Cuffaro: “I centristi ci snobbano, ma la Dc cresce”

Di Mario Barresi / 31 Luglio 2021

Torna da Nicosia quando l’afa si mischia al buio, Totò Cuffaro. È pimpante: «Ho fatto un convegno, con molti sindaci e moltissima gente, sulla sanità. Ma poi siamo finiti a parlare di Democrazia cristiana»
Il suo chiodo fisso. Riesumare lo Scudo crociato. Non si sente un salmone che va contro la corrente della storia?
«Per nulla. Perché il mio progetto è di riprendere il filo di una storia antica. Ma la tela è affidata a tantissimi  giovani e donne di una nuova classe dirigente. Vede, negli ultimi trent’anni la politica s’è fatta per fare business o per esprimere mal di pancia. Dimenticando i valori: prima si era democristiani, comunisti, missini… Ora il voto ideale non esiste più».
E dunque diventa quasi normale che Sammartino passi dal Pd alla Lega, via Renzi, senza colpo ferire…
«È proprio l’esatto contrario di ciò che sto provando a ricostruire con la nuova Dc. Prima si gridava allo scandalo se uno passava dal Psi al Psdi, un comunista che entrava nella Dc era un eretico da bruciare al rogo. Oggi non mi meraviglia che Sammartino entri nella Lega, che in Sicilia è diventata comunque un attrattore di centristi. Anche Lombardo, con la federazione con Salvini, s’è avvicinato a quel mondo, così come tanti altri della mia area».
Le dispiace che dalla scuderia dei moderati stia fuggendo  un cavallo di razza a cui lei è  legato?
«Luca è un mio amico, gli sono molto affezionato e penso che la cosa sia reciproca. Io mi ero permesso di consigliarli di restare dov’è. Italia Viva, assieme a pezzi di Forza Italia, l’Udc e altri amici moderati, si sarebbe trovata presto in un unico contenitore. E io e Sammartino saremmo stati lì, assieme. Ma evidentemente ha fatto altre valutazioni. Mi chiedo: avrà lo stesso peso nella Lega, questa operazione sarà a posta elettorale invariata? Se la risposta fosse sì, allora il voto legato a valori e ideali è finito e il lavoro che sto facendo è ancor più urgente».
Gli altri partner moderati danno l’impressione di snobbarla: non le fanno firmare la Carta del grande centro, non le offrono i paccheri a Mondello… Come se Cuffaro e la nuova Dc non esistessero.
«Sì, la sua è un’impressione corretta. Non so se ci snobbano perché ci considerano anacronistici o perché hanno paura di noi proprio perché si cominciano a convincere che siamo modernissimi. Sì, un po’ mi tengono fuori. Ma un po’ sono anch’io che non ho interesse ad andarci».
E cosa vuole fare allora? Non le piacerebbe entrare nel grande centro?
«No, se significa  lista unica per le Regionali, perché io me la faccio da solo. La Dc presenterà le sue in ogni provincia: niente deputati uscenti o ex, nessun signore delle preferenze, ma decine e decine di uomini e donne da 2.000-2.500 voti che si contenderanno i seggi che prenderemo, perché ritengo di potere superare il 5 per cento senza problemi. Ma nel centro inteso come area, in prospettiva Regionali e Politiche, io ci sono senza dover chiedere il permesso. Parlo spesso con Romano, Lagalla, Faraone: siamo d’accordo su tante cose. La più importante è che quest’area deve esprimere il candidato presidente della Regione nell’ambito del centrodestra. Io ho detto che i tempi sono maturi affinché sia una donna».
Non è che ha in testa la sua amica scrittrice Silvana Grasso?
«Non mi permetterei mai di indicare una candidata che va scelta tutti assieme. La Grasso, oltre a essere mia amica,  è una gran donna di cultura ed è stata un’amministratrice coraggiosa. Ma non faccio fughe in avanti. Dico solo che una governatrice umanizzerebbe la Regione e la politica siciliana».
Un candidato centrista per il centrodestra, al di là del sesso, significa che la sua scelta non è Musumeci…
«Perché, le risulta che Musumeci sia centrista? Mi pare sia di destra. Io penso che sia meglio puntare su un moderato. La prenda come un’aspettativa, per ora sono i desiderata miei e di tanti altri amici. Poi vedremo».
Lei con Musumeci non parla?
«Io nel 2017 l’ho votato e fatto votare. Dopo di che lui non ha voluto avere alcun rapporto politico con me. Me ne sono fatto da tempo una ragione…».
Sia sincero: quanto le brucia non potersi giocare la partita delle Regionali da protagonista?
«Mi brucia, certo che mi brucia. La politica è la mia vita, la mia storia.  Mi manca, ma mi accontento».
 Visto che è squalificato a vita, si accontenta di fare il commissario tecnico e non più il bomber.
«Anche il mediano di spinta o il massaggiatore, se serve. Ma le confesso una cosa che non ho mai detto: anche se non fossi interdetto dai pubblici uffici e potessi candidarmi, non lo farei lo stesso. Sento il peso della sentenza, anche dopo aver scontato la mia pena: ho capito che non posso più chiedere il voto per me, ma posso lo stesso impegnarmi. Questo è il senso del mio rispetto per la giustizia: ho commesso degli errori, magari non quelli per cui sono stato condannato ma di certo ho commesso degli errori».
E cosa può insegnare uno che ha scontato sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia ai giovani della sua scuola di formazione politica?
«Di essere il contrario di quello che sono stato io, come dico ai  miei 300 ragazzi. Ma anche che, diversamente da quanto diceva Victor Hugo, si può non essere detenuti per tutta la vita. E poi, ovviamente, la politica dei valori. Quelli democristiani. Vede, io e la Dc abbiamo in comune due grandi cose: abbiamo pagato un prezzo altissimo per gli errori che abbiamo commesso, ma al tempo stesso abbiamo il diritto di rivendicare con orgoglio le nostre idee e la nostra storia. Le due cose si uniscono nel mio progetto: riporterò lo scudo crociato nella scheda elettorale. E vediamo l’effetto che fa…».
Twitter: @MarioBarresi 

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Pubblicato da:
Ombretta Grasso
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