LE AMMINISTRATIVE
Elezioni, Dino Giarrusso: «Ammettiamo gli errori, basta penalizzare chi ha consenso. E riprendiamoci il Centro»
Colloquio con l'eurodeputato vicino ai Dem che però resta defilato dopo l’uscita dal M5s e il mancato patto con Cateno De Luca
Per i suoi sostenitori è un paradosso statistico: quattro anni fa «lui da solo fa prese più voti di quanti ne prendono M5S e Pd assieme nella disfatta delle ultime amministrative». Oggi Dino Giarrusso, defilato dopo l’uscita dal movimento e il mancato patto con Cateno De Luca, resta a bordo vasca. «Ho annunciato il mio sostegno a Caserta, che merita un grazie quanto una casa per aver accettato un compito proibitivo. Ho però subito notato come, in una sfida difficilissima anche per l’autorevolezza di Trantino, alcuni esponenti del centrosinistra, anziché ringraziare per l’aiuto, iniziavano a storcere il naso, rompere le palle, lamentarsi. Così ho scelto di rimanere defilato, ho aiutato alcuni consiglieri comunali e di quartiere facendo qualche telefonata, lasciando che gli strateghi che temevano me e il consenso di cui godo avrebbero dimostrato il loro valore sul campo». L’esito? «La peggiore sconfitta della storia e un trionfo senza precedenti per il centrodestra».
La mentalità bacata
Ma è la fine, per i progressisti? «Assolutamente no! Spero però sia la fine di questa mentalità bacata per cui chi fa politica in un partito o in una coalizione non vuole al proprio fianco elementi forti, con consenso, ma solo schiappe che non possano fargli ombra».
A proposito: l’eterno rivale, Giancarlo Cancelleri, con Trantino a fare festa? «Ho pensato a quel che è successo in questi anni: io che mi sbattevo in lungo e in largo sui territori della Sicilia e Cancelleri che stava fermo e pensava a piazzare se stesso, la sorella, il cognato… un perfetto esponente di Fi, ma del ramo peggiore. Lo sapevamo tutti, eppure in pochissimi avevano il coraggio di dire quanto nudo fosse il re».
Poi l’ammissione dell’europarlamentare: «Io ho fatto indubbiamente errori, compresi quello successivo di fidarmi di De Luca, un ottimo sindaco, ma politicamente inaffidabile e talmente egoriferito da volere attorno a sé solo apostoli devoti che approvino ogni suo sospiro. Ma l’ho fatto sempre per idealismo. Sono al primo mandato, e come sanno anche i sassi, se me ne fossi stato buono e avessi fatto finta anche io di non vedere unendomi al coro dei lecchini di Gianky, non avrei avuto alcun problema a farne un altro in carrozza. Ma io non faccio politica per piazzare il mio culo su una poltrona…».
Chi era onesto?
Tutto ciò nel movimento dell’onestà. E oggi l’europarlamentare indipendente si chiede: «Chi era onesto, io o loro? E che vogliamo dire dei vari Mangiacavallo, Foti, Pagana, Tancredi… tutti cancelleriani, tutti candidati con la destra, tutti trombati». Il contraltare è che «alcune bravissime persone a me vicine rimaste nel M5S, oggi sono osteggiate in quanto “giarrussiane”. Sarebbe ipoteticamente anche comprensibile, ma i supercancelleriani, oggi che Cancelleri sta in Forza Italia, con quale faccia contestano a qualcuno la vicinanza a me?»
Adesso c’è un nuovo orizzonte: «Il mio rapporto col Pd è buono, e credo che la Schlein vada difesa e aiutata, non abbattuta prima ancora che inizi. Ma il mio rapporto con la politica tutta, oggi, è molto semplice: vogliamo che la destra oltre al governo centrale si prenda tutte le regioni e i comuni? No, io non voglio. Allora sediamoci ad un tavolo, sotterriamo rivalità personali, ripicche, desideri di poltrone, paure e idiosincrasie e uniamoci, mantenendo ciascuno la propria identità e storia, per creare una reale alternativa».
Per fare questo dovrà sedersi con Nuccio Di Paola e Anthony Barbagallo. «Assolutamente sì! Hanno dei ruoli di vertice e responsabilità, e anche io le ho, nei confronti dei miei elettori e della mia coscienza. Sa quanti mi hanno chiesto di candidarmi a sindaco, e prima a presidente della Regione?».
E il passato? Come lasciarselo alle spalle? «È facile: basta volerlo. Per volerlo serve ricordare il passato e superarlo, non nasconderlo, né usarlo per dividerci ancora. Io onestamente non credo affatto che se la Chinnici sia passata a Forza Italia sia colpa di Barbagallo, anzi penso che lui ci sia rimasto malissimo, si sia sentito tradito».
Il cantiere in corso
Ed ecco il cantiere in corso. «Io sto già lavorando, come faccio da quattro anni, per costruire un’alternativa a questa destra. Tutti dobbiamo imparare dagli errori: io per essermi fidato di De Luca, altri per aver ostacolato chiunque avesse consenso. Ora ripartiamo, ricostruiamo sul territorio, riprendiamoci il centro cattolico e dialoghiamo con chi è andato a destra non per convinzione ma perché dall’altra parte ha trovato solo divisioni e stanchezza». Il che sembra l’identikit di Raffaele Lombardo. «Ha fatto risultati ottimi a queste elezioni, perché ha saputo tenere il rapporto coi territori, e dopo l’assoluzione è tornato a giocare la sua partita. Non è ontologicamente di destra, ma sta da quella parte. Noi saremo capaci di creare una struttura territoriale politicamente forte, efficace, capace di coinvolgere la gente? Sapremo attrarre il centro cattolico che già ora vede i limiti di questa destra dopo nemmeno un anno di governo Meloni? Su questo bisogna lavorare…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA