Euro-faida forzista travolge Berlusconi che in Sicilia rischia un flop

Di Mario Barresi / 21 Maggio 2019

Catania – Chi gli ha reso visita ad Arcore di recente, lo descrive come «un potente anziano signore, in compagnia della sua solitudine senza autentici affetti attorno, tranne una decina di cani che spesso dormono con lui».

Sarà una descrizione impietosa, nei confronti di Silvio Berlusconi. Ma la misura della parabola umana del leader di Forza Italia, sempre e comunque osannato in pubblico dai suoi coincide con la curva politica. Che non riguarda solo la tenuta di Forza Italia, cannibalizzata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma anche il risultato personale che il Cavaliere, ridisceso in campo per Bruxelles a dieci anni dall’ultima elezione, potrebbe incassare anche in Sicilia, tradizionale granaio azzurro. Sembra davvero un miraggio il dato del 2009: nel Pdl da 900mila voti (36,5%) nelle Isole, Berlusconi capolista ne prese 365.588, 267mila dei quali in Sicilia.

E oggi, a meno di una settimana dal voto? Berlusconi, al di là del fisiologico calo del partito (che nell’Isola registra nei sondaggi percentuali doppie rispetto al resto d’Italia), in Sicilia rischia di fare una pessima figura personale. Corre da capolista, come in tutte le circoscrizioni (Centro escluso), ma nella terra del 61-0, il Cav potrebbe non essere il più votato. «E forse neanche il secondo», sospira chi nel partito descrive una sfida interna «senza precedenti». Nell’euro-faida forzista i colonnelli siciliani si giocano il proprio destino. Personale, soprattutto. Con refluenze dirette sugli equilibri del partito in Sicilia e sul governo regionale. E allora si spiega anche l’uscita di Gianfranco Miccichè contro Gaetano Armao, assessore regionale, «anzi, diciamo un ex assessore», “reo” di «votare per il sardo» Salvatore Cicu.

«Ma che ha fatto Cicu? Si è interessato di qualche cosa? Non si è interessato manco della Sardegna, quindi della Sicilia se ne sta fottendo», sbotta il commissario forzista. Che poi chiede scusa al «valido eurodeputato» uscente, «se ho usato parole poco cortesi nei suoi confronti, nella foga con cui ho parlato di un nostro assessore che fa terrorismo sugli altri candidati». Cicu, per inciso, ha il “like” di Armao, legato da un’amicizia personale con il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani. Ma, a Palermo, un amico è il capogruppo dei musumeciani all’Ars, Alessandro Aricò.

Al di là delle foglie di fico, la tensione è altissima. E Miccichè – che sostiene pancia a terra Giuseppe Milazzo – è quello che in questo all-in per Bruxelles si gioca più di ogni altro. Quasi un “voto di fiducia” sulla sua ledership siciliana. Con lui, a sostegno del capogruppo palermitano dell’Ars, c’è quasi tutto l’establishment forzista siciliano: dal gruppo palermitano (Francesco Scoma, Giulio Tantillo e Francesco Cascio) ai nuovi lealisti catanesi, capitanati dall’assessore Marco Falcone e dal deputato Alfio Papale, con sostanziosi apporti a Messina (il deputato nazionale Nino Germanà con l’assessore Bernadette Grasso e il deputato regionale Tommaso Calderone, molto più motivato dopo le rassicurazioni sui vertici di Resais), a Caltanissetta (il deputato regionale Michele Mancuso), a Ragusa (il deputato Nino Minardo) e a Siracusa (l’assessore Edy Bandiera). Miccichè, ideologo della “casa dei moderati”, per Milazzo ha stretto un accordo importante anche con Totò Cardinale, che avrebbe ricevuto un mandato esplorativo – dicono i maligni – da Luca Lotti. Con l’ex ministro dc il deputato regionale Edy Tamajo e l’ex dell’Ars Beppe Picciolo.

Ma Cardinale e i suoi, qualche sera fa a Caltanissetta, in ossequio alla politica dei due forni, hanno promosso una cena in cui ospiti d’onore erano la candidata Dafne Musolino e il suo dante causa politica (oltre che sindaco che l’ha voluta in giunta a Messina), Cateno De Luca, già in training da candidato presidente della Regione nel 2022. La sovrapposizione della promessa di consensi a Milazzo e Musolino apre un discorso che gli azzeccagarbugli elettorali definiscono «decisiva». Ovvero: con tre preferenze a disposizione, per votare due uomini bisogna inserire una donna, altrimenti la scheda è nulla. Ed è per questo che Musolino, candidata dell’Udc “adottata” in Forza Italia, è già molto più che una outsider.

