Un’altra giornata di ordinaria follia nel centrodestra siciliano. Conclusa, per l’ennesima volta, con un pugno di mosche in mano: a 24 ore dalla scadenza per la presentazione dei simboli (non delle liste, ma i contrassegni di solito recano il nome del candidato presidente), ancora nessun nome per la corsa a Palazzo d’Orléans.
La mattinata si apre con un colpo di maestria di Ignazio La Russa. Il viceré meloniano di Sicilia spariglia con una proposta a sorpresa dettata all’Ansa: «Ho parlato con Meloni che, nell’impossibilità di far convergere tutta la coalizione sul presidente uscente Musumeci, ha accolto la proposta di Silvio Berlusconi di individuare un nome tra la rosa che il presidente stesso gli ha proposto. Il nome individuato da noi, tra i nomi fatti, è Renato Schifani».
L’idea, salutata dal M5S con un «buona campagna elettorale a Schifani imputato nel processo Montante», riscontra il favore fra gli alleati siciliani. Per l’ex presidente del Senato si schierano in molti. Da Saverio Romano di Noi con l’Italia che parla di «uomo equilibrato e con grande senso delle istituzioni ed esperienza oltre che amico da sempre» a Totò Cuffaro della Nuova Dc («Profilo per noi assolutamente gradito, ma è fondamentale che la candidatura venga condivisa dall’intera coalizione»), passando per l’Udc, con il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla (Schifani «credibile e autorevole») e l’assessore regionale Toto Cordaro: «Gli staremo accanto per aiutarlo in quella opera meritoria ed efficace che è stata compiuta in questi anni dal governo Musumeci». Da Raffaele Lombardo un criptico endorsement: la figura di Schifani è «autorevole», eppure il leader autonomista (che continua a spingere per la candidatura del magistrato Massimo Russo) esprime «preoccupazione» per «il clima in cui è maturata questa candidatura, come sarebbe maturata qualunque altra», caratterizzato da «incomprensioni e diffidenze». E quindi l’invito a Gianfranco Miccichè: «Un incontro preliminare tra lui e Fdi e poi con tutti gli altri, che ponga fine alla conflittualità degli ultimi mesi e avvii una fase nuova all’insegna della leale collaborazione».
È l’indizio che qualcosa non quadra. Infatti il candidato “incoronato” dagli alleati non si espone più di tanto. «Apprendo con piacere che il presidente Berlusconi mi ha indicato in una rosa di nomi per la candidatura alla presidenza della Regione. Non ci siamo ancora sentiti, ma sono comunque lieto – sillaba Schifani a Italpress – di avere ricevuto l’apprezzamento da parte di alcuni partiti della coalizione».
La Lega resta in silenzio. Matteo Salvini raggiunge Villa Certosa, dove è in corso una riunione dei vertici forzisti. E, da leale alleato, aspetta che sia Berlusconi a esprimersi ufficialmente, accettando la proposta di FdI. Ma, mentre in Forza Italia volano gli stracci (in Sardegna quanto in Sicilia), il tanto atteso comunicato non arriva. Ne arriva un altro, però, da Palermo. Trasmesso alle agenzie come «nota congiunta i parlamentari regionali, gli assessori regionali e tutti i commissari provinciali di Forza Italia in Sicilia», pur senza l’elenco dei firmatari. «Il centrodestra unito è un valore assoluto, imprescindibile. Forza Italia è baricentro del centrodestra e si candida a guidare la Regione Siciliana. Fermo restando l’autorevolezza e la statura politica sia del presidente Schifani sia dell’on. Prestigiacomo, tutta Forza Italia Sicilia si stringe attorno al proprio commissario regionale Miccichè ritenendolo oggi l'unico soggetto in grado di poter rappresentare tutte le componenti del partito siciliano e in grado di portare al successo tutta la coalizione di centrodestra».
È il segnale che nel frattempo qualcosa, nel tormentato caminetto forzista in Sardegna, è maturato. È l’ennesima proposta per farsi dire di no dall’asse Meloni-Musumeci. Nessuno, ufficialmente, risponde. Fra gli alleati, piuttosto perplessi e tutti intenti a capire il significato della mossa, prevale un gelido silenzio.
Nel frattempo si muovono i vertici forzisti. Miccichè fa ponte con Villa Certosa. Il Cav chiama Barbara Cittadini, presidente nazionale dell’Aiop, chiedendole (e ottenendo) la disponibilità. «Su questo nome dev'essere trovata la convergenza degli altri partiti», dice il presidente dell’Ars. Potrebbe essere la scena conclusiva, ma “Lady Cliniche” non piace a Lombardo né a FdI. «È incompatibile», tuona La Russa poco prima di mezzanotte. Certificando: «La Cittadini è una persona di grande rilievo, ma si trova in una posizione di conflitto di interessi, visto che essendo presidente nazionale dell’Aiop si occupa di sanità privata».
E allora c’è chi pensa di ripescare il “ritirato” (in tutti i sensi) leghista Nino Minardo. Con Musumeci che, come il soldato giapponese, aspetta l’ennesimo candidato-cadavere sulla riva del fiume.