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Crocetta come Craxi, “esilio” in Tunisia: «Ma non fuggo, qui sono felice»

Di Mario Barresi |

GELA – Lo aspettano qui. A Gela. Per un rito che, in altri tempi, sarebbe stato officiato con pennacchi e grancasse della legalità. Rosario Crocetta deve testimoniare, nel tribunale della sua città, al processo “Polis”. Che vede politici, imprenditori e boss alla sbarra per mafia e voto di scambio.

Arriva puntuale e in gran forma l’ex senatore («della porta accanto» persino nella definizione istituzionale dell’Antimafia Ars), Beppe Lumia. Anche lui, tutt’ora antimafioso in servizio permanente, è un teste decisivo. Una deposizione-fiume, che parte da un lungo ex cursus sull’impegno per la legalità. E poi la rivendicazione, davanti al pm Luigi Leghissa, dell’«impegno antimafia concreto» anche in quella campagna elettorale niscemese del 2012. Con una stoccata, nel suo inconfondibile stile, sulla «anomalia trasversale che suonava di scandalo», ovvero la circostanza – riferita da Lumia in aula – che uno degli imputati, alle Regionali dello stesso anno, sostenne un candidato all’Ars del Pd e un aspirante governatore di destra.

Ma il punto è un altro. Lui, Crocetta, non c’è. Il presidente della corte, Miriam D’Amore, lo fa chiamare più volte dal cancelliere. Citato da testimone e assente ingiustificato: per l’ex paladino della legalità scatta una multa di 300 euro.

«Ma che lo cercate a fare, quello ha venduto pure la casa, ormai è residente in Tunisia», sussurra un avvocato al bar. E in effetti, andando sul posto, in una modesta abitazione fra i quartieri di Scavone e Macchitella – la stessa che nella narrazione dell’ex governatore scampò «prima ai bombardamenti degli angloamericani e poi agli attentati della mafia» – arriva la conferma. «L’ha venduta da poco, s’è portato tutto», ci dice una vicina con aria tutto sommato sollevata.

Battiamo la pista della Tunisia. Un luogo dell’anima per l’ex sindaco di Gela. Ma fino al punto di trasferire lì la residenza? Dall’ufficio Anagrafe nessuna indiscrezione. Ma le voci, dentro il municipio, sono diffuse fino a rasentare la certezza. C’è chi giura che l’ex concittadino sia iscritto al registro Aire (italiani residenti all’estero) già dallo scorso 20 dicembre. E un caro amico di Crocetta si lascia scappare una geolocalizzazione: Hiboun, nella regione di Mahdia, a sud di Monastir.

Proviamo a chiamarlo. Nessuna risposta, fino al tardo pomeriggio. Contattiamo Giuseppe Caudo, suo storico braccio destro a Palazzo d’Orléans. «Il presidente (lui lo chiama ancora così, ndr) in questo momento si trova in Tunisia, fra qualche giorno andrà a Bruxelles». Ci conferma la vendita della casa di Gela, ammettendo che «Rosario adesso trascorre molto tempo a Mahadia, un enclave culturale di pittori, artisti e intellettuali». Aggiungendo con malizioso orgoglio: «Lo stesso posto dove i giornalisti bufalari e gli appassionati di dossier cercavano le prove hard di non si sa cosa e invece lì trovarono un popolo che ama Crocetta, stimato anche dai vertici delle istituzioni locali».

Una serie di processi e indagini in corso (non solo sul “sistema Montante”); la mancata testimonianza di ieri contro la mafia; la «stima» delle autorità tunisine. Ma che sta facendo, davvero, l’ex uomo formalmente più potente di Sicilia? La suggestione di un Saro esule in stile Bettino (Craxi) è fortissima.

Proviamo incessantemente a contattarlo. Fin quando, a tarda sera, ci risponde. Gli diciamo subito che s’è notata la sua assenza in tribunale. «Madonna mia… mi sono dimenticato. Quello è un processo importante, ho già detto delle cose pazzesche. Domani gli mando una mail…», la risposta di sincera sorpresa. E la scelta di lasciare Gela? «Non l’ho lasciata, ho sempre un fortissimo legame sentimentale, ci vado ogni volta che torno in Sicilia nella mia casa di Tusa. Ho solo venduto quella di Gela, non potevo tenerla. Devo pensare anche alla mia sicurezza: oggi ho la scorta, un domani non si sa. E a Gela magari c’è chi sta aspettando quel momento…». Poi una confessione economica: «Non mi potevo più permettere: condominio, donna delle pulizie, spese varie… Io, ora, sono un modesto pensionato. Che non si può permettere tre case».

E qui casca l’asino crocettiano. Ma perché? Niente più Gela, c’è sempre Tusa: allora ha messo su casa in Tunisia? «Ehhh?». Segue istrionico silenzio, un classico di quando Rosario non vuol rispondere. «Sì, ho cambiato vita. Qui è un posto meraviglioso, lo frequento da anni», ammette poi. Ma oltre alla vita ha cambiato pure la residenza? «Sì, perché dopo tanto tempo non è che potevo fare l’extracomunitario, qui. E poi la pensione è tassata al 5 per cento, è anche conveniente. E poi ero stanco. Dopo cinque anni massacranti mi concedo un periodo sabbatico…». L’ex governatore, poi, anticipa i brutti pensieri che ci frullano in testa con una excutatio non petita seppur da gran paragnosta: «Ma, sia chiaro, non sto scappando. Da niente e da nessuno. Continuo la mia vita low profile, mi farò i miei processi. Sono molto rispettoso della magistratura».

Non gli chiediamo né di politica né di “montanteide”. Lo lasciamo al suo esilio tunisino. E Crocetta, mentre in sottofondo s’alza un motivetto arabo, ci congeda: «Sono felice. Posso avere il diritto di esserlo?».

Sì.

Twitter: @MarioBarresi

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