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I NODI DEL GOVERNO

Dalla giustizia al fisco, la corsa a ostacoli del premier Draghi

I tre i macro-obiettivi da raggiungere prima della pausa estiva: li chiede la stessa Unione Europa, «guardiana» dei progetti inseriti nel Recovery Plan italiano

Di Michele Esposito |

La riforma del processo penale alla Camera, quella del fisco e della concorrenza da varare a Palazzo Chigi. Per Mario Draghi sono tre i macro-obiettivi da raggiungere prima della pausa estiva. Obiettivi che chiede la stessa Unione Europa, «guardiana» dei progetti inseriti nel Recovery Plan italiano. E che il capo del governo ritiene imprescindibili per la ripartenza del Paese. Ma il rischio, per Draghi, è che sull'onda del rilancio del M5S e con il semestre bianco all’orizzonte il percorso sia ben più in salita rispetto alle settimane scorse. 

 Innanzitutto la riforma Cartabia. Nei prossimi giorni gli emendamenti saranno depositati in commissione alla Camera, l'approdo in Aula è previsto – salvo possibili rinvii – per il 23 luglio. Ma in commissione il M5S, oltre al presidente Mario Perantoni, esprime 11 membri. Tra loro Alfonso Bonafede, Giulia Sarti (che è anche relatrice dal precedente governo) e Vittorio Ferraresi, tra i più agguerriti contro la riforma del processo penale concordata in Cdm. E alcuni ex pentastellati in commissione, come Piera Aiello o Andrea Colletti, hanno posizioni ancora più dure. Draghi, al momento dell’intesa in Cdm, ha chiesto «lealtà» ai partiti. Ma, dalla congiunta dei gruppi del M5S dove è stato annunciato l’accordo tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, è emerso un dato: in Parlamento il Movimento si farà sentire. 

 E chissà se è legato anche alle fibrillazioni in maggioranza il possibile rinvio del Cdm per formalizzare le nomine dei vertici Rai, Carlo Fuortes e Marinella Soldi. Il Consiglio, previsto per lunedì, non è stato ancora convocato e, si apprende da fonti di governo, per problemi di agenda del ministro dell’Economia Daniele Franco (che, formalmente, propone le nomine) potrebbe slittare. Il 14, intanto, Camera e Senato voteranno sui membri del Cda e l’accordo tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo potrebbe sbloccare lo stallo interno al Movimento sul membro da nominare. Del resto, la mossa di Draghi di indicare i vertici prima del voto sul Cda del Parlamento ha infastidito non poco i partiti. 

Abbassare la temperatura della maggioranza, per il premier, è anche propedeutico a ottenere entro la fine di luglio l’ok alla riforma del fisco e della concorrenza. E’ sulla seconda che, nei prossimi giorni si concentrerà Draghi: si tratta di una riforma dirimente, che va toccare settori delicati come gli appalti, le infrastrutture o la farmaceutica. In ballo ci sono anche le proposte arrivate dall’Antitrust. Una bozza della riforma – nelle mani, di fatto, di Palazzo Chigi – ancora non è definita. Possibile che il Cdm chiamato al via libera vada a cadere nella settimana tra il 19 e il 26 luglio. 

Ancora più complesso, per il governo, trovare una quadra sulla riforma del fisco. Provvedimento che, tra l’altro, «costa" alle casse dello Stato. Il potenziale obiettivo è prevedere una riduzione delle tasse innanzitutto per il ceto medio. Ma sulla riforma Draghi dovrà confrontarsi anche con i sindacati, già "scottati» dalle centinaia di licenziamenti registrati in questi giorni. «Le cose che stanno arrivando dal Parlamento non vanno bene, non vanno nella direzione di una riforma fiscale di cui noi abbiamo bisogno», ha avvertito Maurizio Landini solo venerdì scorso. E il tempo stringe: dal 2 agosto, con l’inizio del semestre bianco e le amministrative all’orizzonte, per Draghi gestire la maggioranza sarà più difficile. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA