Dopo la manovra, il ddl collegato: all’Ars nuovo “esame” per il governo Musumeci

Di Redazione / 02 Maggio 2018

PALERMO – Come è successo per la legge di stabilità approvata due giorni fa anche il «collegato», il disegno di legge dove sono state collocate le norme stralciate dalla manovra – primo fra tutti il “superIrfis” con l’accorpamento di Crias e Ircac – rischia di gonfiarsi a dismisura e trasformarsi in una mini-finanziaria. Al testo originario, fermo in commissione Bilancio dell’Ars, si sono aggiunte le norme espunte dalla manovra e i tanti emendamenti aggiuntivi che la Presidenza dell’Ars aveva deciso di non trattare in sessione di bilancio per non appesantire il documento finanziario.

Si tratta di norme care al governo ma soprattutto ai deputati, di maggioranza e opposizione, che a malincuore avevano accettato la scelta del presidente Miccichè di rinviarle al “collegato”.

Il testo “definitivo” in commissione Bilancio ancora non c’è. Gli uffici sono a lavoro ed entro la fine della settimana potrebbe essere pronto per consentirne l’esame già martedì e il successivo approdo in Aula mercoledì pomeriggio. “La commissione è convocata martedì alle 10 – dice il forzista Riccardo Savona -, lavoreremo a oltranza, se necessario anche mercoledì mattina, per dare l’ok al testo e consegnarlo all’Aula già nel pomeriggio di mercoledì”. Dopo la maratona per il via libera alla Finanziaria, a partire dalla prossima settimana toccherà al collegato ottenere il semaforo verde a Sala D’Ercole

Ora, incassata la manovra, si apre questo nuovo fronte. Difficile, se non impossibile, tenere nel “collegato” norme di spesa a finanziaria chiusa e con il fondo globale della manovra asciutto, a meno che le partite non vengano coperte per cassa dalla Regione, un lavoro che dovrebbe imporre ai tecnici del dipartimento Economia un monitoraggio al centesimo dei residui degli altri dipartimenti.

Due gli scenari a questo punto possibili. Il primo è lo spacchettamento del “collegato” in più disegni di legge con ddl da hoc di norme ordinamentali che permetterebbe alle commissioni di merito di affrontare le materie di propria competenze in testi organici e dunque con una istruttoria completa; il secondo è quello di attendere il vaglio da parte della Presidenza del Consiglio della manovra finanziaria, perché l’impugnativa di alcune norme, ipotesi che si è fatta strada proprio durante l’esame della legge di stabilità, consentirebbe al governo Musumeci di ritornare in possesso di un gruzzoletto che potrebbe essere usato per finanziare le norme di spesa del collegato.

La terza via è quella più complicata perché metterebbe in difficoltà il governo: approvare il “collegato” in variazione di spesa.

Insomma, ancora una volta la strada per il Governo Musumeci, complice l’assenza di una maggioranza in Aula, rischia di essere in salita. «Mi auguro che tratteremo solo le norme ordinamentali – dice il deputato pentastellato Luigi Sunseri -, stralciando quelle che prevedono un impegno finanziario e rinviandole o a una prossima finanziaria oppure a ddl ad hoc che seguano l’iter completo perché la tecnica usata durante i lavori per la Finanziaria, cioè quella del rinvio all’attuazione delle disposizioni con decreto o del presidente della Regione o dell’assessore, è un metodo che non condividiamo in quanto esautora il Parlamento del potere legislativo».

L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, si dice “molto ottimista”. «Faremo il punto non appena la commissione Bilancio tornerà a riunirsi – dice  – e stabiliremo come muoverci. Io sono molto ottimista, l’impianto che abbiamo voluto dare alla Finanziaria ha tenuto e il collegato è in linea con il documento finanziario».

Pronto alla nuova “battaglia” in Aula? «Non parlerei di battaglia – puntualizza -, ma di confronto. Nell’ordinamento giuridico regionale non esiste il voto di fiducia per i documenti contabili e finanziari, che inevitabilmente sono il punto di incontro tra le istanze che provengono dal Parlamento e quelle che arrivano dal Governo». La legge di stabilità regionale, varata da sala d’Ercole, è proprio «il frutto di un compromesso, una mediazione tra Esecutivo e Parlamento».

Un bel compromesso? «I compromessi non sono mai né brutti né belli, sono possibili» taglia corto il vice presidente della Regione siciliana, per il quale «sarebbe interessante valutare in sede di revisione dello Statuto se non si possa introdurre la questione di fiducia» sui documenti contabili.

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