l'intervista
Centrodestra, l’ultimo appello di La Russa «No al Musumeci-bis? FdI farà le sue scelte»
Il viceré meloniano: «A Messina con Croce. Senza accordo sulle Regionali, oggi Giorgia decide per Palermo»
L’ultimatum scade alle otto e mezza della sera. «Anche perché io poi spengo il cellulare: c’è il derby e non parlo più con nessuno, manco se mi chiamano Salvini o Berlusconi…». Meglio non chiedere all’ultrà Ignazio La Russa se fa il tifo più per l’Inter o per Nello Musumeci. La speranza, per entrambe le partite, è che «non finisca ai supplementari, o peggio ai rigori». I nerazzurri, alla fine, vinceranno per 3-0; il governatore chissà. Il viceré nominato da Giorgia Meloni per le kafkiane trattative elettorali nel centrodestra siciliano, in un lungo colloquio con La Sicilia, mette un punto. O meglio: un punto e virgola. «Ritengo esaurito il mio mandato: ho fatto il passaggio di consegne del dossier Sicilia alla nostra leader, che nelle prossime ore assumerà tutte le scelte».
La prima arriva già in serata: Fratelli d’Italia a Messina appoggia il candidato sindaco “ufficiale” della coalizione, Maurizio Croce. «Se la Lega vuole rompere andando con Cateno De Luca, faccia pure. Noi non scegliamo di andare per i fatti nostri, a meno che non ci costringano a farlo». Il via libera all’ex assessore di Sicilia Futura, tanto caro ai nuovi acquisti azzurri assoldati da Gianfranco Miccichè, è anche «un segnale di amicizia verso Forza Italia: vediamo come reagisce alla fuga messinese della Lega». A proposito: ma perché ieri non c’era Meloni (né chi per lei) al vertice di Arcore? «Non sapevo manco che ci fosse un vertice. Berlusconi non l’ho visto, ma l’ho sentito più volte negli ultimi giorni, non solo per gli auguri di Pasqua. Magari Salvini avrà voluto farglieli di presenza…». Mantiene il gusto per la battuta, ma, La Russa non si dà pace. «Perché la scelta più naturale e vincente», cioè andare tutti uniti prima su Ciccio Cascio a Palermo e poi sul bis del governatore uscente, «non viene sancita in un’intesa». Il mandato ricevuto da Meloni, fino al fischio d’inizio di Inter-Milan, resta incompiuto. «Non è possibile rinviare la decisione sulle Regionali, l’accordo va trovato su tutto e subito, perché è la stessa partita, lo stesso campo fa gioco». Il senatore etneo di FdI esterna il cruccio che «nonostante abbia avuto il riscontro che tutti, tranne Miccichè, sono non contrari alla ricandidatura di Nello, in molti mi dicono: “Ma se ne parla dopo”». Rimandare oggi per poi bocciare domani, il retrogusto del trappolone degli alleati. Sembra un vicolo chiuso, quello in cui Meloni e Musumeci si sono andati a ficcare in Sicilia, senza che La Russa sia riuscito a tirarli fuori nonostante «mi sia fatto un mazzo così per convincere tutti di cose che sono ovvie». A meno che… «A meno che il presidente non decida di mettere fine a questi giochetti, a tutti i bizantinismi architettati sulla pelle dei siciliani: dimettersi subito per andare a Regionali anticipate a giugno».
Quando pronuncia la minacciosa frase, il braccio destro della leader di FdI sembra quasi tratteggiare un evento che sta per verificarsi. Per stanare gli alleati dai tatticismi, costringendoli a «prendere una decisione scontata, che invece si ostinano a rimandare». Scatoloni pronti a Palazzo d’Orléans per l’ultima sfida del governatore incompreso? «Era un’idea condivisa con Nello, un mio auspicio per uscire dalla palude. Ma siamo consapevoli che è una strada stretta: i tempi sono risicatissimi, è quasi impossibile votare il 12 giugno, si andrebbe in estate. Certo, l’ipotesi resta sul tavolo. Ma in questo momento non è la più probabile…».
