IL RACCONTO
De Luca, one man show a Taormina. Da “Scateno” a Cateno, il «pellegrinaggio» con le mani libere
Alla festa di compleanno per “Ti Amo Sicilia” anche i messaggi rivolti ai «traditori»
Dal trailer sembrava un altro film. Una strana, ma in fondo suggestiva, miscela fra Perfetti sconosciuti e Panic room. La presentazione di “Ti Amo Sicilia”, nel giorno del 53° compleanno di Cateno De Luca, al Palacongressi di Taormina (100 euro a testa il contributo minimo, 850 partecipanti registrati nella piattaforma), con delle regole d’ingaggio particolari: consegnare il cellulare all’ingresso, con un numero dedicato da lasciare ai familiari in caso d’emergenza, e un’«adeguata collocazione in una sala a voi riservata» per i giornalisti.
Alla fine dentro il palazzetto, stracolmo, si nota più d’uno sbrilluccichio di display. E il popolo di “Scateno” (ogni partecipante ha una sacca con gadget e omaggi gastronomici) può godersi lo spettacolo senza sentirsi isolato dal mondo. In quella che non dovrebbe essere una kermesse politica, perché si presenta un «centro studi». Certo, con un format alternativo: un po’ raduno di adepti di un guru mistico e spirituale, un po’ convention di venditori (o aspiranti tali) di Folletto, un po’ recita di fine anno della scuola. Ma con un unico comune denominatore: De Luca fa il one man show.
Mattatore sul palco, ma anche nelle pochissime occasioni in cui siede in platea, l’ex (sulla carta) leader di Sud chiama Nord festeggia il compleanno, ma soprattutto il culto di sé. Anche quando Mario Incudine apre lo spettacolo imbracciando la chitarra non manca un riferimento biografico. «Quando non mi conosceva nessuno, il primo concerto lo feci a Fiumedinisi. E, se Cateno chiama, non si può non aderire».Poi sale Lui. Microfono ad archetto, dietro un enorme schermo hi-tech con le immagini della sua vita politica e personale in un rullo senza sosta. Una raffica di buoni propositi: «nuovo metodo», «rinascita», «opportunità», «coraggio», «impegno», «determinazione». Luci soffuse.
De Luca comincia come in una favola: «Specchio, specchio delle mie brame…». E viene subito al punto, parlando della «sindrome dello specchio»: quella di cui «mi sono finalmente liberato». Scorrono le foto seppiate del passato e lui si esibisce in una specie di Wikipedia autoprodotta: gli inizi da giovane democristiano, il trauma di Tangentopoli, il caos dei centrini post Balena bianca. E poi le escalation da «lupo solitario»: le sindacature, l’esordio all’Ars, i due arresti e i 17 processi, l’exploit alle Regionali del 2022 e i successivi tonfi nel seggio in Brianza e, soprattutto, alle Europee.
E la morte del padre. L’inizio della fine. «Papà, devi cambiare vita», lo «schiaffo» del figlio ventenne Gabriele. De Luca confessa di essere caduto in depressione in un periodo in cui assumeva «molti farmaci». Ingrassato 12 chili e tradito da «miss 200 voti» (Dafne Musolino) e da «un ingrato e scorretto» a cui «avevo dato le chiavi di casa» (Ismaele La Vardera).
E così, dopo «lunghe passeggiate sul ruscello di Fiumedinisi», la scelta. La «metamofosi», che sarà al centro del suo prossimo ennesimo libro. «Scateno torna a essere Cateno», anche dopo un «illuminante» incontro con Renato Schifani. Che gli ha aperto gli occhi, rivelandogli il suo motto: «Vai avanti, anche quando pensi che sia inutile».
E così Cateno sta facendo. Con la “valigia di cartone” (una sua hit che non scalerà le classifiche di Spotify), in «un pellegrinaggio che partirà a settembre di quest’anno per finire a maggio del 2027». Nel “bar” sul palco riunisce imprenditori (uno sembra il sosia del governatore), giovani talenti e docenti universitari come l’intramontabile Andrea Piraino e i messinesi Maurizio Balesteri e Michele Limosani. E i sindaci, dal suo erede Federico Basile a Messina ad Alessando Costa di Letojanni, fino a Ignazio Puglisi (Piedimonte) che confessa: «Mi ostino a restare nel Pd», pur aderendo al centro studi di De Luca, «uno dei pochi interlocutori interessati al territorio etneo». Per ognuno di loro c’è una busta con doni personalizzati: i primi cittadini ricevono una macchinetta del caffè per «evitare che vi finisca come Pisciotta».
Ma il regalo più bello è per sé. Nel confronto finale con i giornalisti gigioneggia. «Non ho mai chiuso definitivamente con il centrosinistra», ridacchia. Schifani o Galvagno? «Non sono nella coalizione, non spetta a me». Insomma, dopo oltre cinque ore per l’ex “Scateno” una prova muscolare, un certificato di esistenza in vita, un finto addio alla politica per tornarci al momento giusto. Sembra la tecnica della femmina di rana quando è assediata dagli esemplari maschili per riprodursi: si finge morta, in attesa di tempi migliori. Tanto alla fine sarà sempre lei a decidere con chi accoppiarsi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA