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Civ. Cattolica su gestazione per altri, non basta cura dei bimbi
"Un figlio deve essere il frutto di un patto d'amore"
CITTÀ DEL VATICANO, 14 NOV – “Non basta che il bambino trovi un ambiente che si prende cura di lui, ma è importante che le due persone di riferimento siano pure coloro tramite le quali egli è in relazione con la propria origine. Per questo le varie forme di gestazione ‘per procura’ non corrispondono al senso più profondo della generazione, ben espresso dal termine ‘procreazione'”. Lo scrive La Civiltà Cattolica in un saggio dedicato alle varie forme di procreazione fuori dalla coppia. “Il bambino rischia così di essere percepito e compreso non tanto come frutto del patto d’amore, della comunione e della promessa di un uomo e di una donna, quanto piuttosto come risultato di un atto (ri)produttivo e quindi gestibile come tale”, commenta la rivista dei Gesuiti. Nel saggio, a firma di padre Carlo Casalone, si ammette che “è vero che queste condizioni possono venire a mancare nei rapporti della coppia, per i più diversi motivi; ma ciò non toglie forza ai criteri orientativi per la tutela di ogni essere umano, né legittima a istituzionalizzarne la privazione, come accade in modo programmato, anzitutto della relazione tra madre e figlio, nella maternità surrogata. Essa non è equiparabile – rimarca Civiltà Cattolica ricordando la posizione di Papa Francesco che ha espresso in più occasioni la sua contrarietà a queste forme di genitorialità – alle situazioni in cui dinamiche involontarie o eventi fortuiti producono traumi e separazioni, in cui sopravviene l’esigenza di inventare nuove forme di ospitalità e di cura, che preservino il più possibile legami familiari capaci di tutelare un’equilibrata crescita dei figli, a partire dalle loro necessità. In questo modo verrà promosso il maggior bene per loro, che hanno bisogno di stabilità e di unità nell’esigente compito di maturazione personale e sociale”. Per il giornale dei Gesuiti infatti “l’interazione della gestazione non è riducibile a un processo solo biologico, ma è anche un primo legame di cura che fa parte del significato umano della generazione, che realizza un’irripetibile e dinamica unicità”.