Finanziaria Ars, dalla «felicità» per i disabili alla faida fra deputati per stabilizzare i precari

Di Mario Barresi / 30 Aprile 2018

A un certo punto, alle sei e mezza della sera, dopo una serie di interventi da pagine del Libro Cuore, passa l’articolo sui fondi ai disabili, con annesso emendamento bipartisan sui 5 milioni aggiuntivi per l’autismo. «Sono felice in questo momento di essere presidente di questa Assemblea», dice – in una maschera di sincera commozione – Gianfranco Miccichè. Il quale non può immaginare che, di lì a poco, si sarebbe scatenato l’inferno. Con i deputati impegnati a contendersi, con la scusa della norma sui Pip palermitani, la stabilizzazione delle più svariate tipologie di precari siculi.
Dal blu solidale di Palazzo dei Normanni illuminato per l’autismo al rosso paonazzo degli onorevoli che schiamazzano.
United colors of Ars.

Il voto trasversale di ieri sui disabili resta l’acmé. Il punto più alto del dibattito all’Ars. Una maratona infinita. Che ha avuto più di una falsa partenza. E qualche sbandata, con un paio di “fuori percorso” degni di nota. Eppure, mentre i granelli di sabbia si consumano nella clessidra della scadenza di oggi, è tempo primi bilanci.

Cosa resterà di questa Finanziaria? Una legge in principio «asciutta» (come la definì il governatore Nello Musumeci presentando un testo di 36 articoli), poi trasformatasi in «Frankenstein» (copyright Claudio Fava), nonostante la cura dimagrante della Presidenza dell’Ars, che ha stralciato ben 33 dei 120 articoli della versione monstre partorita dalla commissione Bilancio.

Chi ha vinto e chi ha perso? Ecco il borsino (semiserio) della legge di stabilità discussa nel parlamento più “instabile” del mondo.


Uno dei vincitori è senz’altro lo stesso Miccichè. Innanzitutto perché sabato sera ha trionfato la sua Juve. E poco importa dei soliti sospetti sulla sospensione della seduta causa partita: al leader siciliano di Forza Italia va comunque un plauso per l’onestà intellettuale da tifoso in un partito in cui altri bianconeri (come ricordò Silvio Berlusconi in un perfido aneddoto sull’ex delfino Angelino Alfano, smentito dall’interessato) sono persino arrivati a fingersi milanisti pur di compiacere il capo. Miccichè, fra lo sdegno dei grillini, s’è goduto in tv la sconfitta dell’Inter cara al dem Antonello Cracolici. Il quale, nell’ennesimo siparietto fra i due, ieri s’è preso una mezza rivincita. «Se non fosse il capogruppo del partito che mi ha votato qui dove sono…», dice il presidente. «No, io capogruppo lo ero. Adesso è Lupo», gli risponde il deputato del Pd. Ma Miccichè chiarisce l’arcano: «No, veramente parlavo di Milazzo», ovvero Giuseppe, il riottoso capogruppo forzista. E il “Crac”, senza fare una grinza, chiosa: «In realtà, presidente, il mio partito qualche contributo gliel’ha dato…».
Un lapsus freudiano, come quello di Nello Dipasquale che definisce «assessore» il collega Edy Tamajo, uno dei due deputati di Sicilia Futura più volte stampelle di governo e centrodestra. E quando al dem ibleo fanno notare l’errore di persona, lui sbotta: «Vabbe’, il mio era un auspicio…».

Microcosmi di dibattito sulla Finanziaria «dei coriandoli». Guidato con polso da Miccichè. Anche nei momenti di panico, come quando il tabellone elettronico di Sala d’Ercole segnala 73 votanti a fronte dei 70 che costituiscono il plenum dell’Ars. «La macchina è andata in tilt, perché se no qui ci sono altri stipendi da dare a tre deputati», taglia corto lui.

A proposito di stipendi. Vincitori, fra le righe, sono i portaborse dell’Ars. I 74 “stabilizzati” che avranno un futuro più solido, ma anche i cosiddetti “D6” che, nonostante la riduzione di 1,8 milioni di budget dei gruppi, potranno essere assunti dai singoli deputati (per un massimo di 38mila euro a onorevole), scansando il “fastidioso” controllo della Corte dei Conti.


