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lo scontro

Due Leghe e un Lombardo: così va di scena il “trappolone” a Tardino

Boicottato l’intergruppo, gli autonomisti restano fuori dal vertice. La commissaria criticata, scontro con Sammartino

Di Mario Barresi |

Il doppio prologo si consuma in chat. La prima è quella del gruppo Whatsapp dei big siciliani della Lega: la scorsa settimana, in un clima insolitamente dialogante, i deputati regionali (quelli che fanno capo a Luca Sammartino) chiedono alla commissaria Annalisa Tardino un incontro per parlare, anche, delle nomine dei manager. Lei, fiutando solo dopo il trappolone, ci casca e convoca la riunione. Ma è soltanto dopo l’sms durissimo del predecessore Nino Minardo che vengono fuori i veleni nascosti dalle buone intenzioni. E così non se fa nulla. A questo punto subentra la seconda chat: quella diretta fra Raffaele Lombardo, leader del Mpa da poco ri-federato col Carroccio, e Matteo Salvini.

Il messaggio a Salvini

Il messaggio al Capitano recita più o meno così: «Lo scorso accordo non lo avevi nemmeno letto, ma stai tradendo anche l’ultimo che però hai letto». Il riferimento è a due degli impegni presi da Salvini con gli autonomisti: costruire un intergruppo per una linea comune all’Ars e mantenere in carica i due vertici regionali (Tardino e il lombardiano Roberto Di Mauro) nella campagna elettorale per le Europee, fino alla celebrazione dei rispettivi congressi. Del primo punto non c’è traccia, visto che finora è prevalsa la linea dell’“ognuno a casa sua” tanto cara a Sammartino, che ancora non digerisce l’alleanza con Lombardo. Sul secondo c’è da qualche tempo aria di commissariamento dell’eurodeputata licatese, anche perché per le regole leghista chi è candidato a una carica non può avere nel frattempo ruoli nel partito.

L’input di Lombardo

L’input di Lombardo coglie nel segno. E Salvini intima a Tardino di convocare una riunione, per la quale spedisce il sottosegretario Claudio Durigon. Al vertice, gongolante, Tardino (che alle Europee avrà il sostegno di Lombardo) invita anche gli alleati. Ma martedì sera, all’hotel delle Palme di Palermo, qualcosa va storto. Il confronto fra i leghisti diventa un fuoco concentrico sulla commissaria: territori trascurati, poco dialogo con i deputati, partito nel caos, assenza di linea politica. Lei, ovviamente, controbatte, difesa soltanto dalla capogruppo Marianna Caronia. E rivolta la frittata avvelenata sull’egemonia di Sammartino che le rema contro, delegittimandola in continuazione. Anche sul tema dell’intergruppo c’è scontro: ai Luca-boys non piace, sarebbero disposti ad accettarne solo uno tematico su Ponte e autonomia differenziata, ma non certo la versione più “politica” che hanno in testa Lombardo e Tardino, per unire i numeri (10 deputati, 6 leghisti e 4 autonomisti) e pesare di più nelle scelte della maggioranza. A partire dalle nomine dei manager: vorrebbero 5 posti anziché i 2+2 spettanti. I toni si alzano, mentre gli ospiti lombardiani restano fuori dalla porta. E a un certo punto, piuttosto infuriati, lasciano l’albergo.

La faida interna

La faida interna continua, davanti a un esterrefatto Durigon. Che – grande amico del deputato Nino Germanà, possibile successore al vertice regionale – prima attesta le accuse a Tardino e poi, quando se ne va pure lei, affranta, cerca di metterci una pezza. Ma ormai è troppo tardi. L’Mpa, con Fabio Mancuso, smentisce la rottura del patto federativo e anche i «mal di pancia». E suggerisce comunque, con studiata perfidia, un “Buscopan” per Sammartino: «Dirgli a chiare lettere che sennò perdono il potere: assessorati, sottogoverni, risorse». Il vicepresidente della Regione tace. Incassa la vittoria in un vertice che si protrae fino alle quattro del mattino: niente intergruppo con Lombardo, Tardino che batte in ritirata. Ma adesso sarà Salvini, al quale sono arrivate due versioni diametralmente opposte della lunga notte palermitana, a dover decidere il da farsi. Prima che, in Sicilia, gli scoppi il partito.

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