Politica
Crocetta contro tutti: «Macché dimissioni io sicuro candidato»
Presidente, quindi, ha cambiato idea? Rinuncia a tornare a Palazzo d’Orléans?
«Sono i blog che lo scrivono: io intendo risolutamente ricandidarmi alla presidenza della Regione. Eppoi, perché dovrei dimettermi per favorire Leoluca Orlando? Forse la sua sarebbe una candidatura più “civica” della mia? Lo abbiamo aiutato a risolvere parecchi problemi, a Palermo, a cominciare dal fallimento dell’Amia. Aiuti che non sono mai stati riconosciuti. In ogni caso, come ha stabilito la direzione regionale del Megafono, che si è riunita a Trabia, sabato e domenica, con spese a carico dei 150 partecipanti, io sarò ricandidato alla presidenza della Regione perché così prevede lo statuto del Partito democratico».
Però, presidente il “civismo” avanza in tutta Italia. Sembra che non si possa più fare ameno dei centristi, un tempo definiti “il ventre molle della democrazia”.
«E’ una situazione paradossale, unica, quella siciliana. Il Megafono che nel 2012 fu l’unico movimento civico a superare lo sbarramento del 5%, dovrebbe essere estromesso. Invece il movimento di Rita Borsellino, “L’altra Sicilia” che non superò la soglia minima, nonostante il sostegno di Orlando, adesso sarebbe la carta vincente del centrosinistra. La mia esperienza di governo è iniziata come esperienza civica. Furono i partiti a chiedermi di superare l’esperienza all’insegno della logica del civismo. E’ veramente una situazione surreale».
Leoluca Orlando ha proposto una nuova linea: le liste del territorio.
«Mi chiedo come potrà mai fare queste liste, considerato che nel territorio ci siamo già noi con i nostri sindaci e attivisti che trasversalmente operano nella società siciliana».
Tranne il segretario regionale del Pd, Raciti, costretto ad assumere la sua difesa d’ufficio, sembrerebbe che nessuno intenda sostenere la sua ricandidatura.
«Cari amici del Pd e del centrosinistra non pensate che il candidato alla presidenza della Regione possa essere scelto al di fuori delle regole statutarie del partito. Tranne che non vi siano impedimenti gravi, che non mi pare ci siano nel mio caso».
E qui viene in aiuto il “documento di Trabia” della direzione regionale del movimento fondato da Crocetta nel 2012: “Il Megafono esprime la propria preoccupazione sul metodo scelto da alcune forze di maggioranza, rispetto alla candidatura del presidente della Regione. È prassi consolidata nel centrosinistra, che il presidente uscente venga ricandidato a meno di non trovarsi di fronte a fatti gravi, che rendano inopportuna la candidatura. Crocetta è il primo rappresentante del centrosinistra che dal 1946 in poi, ha le elezioni con mandato popolare.
Ma non può ignorare l’alzata di scudi contro di lei.
«Per me, parlano i fatti: ho risanato il bilancio della Regione, creato condizioni per la ripresa dello sviluppo, mentre nel 2012 eravamo sull’orlo del default; avevamo già perso 11 punti di Pil e ben 300 mila posti di lavoro. Sono pronto, come ho già detto a Renzi, a misurarmi con eventuali altri aspiranti governatori in elezioni primarie, che potrebbe essere indette il 10 o il 17 settembre. Io penso di avere fatto bene in questo quinquennio e che il lavoro iniziato, deve essere continuato».
E se non le concedessero le primarie?
«Sicuramente, io sono candidato. Uso l’indicativo presente e non il futuro, “sarò”, perché la decisione è già stata presa. Non sono autocandidato; ma un candidato legittimato dallo statuto e del Pd e dalla scelta del Megafono».
Orlando punta su candidato alternativo, senza primarie, che sarebbe il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari.
«Orlando è il sindaco Palermo, lo faccia visto che è una città dove quel poco funziona lo deve all’aiuto del governo regionale».
Ma davvero sarebbe disposto a dimettersi subito per indire elezioni regionali anticipate, per spianare la strada a Leoluca Orlando?
«Questo è il classico esempio di “fake news”. Sarebbe una presa in giro per i palermitani ai quali, Orlando dovrebbe dire: non avete eletto il sindaco della vostra città, ma designato il candidato alla presidenza della Regione. Sarebbe tutto illegittimo. Non capisco perché Orlando mi abbia voluto dichiarare guerra nonostante l’aiuto che gli abbiamo dato. Pazienza, anche cinque anni fa diceva le stesse cose. Mi accusava di essermi alleato con l’Udc, partito di centrodestra, che solo qualche mese prima lo aveva appoggiato ai ballottaggi. Sono stato io l’inventore dell’accordo con l’Udc; la sinistra mi criticava, mentre adesso tutti inseguono la destra. D’Alia dopo tre anni e mezzo ha rimesso l’alleanza in discussione. Però, prima o poi, qualcuno guarderà sotto il vestito e scoprirà che tra le sottane c’è sempre la vecchia politica. I siciliani sono curiosi».
Quindi, arrivederci in campagna elettorale?
«Io sono candidato perché non posso non esserlo, tranne che non si facciano le primarie. E non dicano che sono io la causa della rottura».
A conclusione della due giorni di Trabia, la direzione regionale del Megafono ha approvato un documento in dieci punti che ripercorre gli obiettivi raggiunti da Crocetta nei suoi cinque anni di governo della Regione. I militanti del Megafono sono pronti alla battaglia elettorale: «Siamo in campo con Crocetta, candidati ma non disponibili a subire passivamente ordini dall’alto, che umiliano il popolo siciliano». Un no forte a candidati etero diretti da Roma.
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