Politica
Covid in Sicilia, intervista a Musumeci: «Vaccino unica via d’uscita ma scelta sia volontaria»
CATANIA – Il vaccino come unica via percorribile per sconfiggere il Coronavirus. Con la Sicilia che si posiziona ai primi posti nella classifica regionale della somministrazione delle dosi, grazie a una rete sanitaria che ha retto l’onda d’urto del Covid. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, in una lunga intervista all’agenzia Italpress, fa il punto sulla pandemia nell’Isola, con uno sguardo ai progetti per la ripartenza.
GIA’ VACCINATI 30 MILA SICILIANI
«In questi giorni – dice Musumeci – siamo tra le prime cinque regioni italiane per numero di vaccini somministrati. Abbiamo superato il 40% della dotazione a disposizione. Siamo assolutamente nella media nazionale e in certi casi anche al di sopra. Se da Roma dovessero arrivare puntualmente le dosi che sono già pianificate potremo rispettare i tempi e quindi a fine estate completare la campagna di vaccinazione, coinvolgendo tutte le fasce d’età che vanno dagli anziani fino ai sedicenni. I centri di stoccaggio sono stati finora riforniti puntualmente, con il personale che lavora giorno e notte».
C’è il rischio che l’effetto-vaccino possa determinare nei cittadini un atteggiamento meno cauto verso tutte quelle che sono state le cautele contro il Covid?
«Non credo. Però l’impennata dei contagi di questi giorni è dovuta all’indisciplina del periodo festivo. I cittadini sanno – e mi auguro lo sappiano tutti – che fare il vaccino non significa essere completamente al sicuro dal contagio. Serve il richiamo, serve rispettare il protocollo sanitario».
L’opinione pubblica si divide tra chi vuole introdurre l’obbligatorietà del vaccino, almeno per determinate categorie, e chi vuole che sia una libera scelta. “
«Penso debba essere scelta volontaria che mi auguro possa coinvolgere tutti i siciliani. Comprendo la diffidenza, la riluttanza, l’ostilità di qualcuno, ma credo che con una sana campagna di comunicazione il metodo della persuasione possa convincere anche i più recalcitranti a sottoporsi alla somministrazione. Al vaccino non c’è assolutamente alternativa, se vogliamo liberarci da questo maledetto virus».
Possiamo dire che la sanità siciliana si sta rivelando una sorpresa in questa battaglia contro il Covid?
«Da sempre quando le cose vanno bene il merito è di tutti. Quando vanno male, la colpa è di uno solo: in questo caso del presidente della Regione. Per fortuna – al di là dei tentativi di speculazione a volte legittimi, altri esagerati da parte delle opposizioni – io sono davvero convinto che abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare: Governo, Parlamento, sistema sanitario, volontari, Protezione civile e cittadini. Questa esperienza ci sta servendo per rivedere la rete sanitaria e per capirne anelli deboli e forti. Noi stiamo potenziando alcuni poli per le malattie infettive e riqualificando alcune strutture sanitarie per oltre 200 milioni di euro. Tutto questo credo ci potrà consentire alla fine della triste avventura del Coronavirus di avere in Sicilia un sistema sanitario pronto a confrontarsi senza complessi di inferiorità con quello di altre regioni del Nord che nel passato, prima del Covid-19, erano ritenute infallibili e di ottima qualità».
Oggi si terrà il Comitato Tecnico Scientifico, in quale fascia si posizionerà la Sicilia nei prossimi giorni?
«Io adoro l’arcobaleno, mi ricorda tantissimo la mia infanzia. Ma non sono innamorato delle regioni a colori. Ricordo ancora quando ci ritrovammo in “zona arancione” e dopo qualche giorno tornammo ad essere “gialli”. A parte ogni inutile polemica, ormai, io credo che la Sicilia stia andando avanti con grande senso di responsabilità. Non siamo mai stati una regione in pericolo e vogliamo continuare a dialogare con il Governo centrale, come abbiamo fatto finora, su un terreno di reciproca lealtà istituzionale. Abbiamo un sistema sanitario sul quale nessuno avrebbe scommesso un centesimo ma che si è rivelato efficiente, all’altezza del compito, con un assessorato regionale alla Salute in grado di pianificare le attività con cui andremo avanti inesorabilmente e senza tregua fino a quando non potremo dire che la guerra sarà stata vinta».
Tutti noi ci chiediamo quando finirà…
«Non è una questione di giorni. Abbiamo bisogno di tempi ragionevolmente medi e nel frattempo non bisogna stare con le mani in mano ma lavorare. La sfida si vince soltanto se facciamo squadra. Non possiamo pensare che dal Governo regionale arrivi la soluzione a ogni problema. Occorre che ci sia la mobilitazione delle categorie, del mondo del lavoro, di quello produttivo, ognuno deve dare il proprio contributo ma sono convinto che il 2021 sarà l’anno della rivincita e della riscossa. Con i risultati che inevitabilmente arriveranno».
Come si immagina la ripartenza? Dopo la fine della pandemia torneremo a scontrarci con i limiti di sempre. Con le distanze che ci separano dal resto d’Italia e dall’Europa, con le infrastrutture carenti. Con strade e ponti fatiscenti. Eppure il modello Genova aveva ridato una speranza in più a tutto il Paese…
«Mi auguro davvero che da Roma possa arrivare un segnale positivo in questo senso. In questi giorni leggo di una recrudescenza del numero degli incidenti stradali mortali, aumenta il numero degli incidenti su strade diventate ormai impercorribili. E non parlo solo di quelle statali ma anche e soprattutto di quelle provinciali delle quali più nessuno si occupa perchè, com’è noto, la Regione non ha competenze. Le strade in Sicilia sono dello Stato o delle Province, ma nel momento in cui abbiamo dato il colpo alla nuca alle Province, nessuno si occupa di 15mila chilometri di arterie stradali. Al Governo nazionale e al ministro delle Infrastrutture lancio un appello per riprendere quel ragionamento che abbiano lasciato in sospeso lo scorso 16 giugno quando a Roma ho chiesto al ministro Paola De Micheli di istituire un tavolo per affrontare la questione. Noi avremmo dato il nostro contributo finanziario, altrettanto avrebbe dovuto fare lo Stato e con la nomina di un commissario da parte del Governo centrale avremmo potuto recuperare qualche mese di tempo per rimettere in sesto almeno la circolazione secondaria, che poi sarebbe più corretto definire primaria, visto che collega il 95% dei centri abitati».
Intanto però la Regione ha recentemente incassato i complimenti del presidente dell’Ance Sicilia per quanto avete fatto finora in termini di cantieri e di risorse impiegate
«In questo momento abbiamo più di 180 cantieri aperti, tutti finanziati dalla Regione Siciliana: non è un risultato ma soltanto una tappa. Non ci possiamo cullare neanche di fronte al traguardo raggiunto nel 2020, con l’impegno di utilizzare tutte le risorse comunitarie che l’Europa ci ha fissato. In tre anni siamo già a oltre due miliardi 950 milioni di euro spesi in Sicilia senza che un solo centesimo debba più tornare a Bruxelles».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA