Onorevole D’Agostino, come mai non indossa la spilletta di Forza Italia? Ormai voi renziani in Sicilia siete stati annessi…
«Non c’è nessuna annessione a Forza Italia, che riconosciamo essere prima forza, autorevole e rappresentativa delle posizioni di centro. Così come, in questo contesto, riconosciamo la leadership siciliana di Miccichè».
Ma cosa succede in pratica?
«Formalizzeremo un accordo parlamentare tra i due gruppi, Forza Italia e Sicilia Futura-Italia Viva, che contiamo di trasformare in un accordo politico pieno e dignitoso per il futuro».
Un «accordo politico» in che senso, scusi? Sia più chiaro…
«Nel senso che immaginiamo alleanze e liste comuni per le future elezioni amministrative e regionali».
Come pensa che verrà percepito dagli elettori un renziano che si candida, a Palermo o all’Ars, nella lista con il simbolo di Forza Italia e il nome di Berlusconi?
«Con una battuta potrei risponderle: anche dentro le liste del vecchio Pci c’erano le candidature indipendenti! Ma non è questo il caso, è un discorso diverso: c’è una nuova frontiera e credo che si possa pensare a una vera casa comune».
Per Miccichè su “Repubblica” il discorso sembra un altro: per ora restano i due gruppi all’Ars, giusto per non indebolire Renzi in vista del voto a Palermo. E poi sarete tutti una cosa…
«Miccichè è andato un po’ oltre, ma certo tutto in futuro è possibile. Nessuno ha per ora mai messo in discussione l’autonomia del gruppo e né la storia di Italia Viva. Mai pensato di sciogliere il gruppo o di confluire in Forza Italia. In un quadro di prospettive importanti, ci sarà una graduale integrazione».
Non un matrimonio, ma un fidanzamento ufficiale. O una convivenza?
«Pensiamo a riequilibrare le forze in campo rafforzando la posizione di Forza Italia: la prevalenza delle posizioni populiste e sovraniste oggi è sbagliata e perdente. Le recenti elezioni lo dimostrano: i cinquestelle sono in crisi irreversibile, Lega e FdI escono ridimensionati».
E quest’analisi che c’entra col laboratorio siciliano di “Forza Italia Viva”?
«La gente apprezza Draghi e il suo modello politico: la fermezza e la serenità con le quali affronta i problemi e ottiene successi».
Quindi in Sicilia la palla passa al centro e, se il modulo di gioco funziona, si esporta anche a Roma…
«Può anche accadere che la palla passi al centro. In quel caso gli sviluppi potrebbero essere imprevedibili. E i partiti siciliani, in autonomia e seguendo un modello rispondente ai veri bisogni della gente, potrebbero offrire una soluzione innovativa».
Lei è stato fra gli ostetrici del cosiddetto grande centro, che in Sicilia è nato morto. Ci riproverete allargando quest’asse ad altre forze?
«Se tutti i partiti aderenti alla famiglia dei Popolari si riunissero, rappresenterebbero la prima forza politica. Forse in Italia. In Sicilia di sicuro».
Lei semina indizi, ma non dice cosa avete in mente. Che succederà?
«E chi può sapere cosa può succedere in un anno così importante? Sono processi complessi, vanno monitorati e accompagnati. Questo è stato il senso dell’incontro tra Renzi e Micciché: intanto collaboriamo e vediamo se in futuro possiamo fare strada insieme».
Quindi Renzi, per conto del quale è presumibile lei stia parlando, pensa davvero al centrodestra?
«Non so se Renzi, che rimane il più bravo in assoluto, pensi al centrodestra. Ma è certo che sarà capace di influire sulle evoluzioni della politica italiana. Come ha dimostrato con Conte e Draghi. Lo scenario è destinato a mutare profondamente, solo allora si faranno delle scelte. Ma il rapporto con Miccichè resta una buona cosa».
Ma in Sicilia, per sistema e scadenze elettorali, non c’è tempo di aspettare questo scenario. E allora che si fa?
«Noi in Sicilia dobbiamo fare prima e non farci trovare impreparati. Il nostro accordo potrebbe essere un test anche per il resto del Paese».
Non per mettere zizzania fra voi neo-alleati, ma dal racconto di Miccichè sulla cena con Renzi emerge una strategia nazionale ben più definita.
«Miccichè è fatto così, prendere o lasciare. Ma una cosa sono i rapporti personali, che sono eccellenti, un’altra quelli politici, che richiedono invece freddezza».
Il vostro gruppo all’Ars, gemellato a Forza Italia, sosterrà Musumeci entrando nell’area di centrodestra?
«Le dinamiche dentro il centrodestra le seguiamo, ma non ci appartengono. Il gruppo di Sicilia Futura-Italia Viva rimane all’opposizione di Musumeci. In verità un’opposizione che è sempre stata responsabile e costruttiva, soprattutto negli ultimi due anni di crisi pandemica».