Politica
Elezioni, anche in Sicilia partiti in ansia: una primavera tra civismo e kamasutra
Per far saltare taluni “tappi” si aspettano i verdetti dell’Emilia-Romagna e della Calabria. Quasi come se fosse il risultato delle Regionali del secolo a condizionare, a cascata, le sorti fino a Bompensiere, 600 anime, il più piccolo dei 60 comuni siciliani alle urne in primavera. Nell’Isola ci si comincia a muovere per le Amministrative. Con la dovuta calma (non è stata fissata la data), ma con molti nomi in campo. E alcuni trend interessanti.
Siamo tutti civici tutti. Il brand dei partiti si conferma poco spendibile nelle contese dei campanili . Ed è anche l’alibi ideale per scappatelle all’insegna del “famolo strano”. Neanche i due capoluoghi di provincia – Agrigento ed Enna – sfuggono a questa tentazione.
Agrigento, civismo pirandelliano
Partiamo dalla Città dei Templi. Dove prova il bis Lillo Firetto, civico prima che il civismo fosse di moda. L’ex deputato regionale dell’Udc ha in giunta assessori dem e reduci di Ncd orfani del concittadino Angelino Alfano. L’uscente punta ad allargare gli steccati del centrosinistra. Ma si profila una concorrenza serrata. Oltre che ingarbugliata. In campo, ad esempio, c’è Marco Zambuto, ex primo cittadino (celebre la sua ospitata ad Arcore quand’era presidente regionale del Pd), avvistato di recente alla festa di Atreju e non a caso spinto da Fdi. Il neo-meloniano potrebbe unire la coalizione? L’ambizione c’è. Ma la strada è in salita. E non tanto per la concorrenza di un altro ex sindaco, Aldo Piazza (celebre la sua fuga sotto la scrivania per difendersi dall’assalto tv delle “Iene”), autoproclamatosi «candidato naturale del centrodestra» pur sventolando sui social lo status di nemico giurato «dello stato quo». Piuttosto Zambuto deve mettere d’accordo gli altri alleati. A partire dalla Lega, che sta alla finestra. E inganna l’attesa con una polemica sessista. «Il nostro candidato non sarà una donna», dice il commissario provinciale Massimiliano Rosselli. Sbarrando la strada alle consigliere Rita Monella e Nuccia Palermo, con quest’ultima, molto ambiziosa, che non digerisce: «Non c’è cosa peggiore che dare potere a un maschilista in cerca di un posto al sole». Zambuto aspetta i salviniani. Ma anche Forza Italia, in cui il più possibilista, al di là delle smentite, resta il potente Riccardo Gallo. Che ha idee diverse da chi vorrebbe stare con Firetto in un “Nazareno girgentano” e da chi, come l’ex eurodeputato Salvatore Iacolino, pensa di appoggiare (con un posto in prima fila per la figlia Giorgia) un altro candidato all’orizzonte: Franco Miccichè, medico molto apprezzato in città oltre che ex assessore di Firetto, frutto del lombardismo civico 4.0 del vicepresidente dell’Ars, Roberto Di Mauro, che non vede l’ora di farla pagare al sindaco ex alleato. Tanto da chiedere, senza ottenerla, una sponda civica al M5S.
I grillini, semmai, sarebbero disposti a un accordo – sempre civico, per carità – con l’area di Pd e sinistra (in cui emerge l’ex deputato all’Ars Giovanni Panepinto) che non vuole morire firettiana. E così – anche qui con smentite ufficiali – l’uomo forte del M5S, Michele Sodano, sacrificherebbe (senza troppa fatica, dicono i cattivi) l’attivista storica e consigliera Marcella Carlisi sull’altare di un esterno, l’avvocato Nicolò Vella. Che potrebbe incarnare, nascosti i simboli, un’anima giallorossa. Al netto delle decisioni del Pd (che nel 2015 impose Firetto da Palermo e da Roma), orientato su una civica a sostegno dell’uscente, ma col cuore del deputato regionale Michele Catanzaro che batte, più o meno segretamente, per Miccichè. Giusto per completare il quadro di uno strano civismo in salsa pirandelliana.
