELLERI SAPEVANO
Cancelleri, il sindaco di Gela non è più dei vostri?
«Il movimento ha valutato i documenti, partendo da un’analisi del programma, non solo quello presentato alla città ma anche i principi generali del movimento, confrontandolo con l’operato dell’amministrazione Messinese. Sono state trovate molteplici incongruenze fra i programmi e ciò che ha fatto il sindaco di Gela in questi sei mesi. Ciò ha fatto scaturire l’idea che, di fatto, Messinese non fosse più del movimento. Con le sue azioni s’è posto lui da solo fuori dai Cinque Stelle. Ma adesso è arrivata la decisione: s’è aperta la procedura di espulsione».
Chi ha fatto questa valutazione?
«In questo caso, come da nostro regolamento approvato il 24 dicembre del 2014, la parola chiaramente spetta al garante politico»
E cioè?
«Beppe Grillo».
Ma ha scelto lui da solo?
«C’è stata una squadra allargata, che gli ha dato una mano nello studio di fatti che comunque sono oggettivi e non soggettivi, arrivando alla decisione».
E ora cosa succede?
«Per effetto del nostro regolamento viene sospeso, poi ha dieci giorni di tempo per produrre delle controdeduzioni rispetto alle motivazioni che gli vengono poste. Dopo questo periodo, se lui non presenta controdeduzioni o se le presenta e non convince il garante politico, a quel punto parte l’espulsione».
Che è irrevocabile?
«No, perché dopo l’espulsione avrà altri dieci giorni di tempo per rivolgersi al comitato d’appello. Un organo di cui io faccio parte, ma ho già comunicato ai colleghi Crimi e Lombardi che mi autosospenderò dalla decisione perché riguarda Gela e per una questione di correttezza non voglio entrarci».
Quali sono le «molteplici incongruenze riscontrate» da Grillo sull’operato del sindaco di Gela rispetto ai vostri programmi?
«Innanzitutto la condizione economica: la riduzione dello stipendio per noi è una bandiera, un punto d’onore. Tra l’altro c’è una legge regionale sulla riduzione dei compensi che si applica dal rinnovo delle amministrazioni comunali, ma noi abbiamo preso l’impegno di autoridurceli a prescindere dalla legge. Ebbene, Messinese non s’è mai ridotto lo stipendio. E non l’ha fatto nemmeno davanti a un preciso atto di indirizzo del consiglio comunale, il numero 42 del 22 settembre 2015, che all’unanimità si pronunciava sulla riduzione dell’indennità della giunta e dei gettoni dei consiglieri. Messinese non s’è mai ridotto del 30% l’indennità, cosa che una parte degli assessori e i consiglieri hanno invece fatto mettendo da parte una cifra per finanziare progetti».
La riduzione dell’indennità viene applicata da tutti gli altri amministratori grillini in Sicilia?
«Assolutamente sì. Bagheria è il caso più emblematico, perché il sindaco Cinque non ha percepito indennità per i primi sei mesi, dopo i quali ha subito applicato la riduzione del 30%. La stessa cosa è avvenuta a Ragusa, ad Augusta e a Pietraperzia. Lo fanno le giunte e i consiglieri. Talvolta anche quelli di opposizione, come a Bagheria. Si tratta di un nostro modo specifico di fare politica: diamo un senso concreto di quello che si può fare con ciò che qualcuno definisce pochi spiccioli».
Gli altri punti di incongruenza?
«Quello principale riguarda le politiche ambientali e il rapporto con l’Eni. Le elezioni, a Gela, arrivavano all’indomani del famigerato protocollo d’intesa fra la Regione e Assomineraria. Un accordo in cui la Sicilia s’impegna ad abbassare le royalties, che sono del 20% rispetto al 10% di tutto il resto d’Italia grazie a un nostro emendamento alla prima Finanziaria da quando siamo all’Ars, e a facilitare l’iter burocratico per le autorizzazioni. La controparte dei petrolieri, invece, non si impegnava a fare nulla. Noi a Gela ci siamo presentati in campagna elettorale con alcuni punti chiari: l’accordo non andava bene. E andava riscritto, obbligando Eni a investimenti per le bonifiche e riqualificazione ambientale».
E invece il sindaco Messinese, dopo un paio di settimane, silura l’assessore Nardo, fisico in prima linea nelle battaglie contro il petrolchimico…
«Lui fin da subito va in una direzione diametralmente opposta rispetto al programma locale e nazionale. Anziché ridiscutere il protocollo d’intesa, il sindaco presenta un accordo di programma nel quale il Comune chiede di accelerare sulla riconversione della Green Refinery. Che di green ha solo il nome. Il movimento, dopo studi approfonditi, s’è opposto ovunque a riconversioni di questo tipo».
Il caso Messinese, dunque, era aperto da tempo.
«Noi non dettiamo diktat, ma è chiaro che sono cominciate ad arrivare segnalazioni su segnalazioni. A quel punto abbiamo cominciato a scrivere le cose che non andavano. L’acqua pubblica, una delle nostre cinque stelle, l’Abc del movimento: Messinese in tv dice di voler collaborare con Caltacqua anziché verificare le clausole rescissorie con il gestore privato. I rifiuti: anziché ridare alla città un servizio ottimale e salvare i livelli occupazionali con un bando a evidenza europea, ha fatto ordinanze in continuità col passato. Queste cose si sono accumulate e sono diventate talmente tante che dopo sei mesi hanno portato alla ratifica dell’allontanamento di Messinese. Un divorzio fra le parti, anche se forse il matrimonio non c’è mai davvero stato».
Perché s’è rotto il giocattolo grillino a Gela?
«Partiamo da un presupposto: il movimento 5 stelle non cambia l’animo umano delle persone. Noi all’Ars abbiamo iniziato in 15, ora siamo 14. I sindaci in Italia sono 17 e ora diventeranno 16. Se uno riesce a candidarsi con noi perché magari racconta e fa credere di essere la persona giusta, poi magari quando diventa sindaco si convince che ha vinto lui le elezioni e non il progetto, allora capisci che lo stai già perdendo».
Ma scusi: a Gela non ha vinto Messinese?
«A Gela i cittadini hanno votato il movimento 5 stelle, non hanno votato Domenico Messinese. Sarei stupido anche a pensare che alle Regionali votarono Giancarlo Cancelleri: anche lì scelsero il progetto. Io, come tutti, sono il soldato di un progetto politico. Si può fare a meno del singolo, non del programma. Noi abbiamo scelto di non avere dei personaggi che rappresentassero migliaia di cittadini, ma migliaia di cittadini che rappresentano un’idea. Tutto ciò, in questo caso, non è avvenuto perché Messinese ha pensato che i voti fossero i suoi».
E perché accade proprio a Gela?
«Non lo so. Posso cominciare a pensare che la serenità del sindaco sia stata minata da qualche proposta del Pd o di parte del Pd. Si fanno tante voci: Enzo Bianco, Lillo Speziale. Non so se è vero, non mi interessa. A me dispiace tantissimo per i cittadini gelesi, ma sono convinto che capiranno che questo è il passo giusto: noi stiamo dicendo ai gelesi che il movimento 5 stelle non baratta il voto dei cittadini con la serenità di poter allontanare un sindaco. Scegliamo la strada più difficile: finire sui giornali ed essere calpestati perché questa è una cosa che non succede tutti i giorni, ma avere la coerenza di dire che questa persona non sta rispettando il contratto che aveva firmato con i cittadini e quindi dev’essere messo da parte».
Attenzione, però. Messinese pone un serio problema di sistema: io devo rispondere ai 22mila gelesi che mi hanno eletto e non alla sparutissima minoranza di 30 attivisti del meetup. Il movimento dovrebbe riflettere sui criteri di selezione della classe dirigente e sui meccanismi di democrazia partecipata. O no?
«Noi stiamo sempre più migliorando i criteri di selezione. Per la scelta delle squadre di candidati per le comunali stiamo sperimentando nuove forme. A Milano ha scelto un’assemblea dopo il confronto fra i sette candidati. A Roma la scelta online coinvolgerà gli attivisti di tutta la città, a Bologna il candidato sindaco ha fatto una propria lista in competizione con altre sul blog».
E in Sicilia per le prossime scadenze?
«Non sta a me deciderlo. Ma al momento dovrebbe essere confermato il voto online delle altre occasioni. Ma nulla è escluso. Tutti i metodi sono perfettibili: bisogna sperimentarli e lavorarci, purché si riesca a chiudere la porta ad aspiranti candidati in malafede o che possano arrecare danno al movimento. Ma ripeto: noi non possiamo cambiare l’animo umano».
E quindi il prossimo Messinese è dietro l’angolo…
«Fisiologicamente, in politica, c’è sempre una percentuale di persone sbagliate. Avviene in tutti i soggetti politici».
Allora non c’è differenza fra i grillini e il resto del mondo politico?
«No, la differenza c’è. Noi abbiamo il coraggio, nel momento in cui vengono disattesi gli impegni con i cittadini, di dire a quella persona: grazie, non sei più dei nostri».
Quella di Gela è una pesante sconfitta per voi. Dover ammettere «ci siamo sbagliati» a sei mesi dalla vittoria nella città di Crocetta. I cittadini gelesi sono legittimati a sentirsi traditi dal movimento.
«I cittadini capiranno. Anzi: hanno già capito. Da mesi ci arrivano centinaia di messaggi con la delusione non nei confronti del movimento, ma del sindaco di Gela. Tutti con una richiesta di aiuto e lo stesso mantra: questo sindaco non c’entra niente col movimento».
Ma per i grillini è una sconfitta o no?
«Forse più che una sconfitta è una delusione. Certo, non è una cosa bella. Ma è nelle scelte difficili che si distingue un movimento che vuole diventare davvero la guida delle nostre città, della Regione e dell’intero Paese. La coerenza non è un’opzione. La coerenza è coerenza e dobbiamo ogni giorno dimostrarlo. Punto. E se il caso di Gela, oggi, può essere interpretato come un fallimento, domani farà nascere qualcosa di buono. Un’altra vittoria. Noi a Gela rimaniamo in consiglio, con le persone che vorranno rimanere. Sono convinto che a Gela alle prossime elezioni saremo ancor più competitivi».
A proposito: chi resta con Messinese è fuori dal movimento?
«Sarà una scelta che liberamente faranno loro».
Grillo e Casaleggio, al di là dei regolamenti, che idea si sono fatta del pasticcio di Gela?
«L’idea è la stessa rispetto a tutto quello che ho finora detto. Le mie parole sono anche frutto di un interlocuzione e di una condivisione con loro. Io faccio da portavoce a queste istanze. L’idea è chiara: meglio avere un sindaco in meno che perdere la dignità e la coerenza».
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