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Europee e sondaggi: chi svetta e chi è in coda tra i partiti in Sicilia

I dati sono quelli di Keix Data for Knowledge, società demoscopica e di marketing con il cuore catanese. Sondato un campione di quasi duemila elettori siciliani

Di Mario Barresi |

L’irripetibile era della “valanga gialla”, quando cioè alle Politiche del 2018 un siciliano su due votò per loro, è ormai lontana. E anche i lusinghieri dati della resistenza sudista del 2022 (oltre il 27% in Senato nell’Isola) sono in calo. Eppure il Movimento 5 stelle, con un robusto 23,6%, resta la prima forza siciliana alle prossime Europee. Questo è il verdetto del sondaggio di Keix Data for Knowledge, società demoscopica e di marketing con il cuore catanese. Il dato, proveniente da un campione di quasi duemila elettori siciliani intervistati, scatta la fotografia di una fedeltà al movimento di Giuseppe Conte, mantenuta comunque importante al di sotto dello Stretto. Se queste proiezioni fossero confermate dalle urne, il M5S incasserebbe gli stessi due seggi delle Europee 2019, ottenuto all’epoca con un robusto 30% nella circoscrizione Isole.

Le posizioni di FdI e FI

Contrariamente a quasi tutto il resto del Paese, Fratelli d’Italia oggi non sarebbe – sempre secondo il sondaggio di Keix – la lista più votata in Sicilia. Il partito della premier Giorgia Meloni, attestato a quasi il 30% nella media delle ultime rilevazioni nazionali, nell’Isola scende sotto il 20%. Eppure il 18,2% (in linea con il risultato al Senato di due anni fa) di cui viene accreditato dalla rilevazione regionale consegnerebbe con tutta probabilità ai Fratelli di Sicilia un doppio scranno a Bruxelles grazie al migliore resto dal quoziente (12,5%) per il seggio pieno. Nel centrodestra Forza Italia è in crescita: con il 13% aumenta il bottino delle ultime Politiche (10,7%), si assicura un eurodeputato e spera nel secondo. Ma le tendenze misurate da Keix sono forse inferiori rispetto alle aspettative forziste, fondate sul fatto di avere una lista molto competitiva (con il “booster” fornito dal sostegno della Dc di Totò Cuffaro e dall’Mpa di Raffaele Lombardo) che parla al cuore dei moderati.

La “sorellina” povera della coalizione

La Lega resta la sorellina povera della coalizione in Sicilia: pur non registrando un’emorragia di consensi dalle Politiche (il dato del sondaggio, pari al 5,5% è persino superiore al 5,1% registrato al Senato due anni fa), è lontanissima dal 22,5% nelle Isole alle ultime Europee e soprattutto molto staccata dagli altri due alleati maggiori del centrodestra. Rischia di azzerare i due euro-seggi del 2019? Leggendo bene i dati nella loro complessità sembrerebbe di no, perché comunque il risultato sarebbe un resto utile per un eurodeputato. Ma le dinamiche del sistema proporzionale nazionale e il trend negativo di Matteo Salvini anche altrove in questo momento sono tutt’altro che garanzie.

Il Pd sottostimato

Ritornando alle opposizioni, anche il Pd in Sicilia è sottostimato rispetto al dato nazionale: se il partito di Elly Schlein veleggia su una media del 20%, nell’Isola dovrebbe accontentarsi, secondo l’analisi di Keix, di un più modesto 13% che di fatto escluderebbe con certezza la conferma dei due seggi ottenuti nel 2019 con il 18,5%, bruscamente sceso al 12% alle ultime Politiche.La spiegazione, oltre che nella tenuta del M5S, potrebbe anche stare nel peso che il sondaggio attribuisce all’Alleanza Verdi Sinistra in Sicilia: un 5,5% (lo stesso dato della Lega con candidati acchiappavoti) che, se confermato, sarebbe un chiaro indizio del superamento della soglia di sbarramento nazionale (nell’Isola il trend della sinistra è sempre inferiore del dato complessivo), con l’ipotesi di giocarsela per il seggio.Una corsa dalla quale, a prescindere dal raggiungimento del quorum, nella circoscrizione isolana sarebbero tagliati sia gli Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi ed Emma Bonino (3,9%), sia, a maggior ragione, Azione di Carlo Calenda (2,8%). Interessante, fra le forze minori, il fatto che Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, con l’1,4%, superi la lista Pace Terra Dignità di Michele Santoro (1,1%), evidentemente cannibalizzata a sinistra dalla performance di Avs.

Cateno sotto il 4%

Un capitolo a parte lo merita Cateno De Luca. Ben sotto la soglia del 4% in tutti i sondaggi nazionali con la sua lista-patchwork Libertà, in Sicilia il leader di Sud chiama Nord sembra tenere botta. Senza fare indebiti paragoni con i dati delle Regionali, “Scateno” con l’11,6% su base siciliana sarebbe di poco sotto il risultato ottenuto in Senato appena due anni fa, quando ScN totalizzò il 13%.«Il voto ai partiti dei siciliani – spiega Salvo Panarello, amministratore di Keix Data for Knowledge e coordinatore della pagina marketinginpolitica.it – non mostra significativi cambiamenti rispetto alle precedenti elezioni politiche con tutte le principali forze che mantengono il loro consenso». Infine, il dato, ancora tutto in evoluzione, sul tasso di astensionismo atteso: circa il 39-40% secondo le quasi 2mila interviste, ma «le variabili che potranno influire sono tante, prima fra tutte le urne aperte insolitamente di sabato».Il sondaggio ha esplorato anche le priorità degli elettori rispetto al mandato delle persone da eleggere a Bruxelles. «I siciliani si focalizzano sui grandi temi del dibattito sociale nazionale ed europeo, consapevoli delle grandi ricadute che questi certamente avranno sulle prospettive di sviluppo dell’isola», commenta Panarello. «Tra le questioni di attualità, l’occupazione risulta essere il tema più rilevante, per quasi la metà degli intervistati, tema assai caro ai siciliani per le conseguenze sulla fuga di cervelli formati nelle nostre università e sullo spopolamento delle città, in particolare quelle piccole delle aree rurali. Segue il tema delle guerre, scelta dettata dalla preoccupazione per i conflitti attualmente in corso in Europa e Medio Oriente, riflettendo una forte attenzione alla sicurezza e alla stabilità politica dell’Unione. La crisi energetica, che ha causato un aumento dei costi negli ultimi mesi. Flussi migratori e politiche sociali indicano un’attenzione particolare a una rosa più ampia di temi come l’integrazione sociale, lo sviluppo, la sostenibilità economica del Paese e dei suoi sistemi di welfare». Infine, conclude l’amministratore di Keix, «la sostenibilità e il cambiamento climatico sottolineano una crescente preoccupazione dei siciliani verso la necessità di politiche che promuovano uno sviluppo sostenibile».

m.barresi@lasicilia.it

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