Politica
E lo choc del governo giallorosso ricompatta il centrodestra siciliano
Catania. Nemmeno nell’istituzionalissimo messaggio di «buon lavoro» ai ministri siciliani, Nello Musumeci riesce a trattenere lo sdegno istintivissimo, ammettendo, anche su carta intestata della Regione, le «riserve politiche sul nuovo governo».
Rien ne va plus, les jeux sont faits. Nella roulette di Palazzo Chigi è uscito il (giallo)rosso. E c’è poco da fare per il governatore di centrodestra, già “Erode” del Conte bis prima che nascesse, quando, a trattative ancora in corso, denunciava «il mercato nero» del «sangue» degli elettori siciliani, «donatori fino all’anemia», in un confronto M5S-Pd in cui il Sud «continua a essere vergognosamente il grande assente». È un duro colpo, per Palazzo d’Orléans, l’avvio del governo “Salvini free”, pur giudicato (dalla Lega, ma anche da frange nordiste della nuova maggioranza) «troppo schiacciato sul Sud». Certo, Musumeci ha già offerto la «disponibilità a un sereno e costruttivo confronto istituzionale nell’interesse esclusivo dei siciliani». Ma nulla sarà come prima. Politicamente.
Eppure, smaltito lo shock anafilattico, c’è un effetto collaterale positivo: è come se il centrodestra siciliano fosse riuscito, quasi per istinto darwiniano, a sviluppare degli anticorpi al nuovo virus giallorosso. I primi segnali della cura sono emersi in una cena a Palermo. Martedì sera, proprio quando a Roma si limava la lista dei ministri, il governatore ha incontrato Gianfranco Miccichè e i capigruppo della «coalizione non maggioranza». Da “Ciccio passami l’Olio” offre il governatore: fra pizze e grigliate di carne, dopo il racconto del tour musumeciano nelle isole minori, si discute anche di «cosa succede ora con quelli lì al governo». Ma soprattutto di cosa deve succedere a Palermo per ridurre al minimo il rinculo politico. Nessun timore di ribaltoni dell’asse M5S-Pd. E non tanto per lo “spread”, in Sicilia, fra la freddezza dei grillini che contano e l’eccitazione dei franceschiniani dem. «All’Ars – confida un big di centrodestra – non succederà nulla per lo stesso motivo perché è successo tutto a Roma: nessuno vuole andare a votare…». Ma, al netto del poltronismo globalizzato, c’è chi sussurra che «certo, se adesso fanno opposizione compatta, qualche rischio c’è», anche se «basterebbe mettere a posto un paio di cose, governando davvero, per metterli all’angolo».
La miglior difesa è l’attacco. E allora Rino Piscitello, coordinatore dell’Unione dei siciliani, si porta avanti col lavoro. «Musumeci, Armao, autonomisti e sicilianisti costruiscano insieme una nuova area politica maggioritaria nell’Isola». Fissando già un appuntamento: il 15 maggio 2020, 74° anniversario dello Statuto, «nove mesi da oggi per partorire un progetto che può cambiare la nostra terra».
Ma a Palermo, per ora, si pensa al presente. «Il risultato di questa folle strategia salviniana, qualcosa di buono ha prodotto: il governo Musumeci è più forte», dice, papale papale, Miccichè a buttanissima.it. Aggiungendo: «Fino all’altro ieri il rapporto con gli alleati era diventato un tormentone. Chi va con Salvini, chi crea nuovi gruppi parlamentari… Oggi, invece, non c’è più questo pericolo e credo che l’obiettivo di tutti, compreso il presidente Musumeci, sia blindare ancora di più questa maggioranza». E così è anche nella cena di martedì, con il governatore che rassicura gli alleati: «Niente più fughe in avanti». Non ci sono elezioni all’orizzonte e dunque niente alleanze da costruire né seggi da inseguire. Una polizza pacifista.
Si riparte, dunque. Dall’unità, dalla compattezza. Più per necessità che per voglia. E così, ad esempio, il governatore riceve dai commensali il mandato di scegliere il successore di Sebastiano Tusa ai Beni culturali «in piena autonomia dai partiti». E il presidente dell’Ars conferma di aver premuto il tasto “start, per accelerare sul collegato unico alla Finanziaria, primo banco di prova dopo la figuraccia pre-feriale. Il clima di «un bellissimo incontro» è tale che si decide di replicare il modello: Musumeci, Miccichè e i vertici della coalizione si rivedranno, da ottobre, ogni primo martedì del mese. «Magari pagando a giro», ironizza qualcuno. E a metà settembre, in un agriturismo “baricentrico” dell’Isola, una scampagnata di centrodestra con tutti i deputati e gli assessori regionali. Un selfie collettivo per suggellare il nuovo inizio. Tutto molto bello. Finché dura.
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