CATANIA – «Signore e signori, amiche e amici. Mi rivolgo a quelli di ieri e a quelli di domani…».
Non vola una mosca, nella sala dello Sheraton, quando prende la parola Enzo Trantino. L’anima post-missina, uno degli zoccoli duri di DiventeràBellissima, è ancora scossa dalle parole «centro» e «moderati», appena pronunciate da Nello Musumeci, che si è spinto persino nel consiglio, non proprio disinteressato, rivolto a Giorgia Meloni: «Deve togliere la fiamma dal simbolo».
E poi arriva l’avvocato. Centinaia di occhi, in sala, lo scrutano come quelli di Nanni Moretti che in Aprile incitava D’Alema.
«Trantino, di’ qualcosa di destra», sembrano voler dire quegli sguardi.
«Io appartengo alla generazione di quelli che non hanno nulla da farsi perdonare. Non mi sarei perdonato, a mia volta, se mi fossi perso l’intervento di Musumeci». Un «intervento da statista», lo definisce l’ex senatore di An, accolto poco prima dal governatore che aveva interrotto il suo discorso per definirlo «il mio maestro, assieme a Vito Cusimano».
Trantino, monarchico da giovane e poi parlamentare nazionale ininterrottamente dal 1972 al 2006 con Msi e An, sembra dare la benedizione alla svolta dell’allievo: «Gli ammiccamenti si fanno con le amanti, non con le mogli. Noi dobbiamo stabilire matrimoni solidi. Con chi ci sta, con chi intende scommettersi, con chi non presenta all’incasso le ambizioni prima di aver dimostrato quello che vale».
Poi si dedica a ciò che sa fare meglio. «Se io ho ancora un posto nel vostro cuore, siano benedetti i comizi: una droga, per me». Ma è di più. Una lectio magistralis sulla «cultura dell’oblio» e sulla «ricerca della felicità». Partendo da un paradosso: «Mi sono immaginato come un emigrato che torna in paese dopo tanti anni. E non trova più niente. “Ma qui non c’era la casa di…?” Che cosa è successo in Sicilia? Un’epidemia straordinaria, siamo diventati afoni nella terra dei canterini».
E l’invito al movimento: «Dobbiamo usare la parola, in un’epoca in cui c’è la rinuncia anche alla pelle. Sono tutti tatuati: un tappeto di geroglifici, di scarabocchi, di motti, di donne nude e di donne e di donne vestite». Ma c’è anche «la rinuncia al carattere del siciliano». Ed è un assist anti-Lega a Musumeci: «Il siciliano, quando qualcuno gli bussava a mezzogiorno in casa, diceva: “Assèttiti e mangiati un muzzicuni”. E ora? C’è stata un’invasione… Non la riconosco più, questa Sicilia».
La memoria come valore anche per DiventeràBellissima: «Si parla di un movimento da rinnovare, ma non bisogna dimenticare le fondamenta, anche se poi si devono costruire piani su piani». Anche per dare risposte ai giovani. «I Neet che non vogliono sapere niente né del passato né del futuro, i nicorobici, che hanno rinunciato ai doveri e ai diritti e si alzano alle 12 per prendere l’aperitivo. E i cherofobici, quelli che hanno paura della felicità».
Qui si rivolge al governatore: «Noi, Nello, predicavamo la felicità comiziando in zona desolate. Almirante diceva: “Io vi voglio tutti proprietari e non proletari». Applausi scoscianti. «E questa è la ricerca della felicità, il senso del futuro. Io ci credo. fino a quando non mi convinceranno che io, Nello, Raffaele (Stancanelli, ndr) abbiamo fatto male a credere anche nei miti. A credere nel poeta che ci animava e ci trasformava». E chiude con una citazione del patriota francese Robert Brasillach: «Questo Paese mi fa male». Aggiungendo: «Ma questo Paese è la mia Patria». Tutti in piedi. L’applauso dura dieci minuti. E lui se lo gode. La svolta centrista di Nello? «Coraggiosa», dice Trantino al cronista mentre lascia il congresso.
Twitter: @MarioBarresi