E poi i mitici palafrenieri regionali. Trionfatori come sempre. In tutto sono 33, alle dipendenze dell’Istituto per l’incremento ippico. Ognuno di loro, in media, dovrebbe occuparsi di tre dei cavalli rimasti nelle sedi di Catania (30, fra puledri e stalloni), Ambelia (una sessantina, nella mitica sede di Scordia, tanto cara a Raffaele Lombardo, l’ex governatore che sussurrava ai cavalli) e San Fratello (10 esemplari di razza sanfratellana). E così l’emendamento del governo per accorpare l’Istituto ippico a quello Zootecnico regionale serviva – come racconta un gustoso retroscena del Giornale di Sicilia – a far lavorare altrove i palafrenieri stipendiati. Ma la norma è stata affossata dall’asse M5S-Pd. Se non è un test per il governo romano, è la salvezza del dolce far niente (o quasi) degli “agenti tecnici” da 1.400 euro al mese.


Fra le righe di norme in apparenza materia di azzeccagarbugli, si annidano altri “aiutini”. Come quello – soltanto potenziale, ci mancherebbe – ai dipendenti regionali aficionados della 104. Nell’articolo 28 approvato ieri (oltre alla promozione di massa di 400 tecnici dei Beni culturali ora equiparati a “funzionari direttivi”: altri vincitori, assieme agli assumendi all’Arpa prossimi venturi), infatti, cambiano le regole per chi usufruisce dei permessi per accudire familiari disabili. Il mercoledì – finora tabù perché col rientro pomeridiano scattava un’assenza di 8 ore, quasi la metà del bonus di 18 mensili – viene equiparato, ricorda Repubblica.it, a un giorno come gli altri. Chi si assenterà, perderà l’equivalente di “appena” sei ore. Scommettiamo che s’impenneranno le assenze di mercoledì?


L’orgia di vincitori e vinti arriva a tarda sera. Dopo il via libera alla stabilizzazione dei precari (circa 13mila) di enti locali, Regione (380) ed ex Consorzi Asi (in 90 andranno all’Irsap), si discute degli ex Pip del bacino “emergenza Palermo”, fortemente sostenuti dai deputati del capoluogo isolano con in testa l’udc Vincenzo Figuccia.
E così, dopo aver già votato gli 80 euro di aumento (ma perché le mance, da Renzi in poi, sono sempre di questa entità?) ai 22mila forestali stagionali, i Figli d’Ercole s’interrogano. E perché non anche i 1.200 precari del Reddito minimo d’inserimento di Caltanissetta ed Enna? E perché non anche i 5.800 precari Asu? E perché non anche i 1.800 sportellisti della Formazione?
Ogni deputato un bacino, ogni intervento un sub-emendamento. «Nella pausa ho parlato al telefono col presidente della Regione – rivela Miccichè in aula – e mi ha detto che è consapevole: dovrà farsi carico di questa negoziazione con Roma, per varie categorie di lavoratori». Il “se non ora, quando?” diventa una parola – «inammissibile» – che il presidente dell’Ars confessa di pronunciare «con sofferenza» in risposta alle più svariate istanze di stabilizzazione. Ma la «guerra fra poveri», che tutti auspicano di evitare, è già diventata una faida fra deputati per tutelare i clientes. O almeno mostrare, in diretta web, di farlo.


Baraonda in Aula. Seduta sospesa. Se ne riparlerà oggi, ultimo giorno per approvare la legge. Alle 10 l’Aula torna a riunirsi per concludere entro questa sera la sua maratona. Magari con un maxi-emendamento che unifichi la cinquantina di norme ancora da discutere.

Dopo il luttuoso stralcio dei contributi al club nautico di Gela e al rally di Caltanissetta, serpeggia la paura per la sorte del coniglio selvatico. Duecentomila euro da togliere agli stipendi della giunta regionale per ripopolare la specie. Il roditore, anzi il lagomorfo – così come l’intoccabile Ente Luglio Trapanese, finanziato anche con l’aiuto dei 5stelle emendanti ma dialoganti – sarà davvero il vincitore ultimo di questa Finanziaria? 


Un’altra notte insonne. E poi, finalmente, lo scopriremo.

Twitter: @MarioBarresi

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Redazione
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