Presidente Conte, il M5S confida molto nei tre giorni che, dal 15 al 17, trascorrerà in Sicilia. Il candidato governatore Di Paola sostiene che lei da solo può spostare 3-4 punti. Ma l’ultima volta non è andata come pensavate, dopo il tour per le Amministrative a Palermo. Perché ora dovrebbe essere diverso?
«I meccanismi di una competizione cittadina sono molto diversi da quelli delle elezioni politiche. Tra l’altro, da quei mesi sono cambiate molte cose e gli italiani riconoscono chi lavora esclusivamente nel loro interesse e chi invece ragiona con opportunismo sulla base di alchimie politiche che a noi non appartengono. Per certi versi, la fine del governo Draghi e ciò che ne è scaturito ha fatto cadere molti veli. E non è un caso che oggi i sondaggi, sia a livello nazionale che in Sicilia, ci diano in netta ascesa».
Sullo strappo col Pd alle Regionali s’è detto molto, forse troppo. Soltanto un ultimo interrogativo: visti i sondaggi, sommando i vostri voti a quelli di Chinnici si supera Schifani, non resta un retrogusto di rammarico per il campo largo divenuto camposanto? Che poi è lo stesso di molti uninominali che stravincerà il centrodestra…
«Sì, il rammarico resta. La domanda però andrebbe posta al segretario del Pd Enrico Letta: è lui che a pochi giorni dal voto delle primarie siciliane per scegliere un candidato comune ha deciso di rompere con noi solo perché avevamo fatto notare a Draghi che le misure per famiglie ed imprese non erano sufficienti. A quel punto è diventato impossibile costruire una campagna elettorale insieme, ci saremmo ritrovati a salire insieme su un palco dal quale il Pd ci avrebbe chiamato alleati se si parlava di Sicilia, e irresponsabili se si parlava di Roma. Gli elettori siciliani vanno rispettati, non presi in giro. Le scelte di Letta hanno tradito il popolo del fronte progressista e rischiano di spianare la strada alla destra. In Sicilia come, purtroppo, nel resto d’Italia».
Un sondaggio indicherebbe il M5S, con quasi il 25% come prima forza al Sud. Quanto spera di ottenere in Sicilia che nel 2018 vi regalò il sold out di seggi? Di Paola può davvero farcela o si accontenterebbe della medaglia d’argento o di bronzo?
«Il mio termometro sono le piazze piene quando giro la Sicilia, come il resto d’Italia: lì tocco con mano l’affetto e il sostegno delle persone. I siciliani hanno sempre premiato la coerenza e la serietà delle nostre proposte, anche questa volta sentiamo che sono dalla nostra parte e non faranno mancare il loro sostegno a Nuccio Di Paola, che ringrazio per l’impegno, la passione e la competenza messi in campo».
Perché, secondo lei, la vostra offerta politica resta così competitiva nel Mezzogiorno? È solo paura di perdere il reddito di cittadinanza? Sa che anche i leader di centrodestra, nei comizi in Sicilia, non osano dire che lo vogliono abolire?
«Abbiamo proposte credibili, che parlano di sviluppo, crescita, legalità, lavoro e giustizia sociale. Ma sul Reddito di cittadinanza lo dico forte e chiaro: non permetteremo alla destra di Meloni e al centrodestra di Calenda e Renzi di abolirlo. Trovo vergognoso che politici che vivono con 500 euro al giorno diano la caccia ai poveri per togliere loro 500 euro al mese in un momento in cui le famiglie non sanno più come pagare le bollette».
Qual è la vostra posizione sul Ponte, che vi ostinate a chiamare “attraversamento stabile dello Stretto”? Il centrodestra dice che è una priorità e lo vuole fare subito col vecchio progetto. Lei perché non dice, una volta per tutte, che non lo vuole punto e basta?
«Il centrodestra da almeno trent’anni afferma che è una priorità. Ma ha governato, sia a Roma che in Sicilia, e non ha mai portato a termine il progetto. La discussione sul Ponte serve solo per strizzare l’occhio a chi pensa di poter lucrare su quel progetto. Noi, invece, la prima cosa che faremmo sarebbe sviluppare una rete viaria decente e garantire velocità di percorrenza in treno che non siano ottocentesche. Parliamo di questo, poi, se si troverà una soluzione che superi i nostri dubbi, a cominciare dalla questione ambientale, vedremo. Ma non mi sembra sia all’ordine del giorno».
In questa campagna elettorale si sta proponendo come vero punto di riferimento progressista. Facciamo come con D’Alema nel film di Moretti: Conte, dica qualcosa di sinistra ai siciliani…
«Moretti questa richiesta potrebbe farla all’attuale leader del Pd, un partito favorevole agli inceneritori, che si scaglia contro il Reddito come fa ad esempio De Luca in Campania, che tergiversa sulla nostra proposta di salario minimo di 9 euro l’ora. Io le dico quelle che per noi sono le priorità della nostra agenda progressista: siamo dalla parte di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, dei giovani che hanno stipendi da fame, delle donne che faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro; siamo contro il precariato selvaggio, siamo per la tutela reale dell’ambiente, per la difesa della legalità e contro tutte le mafie».
Intanto la crisi energetica è diventata una mattanza sociale ed economica. Vi accusano di fare melina sul decreto Aiuti bis. Cosa bisogna fare per venire incontro a famiglie e imprese?
«È un'accusa meschina, la verità è che vogliono voltare le spalle a 50mila imprese edili che rischiano di fallire, ostacolando il Superbonus. Ma noi siamo stati i primi a sollevare l’allarme bollette e a proporre subito interventi che adesso qualcuno vuole riproporre e magari intestarsi. Parlo dell’Energy Recovery Fund, del tetto al prezzo del gas, dello scostamento di bilancio che avrebbe potuto aiutare famiglie e imprese. Ma gli altri, in quei giorni, preferivano stanziare miliardi per le armi. Mi faccia aggiungere: se oggi i colossi dell’energia sono obbligati a versare gli extra-profitti accumulati in questo periodo, è solo grazie a una norma che abbiamo voluto noi. Se il governo dei cosiddetti migliori non avesse sbagliato a scriverla, magari avrebbe già incassato i nove miliardi su dieci che mancano alle casse dello Stato e che potrebbero aiutare tanti cittadini».
Qualcuno comincia a pensare già al post 25 settembre. Se foste all’opposizione, assieme a Letta e Calenda, ci sarebbero margini di dialogo almeno col Pd? Con la svolta presidenzialista annunciata dal Meloni la mappa delle alleanze dovrà cambiare per forza…
«Con gli attuali vertici del Pd non vedo la possibilità di riprendere un percorso comune. Su Calenda e Renzi, invece, credo che proveranno ad allearsi con la destra. Qui in Sicilia, del resto, lo fanno già: con i renziani sono a sostegno del sindaco Lagalla e candidano alla presidenza della Regione Gaetano Armao, vicepresidente in carica del governatore di destra Nello Musumeci, candidato con la Meloni».
Twitter: @MarioBarresi