L’altro suo sponsor ufficiale è il deputato regionale Vincenzo Figuccia, ma – con il sistema delle “terzine” uomo-donna-uomo o con la semplice accoppiata uomo-donna – l’assessora di Messina, già caldeggiata dai centristi dell’ex ministro Gianpiero D’Alia, incassa anche la disponibilità di chi ha già un candidato: non solo dagli ex diversamente renziani di Sicilia Futura, ma anche dall’uscente “scacciato” Giovanni La Via e dallo stesso Falcone. Contro Musolino, in una sorta di scissione dell’atomo udc, né la capogruppo all’Ars, Eleonora Lo Curto, né l’ex assessore Ester Bonafede: stanno con Milazzo, in ossequio rapporti col presidente dell’Ars.

L’altro candidato super corazzato, in lotta con Milazzo per la vittoria finale, è Saverio Romano. L’ex ministro centrista, da sempre considerato un discepolo da Totò Cuffaro (defilato, ma non disinteressato, alle Europee) c’è un’altra gioiosa macchina da guerra. Sotto il Vulcano l’ex sottosegretario Giuseppe Castiglione e il suocero Pino Firrarello, oltre che La Via, ma anche l’ex assessore regionale Giovanni Pistorio. Oltre al suo tradizionale zoccolo duro, a Palermo Romano gode dell’appoggio della deputata regionale Marianna Caronia, mentre ad Agrigento ci sono l’ambizioso deputato autonomista Carmelo Pullara e il vicepresidente dell’Ars, Roberto Di Mauro, che, turandosi il naso, mette l’ex ministro in un tris con Berlusconi e l’agrigentina Giorgia Iacolino, figlia d’arte, in mezzo.

Anche la deputata filo-cuffariana del Pd, Luisa Lantieri, non sembra disinteressata. E poi l’assessore regionale Mimmo Turano: sta con Romano, ma fa votare anche Musolino e Berlusconi. Il vero valore aggiunto è Raffaele Lombardo. L’ex governatore, nelle more dell’esito delle sue note vicende giudiziarie, lo scorso fine settimana è tornato a parlare dopo anni a un evento elettorale Organizzato a Catania proprio per Romano. Semi-nascosto in ultima fila, Lombardo è stato prima invitato a sedersi accanto al candidato. E poi a prendere la parola. «Voteremo per Saverio e per Berlusconi, con in mezzo qualsiasi delle donne, che mi vanno tutte bene», ha detto al popolo degli ex Mpa. Nelle tipografie etnee qualcuno sostiene che gli emissari di Lombardo abbiano ritirato anche volantini con i volti di candidati di altre liste. Ma saranno le solite leggende metropolitane.

Eppure il sempre potentissimo ex leader autonomista è uno dei pochi che gira davvero col fac-simile del Cavaliere. «Moltiplichiamo gli sforzi per Berlusconi, pur non avendo intenzione di entrare in Forza Italia, per un sentimento di riconoscenza politica nei confronti di un leader che diede al nostro movimento dignità nazionale nel centrodestra, ma anche per una vicinanza umana, in un momento di difficoltà», ha detto. E non è che Lombardo sia in compagnia di una folla di supporter del Cavaliere impegnati alla morte. Se si esclude l’endorsement di Armao su La Sicilia di qualche settimana fa, fra gli altri pochissimi che – secondo voci forziste – faranno votare “secco” il leader convalescente ci sono Stefania Prestigiacomo a Siracusa e Riccardo Gallo ad Agrigento. Certo, anche Milazzo e Romano, seppur con un diverso senso di appartenenza alla “maglia” azzurra, provano a inserire Berlusconi nelle loro terzine farcite di quote rosa, con la candidata “di servizio” Gabriella Giammanco talvolta presente. Ma non è facile chiedere tre preferenze a tutti, anche in un elettorato fideizzato e di apparato. Insomma, di “santini” con Berlusconi ne girano davvero pochi.

Vedremo come andrà dentro le urne. Per ora, nella batracomiomachia forzista, prevale un istinto darwiniano di sopravvivenza. Col rischio di travolgere, con il dovuto rispetto, anche il Cavaliere. Che, semmai dovesse arrivare secondo (o, peggio ancora, terzo) nelle Isole, non la prenderebbe bene. Ma magari gran parte dei suoi cortigiani (tutti beneficiari di seggiole e poltrone a vari livelli), a quel punto, potrebbero essere già con le valigie pronte. A prescindere da vincitori e vinti.

Twitter: @MarioBarresi

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Pubblicato da:
Redazione
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