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Ecco il piano e le strategie della “Lega Lombardo”

La strategia sulle Europee: super lista «aperta» per arginare FdI in Sicilia Al leader del Mpa (che non si candiderà?) un posto nazionale “pesante” o la Provincia di Catania

Di Mario Barresi |

Trova le differenze. Nelle due foto – una postata sabato, dopo il patto-bis di federazione fra Lega e Autonomisti, con Matteo Salvini e Raffaele Lombardo cerimoniosi davanti al plastico del Ponte; la seconda, ieri, con lo stesso Capitano al ministero dopo aver ricevuto Luca Sammartino, leader carismatico del Carroccio siciliano – c’è una doppia didascalia non scritta. Che racconta, più di mille comunicati e conferenze stampa, quello che è successo, sta succedendo e succederà.

Scatti di un “pre wedding”, come si usa nell’era dei social. Con un album fotografico fatto di sorrisi ostentati e di denti digrignati. Come in ogni matrimonio che si rispetti. Così, quando oggi pomeriggio il Capitano sarà a Palermo per il (secondo) matrimonio con l’ex governatore, ad accoglierlo ci saranno tutti i parenti degli ziti.

Una parata di parlamentari nazionali, assessori e deputati regionali, amministratori locali e peones assortiti. Di entrambe le famiglie. Ci sarà anche Sammartino, che ieri è volato a Roma per vedere Salvini. Ufficialmente, come ogni volta che qualche leghista siciliano si reca al Mit, la ragione è sempre la stessa: «Al centro del colloquio – recita una nota – la situazione infrastrutturale dell’isola con particolare riferimento alle strutture idriche e ad alcuni dossier strategici a partire dal Ponte sullo Stretto».

Ma è chiaro che, sebbene intimamente non ce ne fosse bisogno, il vicepresidente leghista della Regione deve ostentare la legittimazione del capo, dopo aver inghiottito l’accordo (con trattative a sua insaputa) con il suo nemico coi baffi. «È la prima foto che Luca si fa in posa con Matteo», rivelano gli adepti dell’ex golden boy renziano. Un modo per smentire, con quelle facce distese e gioconde, anche tutte le voci di un’uscita di Sammartino dalla Lega, magari per ricongiungersi col suo “padre spirituale” democristiano Totò Cuffaro, che – ironia della sorte – l’ha accolto, da ospite d’onore alla Festa dell’Amicizia di Ribera, proprio il giorno in cui è venuta fuori la notizia dell’accordo fra Salvini e Lombardo. L’assessore all’Agricoltura resta dov’è e accetta di giocarsi, all’ultimo voto, il derby delle preferenze alle Europee. Lui candidato in prima persona? Dalla Lega siciliana smentiscono. Anche perché il vice di Renato Schifani vuole restare dov’è, fino al fatidico scoccare del 2027. Anche se, racconta un alleato-amico, «Luca avrebbe pure la tentazione, se in lizza ci fosse Raffaele, di correre in prima persona. Ma con quale convenienza Anche se vincesse lui, si dimetterebbe. E a Bruxelles ci andrebbe Lombardo o uno dei suoi».

Allora resta lo schema già incardinato: i sammartiniani punteranno su «un nome autorevole». E il rapporto con l’ex governatore che ha auspicato «una nuova era» all’insegna di «lealtà e franchezza»? Ci sarà, perché ci dev’essere, verso le Europee, «e poi ognuno poi resta a casa sua», la sottolineatura romana di un accordo che è soprattutto elettorale. Salvini pensa a una super lista, «aperta a chi condivide i nostri temi», con l’effetto collaterale di realizzare in Sicilia ciò che gli verrà complicato altrove, quasi ovunque: avvicinarsi quanto più possibile al risultato di Giorgia Meloni, a sua volta insidiata sotto lo Stretto dall’asse fra Forza Italia e la Dc di Cuffaro. Tanto più che un sondaggio, che gira fra i big di FdI, vedrebbe nell’Isola una proiezione di 8 punti inferiore rispetto alla media nazionale.

Un matrimonio d’interessi, dunque. Al di là delle belle parole che saranno pronunciate oggi all’hotel delle Palme. Seconde nozze, tra l’altro, dopo il clamoroso divorzio alla vigilia dell’election day del 2022. «Ma no, diciamo che è stata una separazione momentanea», ironizzano dal fronte autonomista. Consapevoli che Lombardo, come ha ammesso in un’intervista a La Sicilia, riteneva impraticabili le altre possibili alleanze: sia con FdI, «dove ci sono tante legittime ambizioni», sia con Forza Italia, «perché con Cuffaro il dialogo è impossibile». Dunque il ritorno fra le braccia di Salvini. Con una posta (e dei posti) in gioco: gli Autonomisti spingeranno la lista della Lega, ma per il leader ci sarebbe «un sottogoverno pesante a Roma» o in alternativa la candidatura blindata a presidente della Provincia di Catania.

Un posto che, dopo la rinuncia di Valeria Sudano per spianare la strada al meloniano Enrico Trantino a Palazzo degli Elefanti, spetta alla Lega. Ma il Capitano, comunque, prima vuole vedere cammello. Cioè contare i voti: al candidato dell’Mpa “ospite” in tandem con l’uscente leghista Annalisa Tardino, che Lombardo s’è impegnato a sostenere. In mezzo anche l’intergruppo all’Ars: Lega e Mpa non uniti, ma «in sinergia sui temi». Di certo più di quante ne hanno dimostrata nella prima pesante lite da “federati”: quella per la competenza sulle dighe (contesa fra Agricoltura e e Acqua e Rifiuti) nel ddl di riforma dei Consorzi di bonifica. Alleati alle urne, ma non in simbiosi.

Anche nelle strategie alla Regione, con il Carroccio pronto a lanciare il bis della campagna acquisti a Sala d’Ercole, con l’idea di accogliere altri due deputati regionali, uno dell’opposizione e uno, in prospettiva, del centrodestra.

E allora oggi sarà una bella cerimonia. Tutti eleganti e sorridenti. In attesa di un’altra foto. Che manca. Quella dell’abbraccio fra Lombardo e Sammartino. Plateale, magari. Forse ipocrita. Ma soprattutto, per adesso, utile a entrambi.m.barresi@lasicilia.itCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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