Europee in Sicilia, dall’ex «iena» Giarrusso al “guru” Cacciato ecco tutti i nomi “caldi”

Di Mario Barresi / 18 Febbraio 2019

CATANIA – Adesso che la Finanziaria regionale è alle spalle, bisogna superare un altro paio di appuntamenti nel calendario della politica siciliana. Eppure – al di là della forma, che non sempre è sostanza – il tempo delle Europee è già sbocciato, senza attendere la prossima maledetta primavera.

Non dovrebbe essere della partita Nello Musumeci. Fra sabato e ieri si sono celebrati i congressi provinciali di DiventeràBellissima (a Catania coordinatrice Francesca Catalano, medico molto stimato, vicepresidente dell’Ordine, moglie del rettore Francesco Basile). E proprio nella sua città, il governatore, intervenendo dopo Raffaele Stancanelli (senatore di FdI, che continua a perorare la causa dell’alleanza politica con Giorgia Meloni, come «unico sbocco politico logico per un movimento che vuole essere protagonista del nuovo centrodestra»), ha rimandato il verdetto, ufficialmente, al congresso regionale di domenica prossima. «Concentriamoci sulla Sicilia, impegniamoci al massimo nel governo della Regione», ha però detto. Lasciando trasparire che giochi siano fatti: la strategia del governatore, con il pieno sostegno di Ruggero Razza, è quella di saltare un giro, per magari poi tornare in campo in un asse privilegiato con Giovanni Toti, per un contenitore distinto ma non distante dalla Lega.

Lo spazio che lascerà il forfeit elettorale del movimento di Musumeci è ampio. Ma non tale da accontentare le decine di aspiranti eurodeputati negli altri partiti del centrodestra. Anche nella Lega, dove la lista sembrava cosa fatta, s’è aperto il caso di Angelo Attaguile. L’ex deputato autonomista, non rieletto nel 2018 con la Lega, fu fra i primi ad aderire al gruppo del Carroccio alla Camera. E prova a far pesare questo ius primae noctis nei confronti di Matteo Salvini, pressato dall’influente plenipotenziario Giancarlo Giorgetti per fare spazio all’ex segretario nazionale di Noi con Salvini, rimasto a spasso anche per l’impossibilità di ricoprire un incarico di sottogoverno all’Autorità portuale di Messina. Il “Capitano”, capolista anche nella circoscrizione delle Isole, s’è preso del tempo per sciogliere la riserva, aspettando l’esito delle Regionali in Sardegna anche per avere il nome del candidato sardo. Ma le legittime aspirazioni di Attaguile s’infrangono sul muro di perplessità del commissario regionale della Lega, Stefano Candiani, blindato su un tandem di nomi sicuri, entrambi suoi fedelissimi: Fabio Cantarella (assessore a Catania) e Igor Gelarda (ex M5s, consigliere a Palermo), gli unici davvero con i manifesti già pronti. Con quattro candidati uomini, di cui uno sarà Salvini, lo spazio per l’ex presidente del Catania Calcio potrebbe teoricamente esserci, ma è risicatissimo. E allora ci si concentra anche sulle donne: un nome su cui i leghisti puntano molto è quello dell’avvocato palermitano Francesca Donato (presidente di Eurexit), habitué dei salotti televisivi nazionali. Scalda i motori, a Messina, anche Daniela Bruno, ex assessore provinciale; ad Agrigento c’è un ticket fra le consigliere Rita Monella e Nuccia Palermo.

Problemi di spazio ancor più complicati in Forza Italia. Già, perché se la Lega è accreditata dai sondaggi di due seggi (con Salvini eletto “virtuale” che rinuncerà), in casa azzurra l’annunciata discesa in campo di Silvio Berlusconi rischia di penalizzare proprio i papabili siciliani. Il Cav., infatti non dovrebbe essere in lizza né al Nord (per non misurarsi con Salvini), né al Centro (per evitare incroci con Antonio Tajani, presidente uscente dell’Europarlamento). Restano il Sud e, soprattutto, le Isole. E Berlusconi, smanioso di una legittimazione elettorale, dovrebbe prendersi proprio l’unico seggio certo del partito in Sicilia-Sardegna (il secondo, sondaggi alla mano, è molto in forse). Asfaltando le aspirazioni dei tanti in lizza: dall’uscente Salvatore Cicu ai vincenti dei derby di Catania (Basilio Catanoso, appoggiato dal sindaco di Catania Salvo Pogliese, favorito sull’uscente ex alfaniano Giovanni La Via) e di Palermo, dove Gianfranco Miccichè è stato costretto a smentire il comunicato vergato da Palazzo Grazioli in cui la componente centrista di Noi con l’Italia annunciava la candidatura dell’ex ministro Saverio Romano. Il commissario regionale del partito punta tutto su Giuseppe Milazzo, capogruppo all’Ars, al centro di una resa dei conti con l’assessore Gaetano Armao (altro euro-papabile fino a poco tempo fa, ora piuttosto disincantato) dopo gli sgambetti incrociati all’Ars per la Finanziaria.

Entro i prossimi giorni si scioglieranno le riserve anche in Fratelli d’Italia, che in Sicilia ha stretto un patto di ferro con gli Autonomisti. Fra i lombardiani in ballo sia l’eurodeputato uscente Innocenzo Leontini (eletto con Forza Italia, ma uscito dal Ppe per passare nel gruppo dei conservatori) sia il deputato regionale agrigentino Carmelo Pullara, molto gradito al vicepresidente dell’Ars, Roberto Di Mauro. C’è spazio per entrambi? Forse sì, ma bisogna fare i conti anche con un altro uscente, il sardo Stefano Maullu, ex forzista. E molto dipenderà anche dalle scelte dei meloniani doc: da tempo gira il nome dell’assessore regionale Sandro Pappalardo, con quotazioni in discesa negli ultimi giorni; da Palermo è certa la candidatura del consigliere comunale Francesco Paolo Scarpinato. Ma ancora, per ottenere la quadra, si aspetta che il senatore Stancanelli sveli il nome del “mister X” a cui sta lavorando. L’identikit: un amministratore locale, molto radicato sul territorio del sud-est siciliano. Nella quota rosa, con Meloni capolista-trascinatrice, la deputata palermitana Carolina Varchi, ma anche una messinese.

E allora il Pd? Nel partito che fece il pieno di eurodeputati, anche in Sicilia, è tutto (o quasi) congelato in attesa delle primarie del 3 marzo. L’unico punto fermo è l’uscente Michela Giuffrida, avvistata nelle ultime tappe di Nicola Zingaretti in Sicilia, mentre i bene informati danno quasi per certo che, così come Renato Soru, non si ricandiderà neanche l’altra uscente Caterina Chinnici. Smentita anche una discesa in campo del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, così come quella dell’ex collega di Catania, Enzo Bianco, che però non ha ancora sciolto la riserva. Qualche rumors ipotizza un certo interesse del capogruppo all’Ars, Peppino Lupo, ma soprattutto dell’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, legato all’ex senatore Beppe Lumia, ora fan di Zingaretti in quota all’area Emiliano. I renziani aspettano il verdetto dei gazebo, con gli annessi equilibri siciliani. Qualcuno è convinto che possa essere addirittura il segretario regionale, il senatore Davide Faraone, a scendere in campo in prima persona per incassare quella legittimazione popolare mancata alle primarie siciliane in cui non s’è votato. Ma Luca Sammartino, altro uomo forte dei Matteo-boys siculi, smentisce quest’ultimo nome, così come quello della sua sodale Valeria Sudano, circolato più volte negli ultimi tempi. «Sicuramente la nostra componente avrà un candidato o una candidata, ma la scelta avverrà dopo le primarie», si limita a dire il deputato regionale del Pd.

Dulcis in fundo, il Movimento 5Stelle. Accreditato di 3-4 seggi dalle prime proiezioni isolane dei sondaggi, si giocherà la campagna elettorale col vento in poppa del reddito di cittadinanza. Scontata la riproposizione dell’uscente Ignazio Corrao, il resto dei candidati sarà scelto con le “Europarlamentarie”, già aperte su Rousseau, con la scadenza fissata alle 12 del 25 febbraio. L’ordine dei potenziali candidati sulla piattaforma sarà stabilito in base a dei punti, che il Movimento chiama “meriti”, i quali fra l’altro si ottengono in base ai titoli accademici e alla conoscenza della lingua inglese. Insomma, gli aspiranti con più “meriti” – quindi col curriculum migliore – appariranno in cima agli elenchi disponibili per gli iscritti. Il vero processo di selezione dei futuri candidati alle Europee si baserà poi su una votazione su Rousseau, a doppio turno. Ma, al di là delle procedure, ecco gli spifferi sulle prime disponibilità. Fra i nomi di grido circola quello di Dino Giarrusso, ex inviato di Le Iene, non eletto alle Politiche e ora consulente del Miur, oltre che voce grillina in frequenti ospitate tv. Essendo catanese d’origine, oltre che molto apprezzato (e sempre più presente) in Sicilia, l’euro-scalata di Giarrusso potrebbe partire proprio dalla circoscrizione isolana. Fra i competitor più agguerriti dovrebbero esserci l’ex sindaco di Ragusa, Federico Piccitto, e l’agrigentino Alessandro Cacciato, esperto nazionale di start up e innovazione, icona del mondo pentastellato. Ma anche due aspiranti etnee alquanto quotate nei meetup sotto il Vulcano, entrambe avvocati: Matilde Montaudo, sconfitta nel testa a testa delle Comunarie per la scelta del candidato sindaco di Catania, e Clementina Iuppa, attivista della prima ora, oltre che cognata dell’ex amministratore di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo.

Ma la corsa per i posti al sole è appena cominciata.

Twitter: @MarioBarresi

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