Musumeci resta sulla graticola. Senza uovo oggi, né gallina domani: manca un patto che lo incoroni ora per novembre. Costretto ad attendere il dopo-Amministrative, per rilanciare la tesi che fin qui non ha convinto gli alleati. Siciliani, s’intende. Perché La Russa ha «riscontri» dai leader nazionali: «Ho chiesto chiarezza a Berlusconi e agli uomini più vicini a Salvini» sull’ipotesi di appoggio a Cascio in cambio del via libera al bis del governatore. Esito? «La Lega non dice no a prescindere, ma non vuole impegnarsi adesso. Il Cavaliere, invece, mostra di essere in un rapporto di scambio di amorosi sensi con Nello, ma gli pesano i problemi interni del partito in Sicilia. E prende tempo…».
Il vicepresidente del Senato, però, non molla. Spera che «le resistenze cadranno davanti ad argomenti logici e a numeri chiari». I primi sono legati al fatto che il governatore è «l’unico che ha trascorso cinque anni senza un inciampo giudiziario né alcuna commistione con ambienti strani» e ciò spiega perché «quando chiedo le ragioni del no, mi rispondono che “lui non ci fa toccare palla”, il che non è un male, anzi». E poi «il bilancio di Musumeci, che il mio assessore Messina mi assicura essere ottimo, quanto meno non è assolutamente inferiore a qualsiasi altro governatore di centrodestra ricandidato senza discussioni». I dati, invece, riguardano alcuni «sondaggi riservati» commissionati da Meloni. «Non glieli mando, ma glieli descrivo: col centrodestra unito, su cinque candidati testati, vincono tutti, persino Miccichè, tranne un nome che non le faccio. Ma Nello ha sempre il consenso più alto degli altri, in questo e in altri sondaggi in mano agli alleati». E se si arrivasse allo scenario del “cavallo di Troia”? Un candidato meloniano che non sia Musumeci. «È come se io o Giorgia andassimo da Salvini a dirgli: “In Lombardia non ci piace Fontana, devi candidare Giorgetti!” Che senso ha? Glielo dico in modo chiaro: Raffaele Stancanelli, oltre a essere mio fraterno amico, è un esponente di punta del nostro partito. Ma l’unico modo per non essere candidato è che ce lo indichino gli altri a casa nostra…».
E allora che si fa? Qual è la consegna di La Russa alla sua leader? «Bisogna fare subito una scelta su Palermo, a questo punto anche senza accordo sulle Regionali. Se si ostinano nel non prendere impegni su Musumeci, Giorgia nelle prossime ore deciderà il da farsi». Alcuni rumors patrioti sostengono che Meloni sia contraria all’idea di «andare da soli». La Russa non conferma. Né smentisce. «Io ho un mio piano preciso su Palermo, ma non glielo dico», ridacchia. Lasciando ufficialmente aperte tutte le opzioni sul tavolo. «Carolina Varchi, senza offesa per gli altri, è la migliore candidata in assoluto, non foss’altro perché è giovane e donna. Giorgia, a questo punto, può decidere di puntare su di lei, per vincere al ballottaggio». Ma c’è un ma. Anzi: un se. «Se fosse necessario un passo di lato, e Carolina fosse disponibile, decideremmo qual è l’alternativa migliore». Ovvero? «Possiamo andare su Cascio, dando una lezione di lealtà a tutti, a partire dalla Lega che a Messina va per i fatti suoi». O magari sostenere l’udc Roberto Lagalla. «Mi dicono che è un candidato solido. E non c’è la controindicazione dei simboli di partito centristi e governisti: sono tutte liste civiche, pure Faraone non avrà il simbolo di Italia Viva».
Che sia quest’ultimo il «piano» suggerito a Meloni? «Lo scoprirete nelle prossime ore», sibila l’ambasciatore patriota in missione speciale in Sicilia. «Giorgia, ora, ha tutto il quadro completo. E deciderà al massimo entro domani (oggi per chi legge, ndr), perché non possiamo più continuare ad aspettare gli altri». E lui, La Russa, d’ora in poi che farà? «Ho esaurito il mio mandato, mi fermo. Ma magari ci sarà bisogno di una proroga…». Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA