Catania. Stesso istituto demoscopico, stesso tipo di campione interrogato. E stessa domanda: chi votereste oggi come presidente della Regione?
Il sorpasso di Musumeci
Esattamente 30 giorni dopo il primo sondaggio, Demopolis ripropone l’indagine in esclusiva per La Sicilia. E si registra il sorpasso di Nello Musumeci nel testa a testa con Giancarlo Cancelleri: il candidato del centrodestra cresce dello 0,5% (dal 34% di settembre al 34,5% di adesso), quanto basta però per superare l’avversario grillino, che perde tre punti, passando dal 35 al 32%.
Resta indietro, senza significativi segnali di vitalità elettorale, Fabrizio Micari. Che registra il 22,5% delle intenzioni di voto, appena lo 0,5% in più di un mese fa. L’aspirante governatore del centrosinistra «sembra scontare una minore notorietà rispetto ai competitor, ma anche le valutazioni negative dei cittadini siciliani sul governo regionale uscente», sostiene il direttore dell’Istituto Demopolis, Pietro Vento. In crescita (dal 6 al 9%) Claudio Fava, che «attrae comunque un voto più ampio della lista che lo sostiene», annota Demopolis nel suo report. Un magro 3% viene stimato per tutti gli altri che hanno dichiarato la candidatura per Palazzo d’Orléans, fra i quali Franco Busalacchi, Roberto La Rosa e Piera Maria Loiacono.
Una notazione importante: al momento del quesito sul consenso per gli aspiranti governatori (formulato a chi, fra il campione dei mille intervistati, asseriva di volersi recare alle urne), i ricercatori di Demopolis hanno citato, una per una, tutte le liste che verosimilmente sosterranno i singoli candidati.
«Si tratta comunque – ricorda Vento – di uno scenario aperto ed in evoluzione, destinato a mutare con la presentazione delle liste dei candidati all’Assemblea regionale siciliana in corso nelle prossime ore».
Liste Ars, le prime tendenze
A proposito di liste. Nella seconda indagine sulle Regionali realizzata per il nostro giornale, cominciano a emergere i primi trend sulla corsa per l’Ars. Ad esempio, «in termini di consenso personale, Cancelleri si conferma più forte della lista del M5S, che sfiorerebbe il 30%, in testa al podio dei partiti», sul quale – secondo le tendenze rilevate dall’Istituto Demopolis – «salirebbero oggi, con risultato a due cifre, anche Forza Italia e Partito democratico». Supererebbe, «con estrema tranquillità», la soglia per l’accesso all’Ars anche la lista di Musumeci, #DiventeràBellissima.
Meno informazioni dettagliate sulle altre liste in campo. Anche perché «il peso effettivo delle altre forze politiche in campo – spiegano i ricercatori di Demopolis – potrà rilevarsi soltanto con l’identificazione dei candidati locali da parte degli elettori nei diversi contesti provinciali».
Notorietà e fiducia: i trend
Gli altri dati comparabili rispetto al sondaggio dei primi di settembre riguardano la notorietà e la fiducia. A un mese dal voto il candidato più conosciuto dai siciliani si conferma Nello Musumeci (con l’80%, percentuale molto alta, sostanzialmente stabile rispetto al 79% di settembre). A seguire, anche in questa classifica, c’è Cancelleri, la cui notorietà è cresciuta di 10 punti nelle ultime quattro settimane: dal 58 al 68%. Circa 6 intervistati su 10 hanno sentito parlare di Fava, il cui dato è stabile. Chiude la classifica della notorietà, con il 39%, Micari. Il quale, nonostante un importante incremento di 14 punti in un mese, resta ancora poco conosciuto dagli elettori dell’Isola.
Resta immutata, nel sondaggio Demopolis, la graduatoria della fiducia dei siciliani. Tra quanti hanno sentito parlare di ciascun candidato, il 40% dichiara di fidarsi di Cancelleri, il 39% di Musumeci e il 37% di Micari. Ultimo posto, in questo contesto, per Fava con il 29%.
«Si tratta di un giudizio, nel complesso, molto positivo per le figure in campo per la presidenza della Regione», annotano i ricercatori di Vento. Soprattutto se si paragonano questi numeri al grado di fiducia medio dei cittadini nei personaggi politici nazionali.
Affluenza ancora in calo
E poi l’affluenza. Ci scuseranno gli onorevoli candidati, ma la notizia più clamorosa – a nostro parere – non è da cercare negli istogrammi sul consenso agli aspiranti governatori, in cui comunque si registrano novità interessanti.
Fa davvero paura un’emorragia che appare finora inarrestabile: l’astensionismo. A un mese dall’ultima rilevazione, il sondaggio di Demopolis fotografa un aumento degli elettori in fuga dalle urne. Se a 60 giorni dal voto la percentuale di siciliani che si autodichiaravano “disertori” era pari al 54%, adesso – ad appena un mese dal 5 novembre – l’astensionismo cresce ancora. Di altri due punti. Il che porta a uno scenario grottesco quanto realistico: a scegliere il prossimo presidente della Regione potrebbero essere appena due milioni di siciliani sui 4,6 milioni di aventi diritto. Facendo i conti della serva e considerando il sistema elettorale (elezione diretta al primo turno per chi prende anche un solo voto in più degli avversari) per entrare a Palazzo d’Orléans, oggi come oggi, basterebbero circa 700mila voti.
Ma non c’è molto da stupirsi. Perché siamo alla stima di una cifra assoluta di poco superiore alle 617.073 preferenze (30,47%) che consegnarono a Rosario Crocetta la vittoria nel 2012, con un’affluenza del 47,42%, ovvero 2.203.885 votanti su 4.426.754 potenziali elettori.
Certo, fa impressione che i siciliani rispondano “no, grazie”, pur sollecitati dal bombardamento di una campagna elettorale di fatto nel vivo da settimane, a prescindere dalla presentazione formale di candidati e liste. Cosa significa questo per lo scenario del 5 novembre? Fra gli esperti demoscopici ci sono due scuole di pensiero. La prima, minoritaria, sostiene che più bassa sarà l’affluenza e più pesante, in termini relativi, sarà il voto “fidelizzato”. E cioè quello di chi – come gli attivisti 5stelle o degli elettori più ideologizzati e radicali di destra e di sinistra – sostiene i propri candidati con un forte senso di appartenenza. La seconda chiave di lettura, più diffusa fra gli esperti, è basata su studi statistici che legano il tasso di affluenza con i risultati finali delle ultime competizioni. In questo caso la diminuzione, soprattutto se drastica, della percentuale di chi va alle urne è sintomo di una minore partecipazione del cosiddetto voto d’opinione. Con un corollario ben preciso: diventa decisivo, in questo contesto, il consenso “strutturato”. Quello delle segreterie politiche e dei ras delle preferenze.
Caccia a indecisi e “confusi”.
Ma ancora c’è speranza per tutti. O quasi. Innanzitutto perché l’attuale partito del non voto (maggioranza assoluta col 56%) contiene comunque un 27% di siciliani ancora indecisi sulla scelta di restare a casa.
Infine c’è un altro elemento che merita attenzione. «A un mese dall’apertura delle urne, il consenso appare ancora fluido e instabile: se l’80% di quanti esprimono oggi un’intenzione di voto si dichiara determinato a confermare tra un mese la scelta odierna, un quinto degli elettori siciliani – ricorda Demopolis – afferma invece che potrebbe anche cambiare idea nei prossimi 30 giorni». Sono i “confusi”. Quelli che, magari, cambieranno idea all’ultimo minuto. Un legittimo peccatuccio di coerenza. Nulla a che vedere con i tanti voltagabbana che, dall’altra parte della barricata, chiedono loro il voto «per cambiare la Sicilia».
Twitter: @MarioBarresi