Strane alleanze ad Enna
E anche a Enna, in nome della strategica rottamazione dei simboli di partito, qualche alleanza potrebbe arrivare ben oltre i limiti del pur licenzioso kamasutra politico siciliano. Come una coalizione che metta assieme, sotto la coperta del civismo, i seguaci dei due Matteo. Del resto i renziani sono già alleati del sindaco Maurizio Dipietro, un civico trasversale sostenuto dalle due anime di Italia Viva (gli ex dem del già deputato regionale Mario Alloro e i reduci di Sicilia Futura dell’assessore Paolo Gargaglione), ma anche da lombardiani (in giunta Francesco Colianni, figlio dell’ex deputato e assessore regionale, Paolo) e musumeciani (fra gli assessori Dante Ferrari). I Salvini-boys non sono in questa compagine multicolore. I consiglieri Giuseppe Savoca (ex Pd) e Saverio Cuci (ex Ncd) fanno opposizione costruttiva, ma faticano a esprimere un candidato proprio. E dunque, così come l’ala ex forzista di Ugo Grimaldi, potrebbero convergere sul Dipietro-bis, ma non è detto che il Carroccio sia disposto a ingoiare il rospo renziano. «Nei capoluoghi vorremmo fare una lista col simbolo», è l’auspicio nelle stanze dei bottoni della Lega siciliana, poco propensa a stare con Iv alla luce del sole; ma la cosa sembra reciproca.
Sull’altra sponda il centrosinistra ha tanti nomi teorici, ma ancora nessun candidato. Cataldo Salerno, corteggiatissimo dominus della Kore, smentisce giorno dopo giorno di essere in lizza. Qualcuno, a sinistra, ha provato anche a sondare il M5S. Trovando fra gli attivisti un muro non insormontabile, al di là del diktat («Mai col Pd») del leader grillino ennese, Fabrizio Trentacoste. I cinquestelle hanno rinviato la scelta del candidato, che doveva arrivare il 9 gennaio (attivo Luca Cino, collaboratore del senatore, ma in “pole” i consiglieri Cinzia Amato e Davide Solfato), lasciando aperte altre opzioni. Una potrebbe essere Maurizio Bruno, già nell’agone per il movimento CiVes, dialogante anche con il Pd. Oppure, semmai non decidessero di andare da soli, i pentastellati potrebbero guardare le altre carte del centrosinistra in chiave anti-Dipietro: Mario Sgrò (presidente dell’Autodromo di Pergusa, che si dice disinteressato) o il jolly a sorpresa, Elio Galvagno, già presidente della Provincia e deputato all’Ars, oggi sindaco di Centuripe, comune “fratello minore” di Enna, pure in scadenza a primavera. E Mirello Crisafulli? Tace e cuce, partorisce e asfalta. Infine, per uscire dall’impasse, se Maometto (cioè lui stesso) non va alla montagna (la candidatura), può succedere l’inverso.
Il magma sotto il Vulcano
Sotto il Vulcano il magma elettorale comincia a solidificarsi. Con uno schema diffuso in molti dei comuni alle urne. Da un lato la cosiddetta “coalizione Acoset”, ovvero il matrimonio (d’interesse) fra il renziano Luca Sammartino, il dem Anthony Barbagallo e gli adepti dell’intramontabile Raffaele Lombardo, capace di far saltare il banco del centrodestra sui vertici del mega-consorzio idrico, vendicando la cacciata del manager di Sidra, caro agli autonomisti, da parte del sindaco di Catania.
