Decreto Salvini, Orlando non è solo: altri sindaci pronti alla “disobbedienza”

Di Redazione / 02 Gennaio 2019

PALERMO – A più di un mese dalla sua approvazione scoppia la polemica sul decreto sicurezza varato dal governo Lega-M5s e sospeso questa mattina dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Oggetto del contendere gli immigrati e le norme del decreto 132, il cosiddetto “decreto sicurezza”, recentemente convertito in legge. Il testo, voluto dal vicepremier e leader leghista Matteo Salvini, stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. I comuni non potranno più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d’identità e i servizi, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l’Asl) o ai centri per l’impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c’è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio.

Orlando, con una disposizione inviata ai dirigenti del Comune lo scorso 21 dicembre, ha ordinato di sospendere l’applicazione della legge. Nella lettera inviata al Capo area dei servizi, Orlando ha dato mandato «di approfondire tutti i profili giuridici anagrafici derivanti dall’applicazione della legge 132/2018» e, ancora scrive il sindaco «nelle more di tale approfondimento, impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge 132/2018, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona in particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica».

«Un provvedimento che dovrebbero confermare tutti i sindaci di Italia», ha aggiunto Orlando questa mattina nel corso di una conferenza stampa, convocata sull’argomento dopo che il vicepremier Matteo Salvini aveva twittato: «Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare “disobbedienza” sugli immigrati…».

La replica di Orlando arriva di fronte ai taccuini dei giornalisti. «Non centra nulla la disobbedienza civile, è una corretta applicazione dei miei doveri istituzionali”, ha spiegato il primo cittadino, che ha anche definito il provvedimento del Governo “criminogeno e disumano”. «Disumano – ha sottolineato – perchè, eliminando la protezione umanitaria, toglie ogni residuo di comprensione nei confronti del dramma dei migranti. Ma è anche criminogeno perchè trasforma in “illegale” la posizione “legale” di chi ha regolarmente un permesso di soggiorno». Orlando ha liquidato la polemica con Salvini citando la diversità ideologica di fondo che li divide: «Su alcuni temi, il rispetto dei diritti umani fra questi, il Sindaco di Palermo ha una visione ed una cultura diversa da quella del Ministro dell’Interno, ma qui siamo di fronte ad un problema non solo ideologico ma giuridico, non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per “sicurezza” un intervento che puzza molto di “razziale”».

Tornano quindi le accuse di razzismo al ministro dell’Interno. Ma Leoluca Orlando non è solo in questa battaglia. Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris ha annunciato che seguirà la strada di Orlando. «Più che un atto di disobbedienza civile è un atto di obbedienza costituzionale – ha spiegato – perché una legge in contrasto alla Costituzione a Napoli non sarà applicata, la nostra amministrazione si è sempre orientata in questo modo».

Pure il sindaco di Firenze Dario Nardella è pronto a disapplicare la legge: «Firenze non si piegherà al ricatto contenuto» nel decreto sicurezza «che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è – afferma Nardella – che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata». 

Ma il sindaco di Parma Federico Pizzarotti commenta:  «Dal punto di vista politico sono assolutamente d’accordo che si debba affrontare il problema, visto che il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari. Dal punto di vista amministrativo non è chiaro come faccia Orlando a chiedere agli uffici di non applicare una legge». 

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