«Per me è un giorno di liberazione personale. Ho vissuto cinque anni di violenze». Lo ha detto il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, che ha confermato, in una conferenza stampa, la sua decisione di rinunciare alla ricandidatura.
«Quattro anni fa al primo rimpasto pensai di dimettermi e di ricandidarmi da solo. Un pensiero che ho fatto altre due volte. A Roma mi chiedono perché abbia cambiato 57 assessori, ma se me lo chiedete voi giornalisti siciliani non ci sto perché sapete bene che io non avrei mai cambiato nessuno e che tutto è dipeso dai partiti».
IO PIU’ VOTI DEI PARTITI. “Da solo io avrei avuto più voti di tutta la coalizione, lo dicono anche i sondaggi. Da ieri sera ho ricevuto tantissimi messaggi di stima e di approvazione – dice – C’erano sondaggi che ci davano più forti con la mia candidatura, un Presidente che veniva dato al 24 per cento da solo, non è un Presidente bruciato”.
AMAREZZA PALERMITANA. “Ho provato un’amarezza tutta palermitana. La cosa più spaventosa sono stati questi cinque anni di muro di gomma attorno da una parte delle istituzioni palermitane, che pensano di essere la Sicilia e che pensano di essere tutta Palermo. Ma non è così”. Il riferimento appare al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, king maker di queste elezioni regionali, l’uomo che ha scelto il nome del candidato della coalizione, Fabrizio Micari.
MURO DI GOMMA. “Da presidente della Regione mi sono trovato davanti un muro di gomma. Perchè ho cambiato tutti questi assessori? Sono l’unico ad avere avviato in Sicilia un progetto civico, messo in discussione già il giorno dopo le elezioni”.
“Sono stato accolto da alcuni come se fossi stato il solito presidente della Regione, il gelese provinciale – ha aggiunto Crocetta -. Un muro di gomma attorno a istituzioni palermitane che pensano di essere la Sicilia, quando non è così, e che pensano di essere persino Palermo quando non è così. Cinque anni fa non è che abbiamo vinto solo in via Maqueda o in via Etnea. Abbiamo vinto nei quartieri popolari dove siamo riusciti a parlare il linguaggio della gente. Il primo giorno eletto mi sono trovato davanti a un muro di gomma”.