Ferie finite per la politica – siciliana e nazionale – ammesso che nelle stanze dei bottoni si sia mai andati in vacanza. Ed è così che, in un pomeriggio di fine agosto, si discute del futuro dei partiti.
Secondo quanto apprende l’Agenzia di Stampa Italpress, intanto, nel corso riunione di oggi del gruppo di Forza Italia all’Ars, molti deputati hanno sollecitato il presidente della Regione Renato Schifani a candidarsi alla guida nazionale del partito in occasione del prossimo congresso di febbraio del prossimo anno. La richiesta nascerebbe dal malessere di gran parte della deputazione sulla gestione targata Antonio Tajani, al quale si contesta l’isolamento della Sicilia sulle scelte strategiche azzurre.
In mattinata, intanto, era stato Gianfranco Miccichè, ex leader di Forza Italia in Sicilia, oggi deputato regionale nel gruppo Misto all’Ars, ospite di Talk Sicilia, la trasmissione di approfondimento del quotidiano online BlogSicilia, disponibile a sotterrare l’ascia di guerra dopo le forti tensioni proprio col presidente della Regione Renato Schifani.
«Serve un nuovo compromesso – commenta Miccichè – che metta insieme tutti i centristi moderati, guardando anche al Pd e alla Lega, per fermare lo strapotere della Destra. La Sicilia può e deve essere ancora una volta laboratorio politico e dar vita a un centro forte che sia alternativo ad una destra piglia tutto” e “non necessariamente per soppiantarla, ma anche semplicemente per trattare con essa da una posizione politica non subalterna».
«E questa alleanza» sostiene l’ex presidente dell’Ars, potrebbe rilanciare “quel che resta di Forza Italia dopo Berlusconi”. Un partito che «rischia, diversamente, di sparire». Può essere Renato Schifani a mettere insieme queste forze e a passare alla storia politica di questo Paese realizzando un nuovo grande soggetto politico di centro – è l’idea di Miccichè – non cerco posti per me, metto solo a disposizione la mia analisi: Schifani deve solo trovare il coraggio di farlo».
«Mi sembra che la premier Meloni stia cominciando a fare molto da sola senza tener conto degli alleati – prosegue Miccichè – e ogni giorno c’è uno scontro: tra Salvini e Crosetto sul generale Vannucci; tra Tajani e Meloni sulle tasse e sulle banche. Non è una maggioranza facile da reggere, reggeva finché c’era Berlusconi, che chiamava tutti attorno a un tavolo e trovava sempre la mediazione. Oggi questa figura è venuta meno».