Forza Italia ci riprova e ripropone in commissione il disegno di legge che abolisce l’obbligo del voto di genere alle elezioni amministrative in Sicilia. Una norma che era stata per due volte cassata dall’Ars nella scorsa legislatura e che ora il presidente della commissione Affari istituzionali, Stefano Pellegrino di Forza Italia ha riesumato. E il dibattitto avviato già stamattina ha suscitato come prevedibile un vespaio di polemiche. La norma, introdotta nel 2014 rende obbligatoria la doppia preferenze e che una debba essere obbligatoriamente destinata a una donna. Pellegrino ha espresso fiducia: «Se non ci saranno ragioni diverse, che sarà sostenuto dalla maggioranza di centrodestra e anche dai grillini (che avevano presentato un loro disegno di legge analogo, ndr) e pure da pezzi del Pd. Queste norme di stampo femminista sono ormai arcaiche».
Dall’opposizione si è alzato un fuoco di fila: «Non vi è alcun motivo per abolire la preferenza di genere in Sicilia – ha per esempio detto Giuseppe Lupo, capogruppo PD, al termine della riunione della commissione Affari istituzionali all’Ars -. Da quando è stata introdotta, nel 2013, ha dato risultati positivi incrementando la presenza delle donne nei consigli comunali. Nelle nove città capoluogo la presenza delle donne è passata dal sei al trenta percento. La proposta di alcuni deputati di Forza Italia, che ha presentato un disegno di legge per chiedere di abolire questa norma, è pretestuosa e fuori luogo».
Alla riunione della commissione hanno partecipato, fra gli altri, anche Milena Gentile dell’associazione Emily, Adriana Palmeri della associazione Mezzo Cielo e Valeria Ajovalasit presidente di Arcidonna che hanno detto, come era prevedibile, no. «Condividiamo pienamente le considerazioni espresse dalle rappresentanti di queste associazioni – ha aggiunto Lupo – il Pd continuerà la propria battaglia a difesa di una norma, tra l’altro già applicata nel resto del Paese, che consideriamo un elemento importante per la vita democratica e partecipata delle amministrazioni locali».
Di «incredibile accanimento» parla la deputata regionale Marianna Caronia. «Di fronte – ha aggiunto – ad un panorama economico così disastroso come quello siciliano, una parte della classe politica, guarda caso a prevalenza maschile, considera l’abolizione della preferenza di genere una priorità indifferibile. Proprio questo accanimento dimostra invece quanto questa norma sia non soltanto utile ma anche necessaria perché dimostra come una qualificata presenza femminile nelle istituzioni possa essere il cardine per rompere interessi personali ed un vecchio modo di fare politica che certamente non è a servizio della comunità».
No anche dal Movimento Cento Passi. «Con l’introduzione della doppia preferenza di genere abbiamo evitato il triste spettacolo di aule consiliari occupate solo da uomini – ha detto Claudio Fava, presidente della commissione antimafia regionale – uno spettacolo purtroppo non raro nel passato. Per la Sicilia è stata una conquista di civiltà, testimoniata dai numeri che hanno visto triplicare la presenza di consigliere comunali. E adesso all’Ars qualcuno vorrebbe riportare indietro le lancette della storia, magari tornando ad aule consiliari tutte al maschile per garantire qualche eletto fidelizzato in più». Fava ha anzi rilanciato: «Nella proposta di modifica alla legge elettorale regionale che abbiamo presentato nelle scorse settimane il doppio voto di preferenza di genere è esteso anche all’Ars, affinché l’Assemblea regionale possa essere finalmente un consesso donne e di uomini, con pari dignità, presenza e capacità di rappresentanza».