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Ecco la prima Finanziaria del governo Schifani: dalla stabilizzazione di Asu e Pip alle misure per imprese e famiglie

Il piano è portare la manovra in Aula all'Ars a metà ottobre. Il piano “anti-mine”: rinviare le nomine della sanità

Di Mario Barresi |

La prima vera finanziaria di Renato Schifani prende, di giorno in giorno, sempre più forma. E, in ossequio ai buoni propositi – approvarla entro la fine dell’anno – il governo regionale accelera. A partire dal bilancio pluriennale 2024/26: il disegno di legge sarà sul tavolo della giunta domani. Dopo il via libera passerà ai revisori dei conti, per avere «contrariamente al passato, quando si approvavano bilancio e legge finanziaria in contemporanea», un documento contabile «già asseverato, con numeri più solidi», riferiscono fonti del governo.

Nessun timore simile a quello che si respira in queste ore a Roma, dove la riduzione delle stime di crescita del Pil accorciano la coperta del governo Meloni. L’idea che si consolida a Palermo è quella di una manovra «fondata più che mai su risorse regionali». Frutto di un maggiore gettito fiscale, ma anche del «lavoro di riordino dei conti».

Formiche e cicale

E allora, pur senza trasformarsi da formiche in cicale, nelle norme in bozza c’è già spazio per interventi per imprese e famiglie, ma anche risorse per «riallineare in modo sano il rapporto fra Regione e Comuni». Senza trascurare l’obiettivo di rispondere alle pressioni (anche elettorali) del variopinto precariato siciliano.

Precariato

Proprio ieri il governatore e l’assessore all’Economia, Marco Falcone, hanno incontrato una delegazione di sindacati Asu. Sul piatto, come sempre, la stabilizzazione degli storici lavoratori degli enti locali, un bacino di oltre 4.600 persone, anche grazie al via libera del ddl “Pa bis” del governo nazionale. L’ipotesi su cui si discute è di utilizzare il fondo, circa 56 milioni, magari da rimpinguare, già stanziato per aumentare l’orario di lavoro, per favorire, in accordo con i Comuni, un percorso di stabilizzazione. Stesso schema per i circa 270 Asu dei Beni culturali della Regione: contratto a tempo indeterminato a fronte di una riduzione da 36 a 24 ore settimanali. E, dopo 23 anni, spiragli di luce anche per gli ex Pip: i primi 1.200 circa (il 50% del contingente) potranno essere stabilizzati con graduatorie per entrare alla Sas ed essere distribuiti nei vari assessorati.

La prossima finanziaria guarderà anche ai forestali: 24 milioni (15 in più, chiesti dall’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino, che la prossima settimana presenterà la riforma del settore ai sindacati di categoria) per aumentare il tetto delle giornate lavorative, venendo incontro a un’esplicita condizione posta da Schifani: anticipare la campagna antincendio ai primi di maggio del 2024.

Ma a Palazzo d’Orléans e in Via Notarbarolo rivendicano soprattutto la matrice di una manovra «con norme anticicliche e di sviluppo». Va in questo senso, ad esempio, la previsione di 50 milioni per attutire il sopravvenuto aumento degli interessi dei mutui sulla casa, destinati a famiglie con reddito sotto i 50mila euro. Per le imprese, nelle prime versioni del testo, oltre a sostegni tramite Irfis, c’è un fondo triennale di 300 milioni per l’occupazione: abbattimento del costo del lavoro per le imprese che fanno nuove assunzioni o che trasformano i contratti da tempo determinato a indeterminato. Fra le misure a cui Falcone è più legato ci sono il pagamento di tutte le quattro rate trimestrali di fondi ai Comuni, già apprezzato da Anci Sicilia, e l’adeguamento delle rette (circa il 6-7% in più di quanto paga la Regione oggi) a istituti di riabilitazione, Rsa e Cta. E infine anche un possibile aumento del 10% dei contributi ai teatri siciliani.

Schema ambizioso

Lo schema è ambizioso. Così come la prospettiva di trasmettere il ddl della finanziaria all’Ars, «a metà ottobre». Sarebbe un record, prima del doppio “suk” – le commissioni di merito, a partire dalla Bilancio, e poi Sala d’Ercole – dentro il quale avviene la moltiplicazione (assolutamente trasversale) dei pani e dei pesci.

E in queste ore si fa strada una congiuntura, a dire il vero non condivisa da tutto il centrodestra, che potrebbe “sminare”, almeno nella prima parte, il terreno della manovra a Palazzo dei Normanni. Nell’ultima cabina di regia sul Pnrr, infatti, il ministro del Sud, Raffaele Fitto, ha lanciato l’allarme sulla “missione” più in ritardo sulla tabella di marcia imposta dall’Ue: la sanità. In ballo, solo per la Sicilia, circa mezzo miliardo per una nuova rete territoriale d’assistenza e interventi edilizi sull’esistente. Con una data imminente, decisiva nell’iter: il prossimo 31 ottobre. Come dire: «Ce lo chiede l’Europa». E allora a Palermo circola l’idea di far slittare le nomine dei manager della sanità che rispondono dei progetti Pnrr sotto osservazione. Con l’effetto collaterale di rinviare la resa dei conti nella maggioranza. Favorendo così un primo atterraggio morbido della finanziaria all’Ars. Tanto per litigare sui posti c’è sempre tempo.

m.barresi@lasicilia.it

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