Forza Italia, così l’euroderby per le liste in Sicilia è diventato una faida

Di Mario Barresi / 07 Marzo 2019

CATANIA –  Quando su WhatsApp gli arriva il messaggio che apre la definitiva faida in Forza Italia, Salvo Pogliese – ironia della sorte – ha davanti a sé il fratello del neo-segretario del Pd. Luca Zingaretti, a Palazzo degli Elefanti, impegnato nel ciak di un film dal titolo che suona come una beffa: “Tuttapposto”.

«Tutto a posto, ‘sta gran m…», sussurra un fidatissimo collaboratore di Pogliese. E lui, in uno dei pochi momenti di privacy di una mattinata dedicata ad accogliere la produzione cinematografica, sbotta: «Se non smentiscono subito questa bufala ne trarrò le dovute conseguenze…».

Del resto, il film è altrove. E la trama racconta di un delitto perfetto consumato da Gianfranco Miccichè nei confronti dell’odiatissimo (ma la cosa è reciproca) sindaco di Catania. La prima sequenza dell’ultima scena è un lancio dell’agenzia Ansa. Che dà per “chiusa” la lista di Forza Italia per la circoscrizione Isole alle Europee, secondo «quanto stabilito dal leader di Fi, Silvio Berlusconi, anche lui candidato, in un vertice che si è tenuto ad Arcore con Miccichè», al quale «era presente anche Giuseppe Milazzo», capogruppo all’Ars, ma anche aspirante candidato per Bruxelles. Ed è proprio il palermitano fedelissimo di Gianfranco, secondo questa ricostruzione, uno dei fortunati prescelti, oltre all’ex ministro Saverio Romano (in quota centristi di Noi per l’Italia).

I due sono dati in lista dopo il leader Berlusconi e l’uscente sardo Salvatore Cicu, che dovrebbe indicare «un’altra donna» da schierare accanto a Dafne Musolino, assessore a Messina nella giunta di Cateno De Luca». In base a questo scenario restano fuori gioco Giovanni La Via, che «sconta il suo passato nel Ncd di Angelino Alfano e la scelta di sostenere alle ultime elezioni regionali il candidato del Pd Fabrizio Micari, di cui avrebbe fatto il vice in caso di vittoria»), ma anche Basilio Catanoso, ex parlamentare acese da sempre vicinissimo proprio a Pogliese. Dentro i suoi (in un perverso equibirio palermocentrico fra romaniani e anti-romaniani), fuori i catanesi: il cerchio per Miccichè si chiude.

Ricevuta la “notizia”, il sindaco apre le frenetiche consultazioni. Telefonate e sms con Licia Ronzulli (sacerdotessa di Arcore) e con la capogruppo alla Camera, Anna Maria Bernini. «È assurdo che non ci sia un candidato di Catania, collegio record del partito in Italia col 23% alle Politiche, metropoli amministrata da un sindaco forzista. Ditemi che sono su Scherzi a parte…».


Il pressing ottiene un risultato. Una nota di Forza Italia. Nella quale si conferma che «in questi giorni sono in corso le riunioni con i coordinatori regionali per una prima stesura delle liste dei candidati per le elezioni europee». Ma poi si precisa che «tutti gli europarlamentari uscenti saranno ricandidati» e, «ai sensi dell’articolo 43 dello statuto di Forza Italia», le liste «verranno definite dal comitato di presidenza sentiti i coordinatori regionali». Insomma: la partita non è ancora chiusa; deciderà Berlusconi, capolista e unico eletto virtuale.

Quanto basta per placare l’ira di Pogliese: prende atto della nota che «riconduce nei giusti binari le estemporanee dichiarazioni del coordinatore regionale». E snocciola i numeri del partito sotto il Vulcano (compreso il 27% alle Amministrative), «presupposti concreti e incontrovertibili che sfoceranno in una candidatura unitaria espressione dell’area metropolitana etnea». Poco prima il comunicato in cui Catanoso ammonisce: «Di tatticismi e “risiko elettorale” si muore», ribellandosi al «tentativo di retroguardia di difendere inutili rendite di posizione comprensibili, forse, per un partito in ottimo stato di salute, ma non certo per l’attuale Forza Italia che necessiterebbe di ben altri impulsi e responsabilità».

Ma cos’è successo, davvero, nel vertice di Villa San Martino? E cosa sta succedendo, al di là del derby-faida fra palermitani e catanesi, nel partito siciliano? A La Sicilia risulta che in effetti il Cav. fosse davvero convinto degli argomenti del viceré Gianfranco e del suo scudiero all’Ars. «Ma così Catania resta senza candidati…», è stata la controdeduzione istintiva di Berlusconi. Al quale Miccichè e Milazzo avrebbero educatamente ribattuto. Ricordando il pedigree alfaniano di La Via, argomento molto convincente col presidente. Ma anche l’origine non “forzista doc” di Catanoso, soffiando alle orecchie di Silvio un pettegolezzo: «Basilio s’è visto con Giorgetti, per candidarsi con la Lega. E Pogliese che fa, lo lascia solo?».

Gossip smentito dal sindaco: «Io da 25 anni faccio un percorso coerente, non cambio casacca da un giorno all’altro», continua a ripetere a chi gli chiede del suo futuro. Ma lui ad Arcore non c’è. «Non sono dei nostri», la brusca sintesi dei rivali. Rafforzata da una carta a sorpresa: anche Marco Falcone, assessore regionale, ex An e «un grande amico di Gasparri», sarebbe pronto a sostenere il capogruppo Milazzo, come «candidato unitario dell’Ars». A Sala d’Ercole un effetto-domino , che motiverebbe in campagna elettorale molti deputati. A partire dai messinesi, al netto del calo del desiderio di Francantonio Genovese e famiglia: Bernardette Grasso potrebbe fare la capogruppo, lasciando il posto di assessore a Tommaso Calderone. O viceversa. Già della partita sarebbero il trapanese Stefano Pellegrino e l’agrigentino Riccardo Gallo.

Ma davvero Falcone è pronto a rompere l’asse dei catanesi per sostenere Milazzo? L’unica certezza è che l’ex sindaco di Mirabella ha detto chiaramente a Pogliese che non sosterrà mai La Via. Il giudizio su Catanoso è diverso, anche se trapela l’idea che «la candidatura di Basilio non scalda i cuori». Per il sindaco, ormai, è una questione d’onore: «Un candidato sarà catanese». Intanto La Via gioca l’ultima carta: la stima di Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento e braccio destro del Cav. Anche per questo, ieri sera, i bookmaker forzisti puntavano su questa quaterna: Berlusconi, Cicu, Romano, La Via. Oltre alle quattro «candidature femminili di riempitivo, al di là di ogni ipocrisia…», nella definizione vergata da Catanoso.

Twitter: @MarioBarresi

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Redazione
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