Catania – No, qui – stasera – non è posto da mojito. «Ne ho fatti un paio, ma i ragazzi preferiscono altro: molti Spritz e prosecchini, qualche wodka lemon». La prima certificazione arriva dal barman del Bellarix, lido molto cool sulla scogliera di Catania. No, qui – stasera – non è posto per bonazze in bikini, anche perché, dopo una giornata afosa, il tramonto porta con sé una certa arietta. Niente dj set né tormentoni dell’estate sparati a palla, ma una rassicurante musica lounge appena accennata in sottofondo. Apprezzata da grandi e piccini.
No, qui – stasera – non è il Papeete. E neanche il più blasonato Caparena di Taormina, dove raccontano che Matteo Salvini, (nel suo beach tour, poco prima di buttare a mare il governo gialloverde per poi restare a bocca asciutta) del suo cocktail preferito ne ha trangugiato «almeno otto in una mattinata e mezzo pomeriggio». Benvenuti nel meraviglioso mondo dei Nello-boys. Un raduno regionale dei giovani di DiventeràBellissima, con un incontro (naturalmente monotematico) intitolato “Parliamone col Presidente”. Ed eccolo arrivare, il presidente: Musumeci arriva con una mezz’ora abbondante di ritardo, appesantita anche dal blocco dei giornalisti all’ingresso. Nessuno si aspettava che si presentasse in boxer fiorati modello Salvini, ma il governatore è con un outfit sin troppo serioso: completo blu e camicia azzurra, forse la cravatta l’ha snodata poco prima di scendere dall’auto. «Io assente a Pontida? Idealmente ero lì», dice. Smentendo così ogni addio al flirt col Carroccio, tanto più dopo la sua presenza alla festa dell’Udc a Fiuggi, in cui aveva declamato che «l’Italia è un Paese di moderati». Dunque, l’assenza alla kermesse leghista (nella quale nel 2018 fu osannato) «non è stata una scelta, quando si può coniugo gli impegni di agenda», dice negando di non essere stato invitato da Salvini. «Non funziona per invito», taglia corto il governatore. «Idealmente ero lì a contestare da uomo di centrodestra un governo che non tiene conto degli umori della piazza: l’Italia è maggioranza morale con il centrodestra tra la gente, non lo è purtroppo nella maggioranza di governo». E sul futuro di DiventeràBellissima il refrain non è inedito: «Un movimento autonomista che si colloca nell’area del centrodestra e che vuole esercitare un’azione di stimolo verso i governi nazionali di tutti i colori». Mai parlato di «un patto federativo con la Lega», ritratta.
E quest’ultima dichiarazione, incrociata con un sondaggio “casuale” realizzato poco prima dell’arrivo del leader, farà felice i suoi giovani. Perché, ad esempio, Giovanni Saeli, coordinatore giovanile di Catania, confessa che «se avessimo fatto un accordo con la Lega, io, per coerenza, sarei uscito dal movimento». Matricola di Giurisprudenza, 19 anni, si definisce «un moderato di centro» attratto da Musumeci «perché è il politico siciliano più pratico e soprattutto il più pulito». Annuisce, accanto a lui, Graziana Dammone, 26 anni, laureanda in Legge con alle spalle già un’esperienza da assessora a Palagonia. «Anch’io sono contraria a un patto con Salvini, è troppo estremo». Lei, «interiormente ribelle sin da ragazzina», in paese era etichettata come «una quasi quasi di sinistra». Poi, crescendo, la folgorazione per Musumeci: «Quando lo sento parlare mi emoziono sempre. Mi fa venire i brividi…».
E allora sentiamolo parlare, il presidente nella chiacchierata con i suoi “nipotini”. Attorniati da quelli che il presidente definisce «giovani di una certa età». Big del movimento (acclamati l’assessore Ruggero Razza e il coordinatore regionale Gino Ioppolo, sindaco di Caltagirone), amministratori locali. Ma anche questuanti in vena di «presidente le devo dire una cosa», colletti bianchi di sanità e ateneo, musumeciani dello spettacolo, della burocrazia e dell’imprenditoria. Luci soffuse, nella splendida terrazza a strapiombo sugli scogli sciarosi. E a rompere il ghiaccio è il coordinatore regionale dei giovani, Ciccio Sicali, figlio di Angelo, storico esponente della destra catanese. «Hai detto che i giovani evitano la politica perché non hanno esempi, ma noi, caro Nello, abbiamo un bellissimo esempio: sei tu». Applausi. Tanti. Ma moderatissimi.
Musumeci comincia a sciogliersi. Rispondendo alle domande (molto ben posta quella del coordinatore etneo Luigi Provini), ma anche parlando a ruota libera. Da «padre con un figlio costretto a lasciare la nostra terra» per lavorare. «Il nemico dello sviluppo della Sicilia è la mafia, ma a partire dall’Unità. Molto prima, da millenni, esiste la rassegnazione, dovuta agli invasori: dai cartaginesi ai romani di ultima generazione, intesi come classe politica». Risate d’approvazione. Ma la platea (di giovani e meno giovani) s’infiamma quando il leader tira fuori un cavallo di battaglia: la burocrazia. Alla Regione «in gran parte è non sana, non preparata, disillusa. Si salva il 30-40%. Sono molto generoso, vero?». Poi l’attacco ai dirigenti: «Dovrebbero essere propositivi, portare idee innovative, ma in Sicilia non è così. Perché non li caccio? La legge non me lo consente..,». E arriva la ramanzina sulla «stagione dell’odio e della violenza verbale, soprattutto sui social», alimentata dagli strali «di una formazione politica di recente formazione». Ogni riferimento ai grillini non è puramente casuale. Musumeci per la web reputation ci ha preso gusto. «Ogni tanto leggo i commenti di chi lancia l’odio organizzato contro il presidente della Regione. L’altro giorno uno mi ha augurato di morire lentamente! Ma poi perché lentamente? Non lo capisco…». Da un sostenitore, evidentemente simpatizzante salviniano, gli arriva un consiglio: «Presidente, tu mandagli bacioni. Bacioni a tutti. Così ti allunghi la vita…».
Molto meno social è la polemica aperta sul segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino. «Un poveretto, che tenerezza mi fa!», attacca Musumeci. Accusando il leader siciliano di «un sindacato di sinistra che ha fatto la storia della lotta dei lavoratori» di «alzarsi la mattina solo per criticare pregiudizialmente un governo regionale che ha già fatto tantissimo per i precari e per i lavoratori siciliani». Ma vorrebbe «fare ancora di più», il presidente, «se solo potessi lavorare più delle attuali 18 ore su 24». Una pausa. Per prendere fiato. E bere. Acqua minerale. Naturale. Niente mojito, qui. Solo pizza e birra, infine, per concludere una serata in riva al mare. «Siete proprio ragazzi in gamba – dice “nonno Nello – e io sono fiero di voi».
Twitter: @MarioBarresi