Un incontro fra Giuseppe Conte ed Enrico Letta ha segnato un passo nel progetto di utilizzare lo strumento delle primarie per scegliere il candidato alla presidenza della Regione Sicilia, alle elezioni d’autunno. A livello locale, il patto è già stato chiuso. Nei giorni scorsi il tavolo regionale della coalizione progressista – M5S, Pd, Cento Passi, Psi, Articolo 1, Verdi – ha individuato anche il periodo della consultazione: tra il 16 e il 24 luglio. Le urne saranno ibride: sia gazebo, sia on line. Dal Pd, l’incontro romano fra i due leader è stato comunque definito "interlocutorio": al momento, quella delle primarie «è una delle opzioni», è stato spiegato, ancora «nessuna decisione è stata presa». Il via libera ufficiale arriverà con i passaggi negli organismi nazionali delle varie forze politiche. Con ogni probabilità, se ne parlerà dopo le amministrative del 12 giugno. Le primarie sono uno strumento già usato dal centrosinistra, anche per la scelta dei candidati sindaci.
La tornata siciliana può diventare un banco di prova per le politiche del 2023, specie se si andrà al voto con la legge elettorale attuale, ipotesi che si è rafforzata col «no» della Lega all’eventualità di impegnare il Parlamento in una riforma di tipo proporzionale. Il tavolo regionale ha stabilito che le candidature progressiste per la presidenza della Regione Sicilia dovranno essere presentate entro il 10 giugno. Al momento, l’unico nome ufficiale in ballo è quello di Claudio Fava, presidente della commissione antimafia regionale eletto all’Ars con la lista Cento passi per la Sicilia. Nei giorni scorsi Fava ha annunciato la sua corsa. Un test di prova della coalizione sarà quello di Palermo: il campo largo progressista schiera Franco Miceli. Quella delle primarie «è una scelta che rafforza un’alleanza sulla base della partecipazione e del coinvolgimento delle energie migliori per il governo della Sicilia», ha commentato il deputato Pd, Erasmo Palazzotto.