Dall’altro lato il centrodestra prova a trovare la quadra su candidati unitari. Qualche sera fa il primo incontro fra gli emissari di Forza Italia (Marco Falcone e Alfio Papale), Fratelli d’Italia (Salvo Pogliese e Manlio Messina), Lega (Fabio Cantarella e Anastasio Carrà), DiventeràBellissima (Ruggero Razza, Francesca Catalano e Andrea Castelli), Udc (Alessandro Porto) e anche dei “prezzemolini” Autonomisti (Santo Castiglione). «Nessun problema di formazione, anzi ci sono sin troppi aspiranti titolari», confessa uno dei presenti. In questo schema bipolare restano schiacciati i grillini, che alle Amministrative nel Catanese non hanno quasi mai brillato nemmeno ai tempi d’oro.
Il dettaglio, partendo dai centri con più di 15mila abitanti. A Bronte torna in campo l’immarcescibile Pino Firrarello, classe di ferro 1939. Senatore per una vita, ex sindaco, il suocero-pigmalione di Giuseppe Castiglione unirebbe tutto il centrodestra. Nonostante qualche mugugno degli alleati, Forza Italia l’ha blindato: «È l’unico nostro nome sul tavolo». Lo “Zio Pino” sfiderà l’uscente Graziano Calanna, legatissimo al deputato regionale Barbagallo. Un faccia a faccia? Rumors su un altro ex sindaco, Mario Zappia, e soprattutto sul civico Giuseppe Gullotta.
A San Giovanni la Punta c’è una ressa di papabili. Cinque dei quali sono emersi dal summit del centrodestra: addirittura tre di area Fdi (Giuseppe Toscano, Santo Trovato e Laura Iraci), mentre il forzista Falcone spinge per sostenere l’uscente Nino Bellia (che sarà l’uomo di Pd, Italia Viva e Autonomisti) e la Lega lancia Lorenzo Seminerio. Per il M5S dovrebbe ritentarci Giusy Rannone.
A Tremestieri sembra corazzata la ricandidatura di Santi Rando, antesignano del trasversalismo civico. Voluto da Sammartino e centrodestra, col Pd neutrale, ma con DiventeràBellissima che ha proposto agli alleati una soluzione «meno inciucista». E qualcuno pensa all’ex deputato regionale Salvo Giuffrida. Il M5S, intanto, si prepara a schierare Simona Pulvirenti.
E poi le contese negli altri comuni catanesi. A Mascali la poltrona dell’uscente Luigi Messina (il centrodestra è quasi tutto con lui) potrebbe far gola a rivali di peso: dal penalista Ernesto Pino, già sconfitto nel 2015, al commercialista Giuseppe Cardillo, attuale vicesindaco di Fiumefreddo, fino a Silvio Carota, primo cittadino dal 1998 al 2008.
A Milo si ripropone la rivincita del match di cinque anni fa vinto da Alfio Cosentino (uscente dem) sul medico Alfio Cavallaro per appena 64 voti; non pochi, in un paese di mille anime.
E a Pedara potrebbe sciogliere la riserva proprio l’ex sindaco Anthony Barbagallo, fra i nomi circolati per la segreteria regionale del Pd, disposto a «fare un passo avanti» dopo l’asfissiante pressing di chi lo rivuole. Non dovrebbe esserci l’uscente Antonio Fallica, ex sodale del deputato dem, mentre il centrodestra punterebbe su Bruno Spitaleri (gradito a Pogliese), anche se la Lega ha fatto il nome di Alfio Nicolosi, maresciallo dei carabinieri. Nel M5S si scalda Nuccio Tropi.
A San Pietro Clarenza e Trecastagni si dovrebbe tornare alla urne dopo lo scioglimento anticipato rispettivamente per l’arresto del sindaco coinvolto in una inchiesta sui rifiuti e per infiltrazioni mafiose. Pochi i nomi in giro: nel primo caso si parla di un ritorno di Enzo Santonocito; nel secondo di un confronto fra Pippo Messina e Salvo Barbagallo, civici graditi rispettivamente a centrodestra e centrosinistra. In forse il voto a Maniace: l’accesso ispettivo antimafia della Prefettura ha sospeso ogni schermaglia, potrebbero arrivare novità (scioglimento per infiltrazioni?) a breve.
Le altre sfide
E poi le altre sfide. Ad Augusta l’uscente grillina Cettina Di Pietro dovrebbe sciogliere a breve la riserva, mentre l’ex sindaco Massimo Carruba, riabilitato dopo le ingiustizie giudiziarie, potrebbe tornare in campo catalizzando un centrosinistra civico. Un ritorno, come quello dell’ex primo cittadino democristiano Pippo Gulino, che riceve sollecitazioni da molti amici. Nel centrodestra le nomination di Massimo Casertano, Pietro Forestiere e Giuseppe Di Mare. A Floridia potrebbe riproporsi Giovanni Limoli, dimessosi poco prima di una probabile sfiducia. Nel Ragusano si vota solo a Ispica, dove Lucio Muraglie (Pd) cerca il secondo mandato contro un potenziale rivale di rango: l’ex deputato e assessore regionale, eurodeputato per qualche mese, Innocenzo Leontini. Mentre a Giardini Naxos sono in fase di riscaldamento tutti i “pezzi grossi” della politica locale, pronti a una sfida serrata per scegliere il successore di Nello Lo Turco, in sella per due mandati. A sciogliere la riserva sono già stati in tre: Agatino Bosco (fu vicesindaco nella prima giunta Lo Turco), sconfitto cinque anni fa per appena tre voti; Danilo Bevilacqua, presidente in carica del consiglio comunale, pronto a «rimettere lo zaino in spalla, come un boy scout, e a partire per una nuova avventura»; Giuseppe Cacciola, rilanciato dalla piattaforma civica “Laboraction”, ci riprova dopo la candidatura del 2015. Ma non è finita qui. Ci sarà un aspirante dei 5Stelle (quasi certo il nome di Giuseppe Leotta, forte di una lusinghiera prova alle “europarlamentarie” grilline della scorsa primavera) e forse anche l’ex assessore Sebastiano Cavallaro, che potrebbe ritentare un lustro dopo. Restano, per il momento, leggende metropolitane le discese in campo di due storici inquilini di Palazzo dei Naxioti: Antonio Veroux e Nino Falanga. A volte ritornano, ma non sempre
Tentativi di laboratori (quasi) giallorossi un po’ più avanzati si registrano a Barcellona Pozzo di Gotto (Maria Teresa Collica potrebbe essere un nome unificante) e a Termini Imerese, dove il deputato regionale del M5S, Luigi Sunseri, dialoga con Agostino Moscato (Legambiente) e con l’ex assessore regionale Franco Piro: il profilo di candidato è un giovane o una donna impegnati nel sociale. Potrà piacere anche al Pd nella città dell’ex senatore Beppe Lumia? Si riscalda l’ex sindaco Salvatore Burrafato, fra i papabili anche l’ex senatore di An Antonio Battaglia, avvantaggiato rispetto a Peppe Di Blasi (Fdi) e gradito anche a Db, che guarda con attenzione a Villabate (con Gaetano Di Chiara). Per il resto, nel Palermitano si registra una certa lentezza di riflessi di Pd e Forza Italia. E la Lega non fa mistero di puntare ai candidati sindaci per Carini e Partinico.
Ma il comune siciliano più popoloso alle urne sarà nel Trapanese: Marsala, con oltre 80mila abitanti. Qui il ritorno dell’ex sindaca ed ex deputata Ars (in attesa di sentenza sulle spese pazze), Giulia Adamo, vicina a Fdi e stimata dalla Lega. Sfiderà non l’uscente Alberto Di Girolamo, ma il suo vice Agostino Licari. E molti altri pretendenti. Tanto ancora c’è tempo. Anche se la primavera non è poi così lontana.
(hanno collaborato Giuseppe Bianca, Carmelo Di Mauro, William Savoca e Gioacchino Schicchi)
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