il caso
Fondi Fsc, Schifani da Fitto per trovare un equilibrio con le opere decise dal Governo Musumeci
L'incontro a Roma
Su cosa fare dei circa 4 miliardi di Fsc della Sicilia, l’input romano è chiaro: «Si punti su opere strategiche», spendendo «presto e bene». Una linea, già dettata in pubblico dalla premier Giorgia Meloni a Catania, ribadita ieri dal ministro Raffaele Fitto in un incontro riservato con il presidente della Regione, Renato Schifani. Durante il quale, in preparazione dell’Accordo di coesione fra i due governi, s’è fatto il punto sulla distribuzione dei fondi nelle 12 aree tematiche.
Il compromesso
Ma a Roma s’è accennato anche a un’ipotesi di compromesso fra la strategia di Palazzo Chigi, fissata anche con altri governatori, di «puntare su grandi progetti cantierabili con un impatto forte sul territorio» e le pressanti richieste siciliane che una parte di Fratelli d’Italia, la più legata all’ex governatore Nello Musumeci, continua a sostenere al tavolo del centrodestra regionale, oltre che in una sottile moral suasion con lo stesso Fitto. In ballo, come raccontato da La Sicilia, ci sono quasi 900 milioni per oltre 250 progetti (soprattutto infrastrutture, riqualificazione urbana e beni culturali), per lo più di media e piccola entità, disseminati nei comuni con risorse Fsc “preventive” assegnate da cinque delibere del precedente governo. Ma l’idea di Schifani (e non solo) sarebbe quella di voltare pagina. «C’è un disegno ostile per azzerare il nostro lavoro», sostiene da tempo l’ex assessore Ruggero Razza avvertendo il partito.Il dissidio fra l’attuale inquilino di Palazzo d’Orléans e il predecessore emerge nel rinvio, su esplicita richiesta di FdI, della delibera Fsc dalla giunta dello scorso 9 febbraio, ma anche dalla “chiamata alle armi” di alcuni big di FdI nella chat regionale, sbirciata da Repubblica, invitando «dirigenti e amministratori» del partito a «accogliere le istanze» su «progetti esecutivi e cantierabili» da indirizzare all’assessore Alessandro Aricò.
La fame di Fratelli d’Italia
Come conciliare allora la “fame” di micro-opere dei Fratelli di Sicilia con la strategia di Meloni e Fitto improntata ai grandi interventi? Una soluzione, a Schifani, l’hanno già prospettata i coordinatori regionali di FdI, Salvo Pogliese e Giampiero Cannella, nel vertice di lunedì scorso: aumentare il plafond delle infrastrutture (785 milioni nell’ultima bozza circolata in giunta, al netto di 1,3 miliardi di cofinanziamento del Ponte) portandolo «ad almeno un miliardo». Dentro questa cifra, a cui si aggiungerebbe un ritocco al rialzo dei 150 milioni ipotizzati per i beni culturali e la nuova previsione di 100 milioni per la riqualificazione urbana, allora, potrebbe entrarci una parte di opere “musumeciane” (ma non tutte), mentre le altre resterebbero in attesa di ulteriori fonti di finanziamento. E sarà lo stesso Aricò, capodelegazione di FdI in giunta, a trattare col governatore (che di lui si fida), nel frattempo impegnato a raccogliere la “lista della spesa” degli altri partiti e di alcuni assessorati.
I paletti di Sammartino
Con i numeri che non quadrano, soprattutto fra chi, come il vicepresidente leghista Luca Sammartino, vorrebbe che si facesse tabula rasa dei progetti del precedente governo e chi invece, come il collega forzista Marco Falcone, ex titolare delle Infrastrutture, spinge per finanziarli tutti, o quasi, anche in ragione di una clausola del nuovo accordo di finanza Stato-Regione, in cui c’è l’impegno di un aumento del 3% degli investimenti, favorito dal flusso di denaro spostato su «opere immediatamente cantierabili». Quelle di Musumeci. Il piano del governo regionale, comunque, è quasi delineato: in corso «limature», ma, oltre al miliardo di infrastrutture, in ballo ci sono 500 milioni per competitività delle imprese, 1,2 miliardi per ambiente e risorse naturali (al netto degli 800 milioni dei termovalorizzatori), 300 su sanità, 200 per beni culturali e altrettanti per formazione, 100 per riqualificazione urbana.
La diplomazia di Schifani
Fitto avrebbe apprezzato la diplomazia di Schifani. «La strada è corretta». E la prossima settimana (non nella seduta di domani alle 12) il governo regionale dovrebbe deliberare la distribuzione dei fondi nelle macro-aree. Inviando il prospetto alle commissioni Bilancio e Ue dell’Ars, per un parere obbligatorio ma non vincolante. Poi il passaggio in aula con un semplice ordine del giorno e infine un’altra delibera in giunta da inviare a Roma per la firma dell’Accordo.E l’elenco dettagliato delle opere? Fra gli assessori regionali ci sono due scuole di pensiero: c’è chi sostiene che andrebbe inserito nelle carte da inviare a Palazzo dei Normanni con «una discussione sul merito come avvenne anni fa con la commissione presieduta da Savona» e chi invece è certo che «la scelta la faranno successivamente le singole autorità di gestione (i dipartimenti regionali, ndr) seguendo le direttive del presidente Schifani e della Programmazione sulla compatibilità dei progetti con le linee del Fsc». Chissà chi avrà ragione.m.barresi@lasicilia.itCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA